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Editoriale

Ottobre 2015

Finalmente dopo tanto tempo, si parla anche a carattere nazionale, salvo poche eccezioni nel recente passato, delle condizioni di completo deseterioramento dello Stadio Flaminio.

 Da tempo ormai si susseguono le grida d'allarme riguardanti le condizioni del glorioso stadio realizzato dall'ingegner Nervi accompagnate in alcuni casi da eloquenti testimonianze fotografiche, nonchè spesso anche da creative e fantasiose proposte di futuro utilizzo.

In qualità di delegato allo sport nella passata consiliatura  ho avuto modo di seguire i tentativi della Federugby di portare avanti un progetto di ristrutturazione dello stadio finalizzato ad adeguarlo a capienza e standard adeguati per ospitare degnamente il Sei Nazioni di rugby. Purtroppo dopo anni di tentativi di condividere il progetto con diversi soggetti competenti, si preferì optare per un trasferimento allo stadio Olimpico, che da sede temporanea si è ormai trasformata negli ultimi anni in sede definitiva con la condivisione del Coni.

Seguì poi la proposta alla Lazio Calcio, quella del presidente Lotito e alla Polisportiva del presidente Antonio Buccioni. Ma al primo non interessava, e per la Polisportiva, l'importante investimento necessario (da 6 a 15 milioni di euro circa) con una manutenzione di  oltre 700 mila euro l'anno costituiscono un impegno difficilmente sostenibile.

A cavallo della fine del 2012 ci interrogammo quindi su quale soluzione fosse la più idonea e al tempo stesso potesse trovare una sua realizzabilità. Ricordo che venne incaricata la società , "Risorse per Roma" di effettuare uno studio di fattibilità con tre ipotesi, in linea con gli standard urbanistici di utilizzo .

Tale studio venne fatto ma la fine della consiliatura non ci consentì di completare il percorso a suo tempo ideato con l'emanazione conseguente di un bando pubblico.

Poi l'idea dell'ex assessore Pancalli di affidarlo alla Figc di Giancarlo Abete per una "Coverciano tutta romana come casa della nazionale". Un breve affidamento provvisorio di un anno, e con l'avvento di Tavecchio alla Federcalcio, più nulla.

Nel frattempo sono passati oltre due anni e l'immobilismo dell'attuale amministrazione su questo tema ha fatto anche la sua parte. Purtroppo il cambio di tre assessori con altrettanti direttori, paralizza un settore e un dipartimento, anzi ora una piu' piccola direzione sport .

Di fronte allo scempio ampiamente documentato dalle inchieste giornalistiche perché non ripescare quello studio di Risorse per Roma e presentarlo pubblicamente. Sono consapevole che sono necessari importanti investimenti e per questo potranno essere interessati solo grandi imprenditori. Ma è necessario avviare rapidamente un percorso di recupero e troppo tempo si è perso dietro scelte utopistiche.

Il mio vuole essere un contributo propositivo e non una lamentela fine a se stessa. Al momento le competenze sono rimpallate tra il Dipartimento Sport che sembra essersi liberato dell'impianto trasferendole agli Assessorati Lavori Pubblici e Urbanistica ai quali dovremo spiegare di non stravolgere la destinazione d'uso soprattutto e prevalentemente sportiva. Prima di possibili multisale e altre stranezze pur capendo che al momento lo stadio è poco appetibile per la sua antieconomicità. Quasi impossibile per esempio  farci grandi concerti come negli anni Ottanta con quelle dimensioni, per via delle le abitazioni troppo vicine.

Nella speranza che non sia solo un ultimo disperato appello. La storia del Flaminio, campione del mondo nel 1934 e la candidatura olimpica e paralimpica del 2024, sono altri due fattori che non ci permettono di vedere nella rovina più completa un bene comune, parola cara di chi sembra essersene oggi dimenticato abbastanza in fretta.
A Torino invece il sindaco Fassino ha da tempo fatto iniziare il recupero di un altro tempio del calcio, lo stadio Filaldefia del grande Torino di Valentino Mazzola. Qui a Roma invece di buono c'è solo la recente notizia che il Comune ha vinto dopo anni di battaglie (iniziate e continuate anche dal sottoscritto nei diversi ruoli) il Consiglio di Stato dopo il Tar su Campo Testaccio.
Proprio adesso anche in questo caso, Roma Capitale deve muoversi celermente per restituire un altro pezzo importante di storia sportiva e culturale sempre nel cuore della Città.
Mentre ha chiuso, si spera per poco tempo, lo stadio di atletica leggera delle Terme di Caracalla con la nuova pista omologata, inaugurata pochissimo tempo prima dalla Fidal nel Memorial Pietro Mennea. Anche qui sarà battaglia.

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