lettera aperta
Caro Presidente Malagò....
Per la prima volta ti chiedo una cortesia. E, sottolineo con il giallo per la prima volta. Vorrei che per un solo istante della tua giornata non pensassi al referendum per Roma Olimpica ma ti rendessi conto che quello che sta succedendo in Città agli innammorati di calcio è un problema sociale. Un vero problema sociale. Prima si viveva una settimana intera per andare la domenica allo stadio. Ora si parla tutta la settimana per convincersi di non andare allo stadio. Da Presidente della più alta rappresentanza sportiva del nostro Paese è giusto evidenziarti che ci sono decine di migliaia di tifosi che ogni momento vivono con sofferenza la propria passione, il proprio amore, il proprio orgoglio verso la compagnia di una vita: la squadra del cuore. Una frustrazione incredibile che non ti lascia mai. Ti accompagna durante la giornata, senza se e senza ma. Un tunnel che non riesce a vedere una luce. Queste due presidenze hanno il merito di essere riuscite a fare una cosa che nessuno era mai riuscito a fare fino ad ora. Per la prima volta i laziali e romanisti sono d'accordo su tutto e vivono insieme lo stesso, identico disagio. Sono tristi, affranti, demotivati perchè vedono un Sistema Calcio che non li vuole. I tifosi 2.0 sono tollerati, sopportati, maldigeriti dal Palazzo. Si cerca di lasciargli a casa, con una birra in mano ed il telecomando. Male che vada, litigheranno con la moglie o romperanno il vecchio vaso di cristallo. Vorrei che ti sedessi intorno ad un tavolo per parlare con i Presidenti delle due Società per fargli che qui sta saltando tutto, il giocattolo si sta rompendo. Tra Europa e Champions League si sono fatti 6/7 mila paganti al botteghino. Questo dato allarmante dovrebbe far capire che il cemento servirebbe per costruire un rapporto con la gente non per edificare un nuovo stadio che, a questo punto, rimmarebbe vuoto.