Ma che calcio è?
“ La Roma? Non è un supermercato.”
Così rispondeva poco tempo fa il Ds giallorosso Monchi a chi gli chiedeva lumi sulle ipotesi di cessioni che circolavano attorno ai nomi più illustri della squadra.
E a lui faceva eco il Presidente Pallotta quando in partenza veniva dato il portiere Alisson.: “Mai”.
Monchi:” se parte Alisson mi metto i guanti e torno in porta io”.
Nel momento in cui scriviamo Alisson ancora non è partito ma le voci che arrivano dal Real Madrid non sono certo rassicuranti per i tifosi giallorossi.
Stiamo parlando di uno tra i tre portieri migliori al mondo.
E nel frattempo è già partito Nainggolan, destinazione Inter, uno dei più forti centrocampisti italiani e tra i migliori in Europa.
Negli ultimi tempi il Ninja si era conquistato sul campo un ruolo importante tra i tifosi, a cominciare dai più piccoli.
Ora provate a spiegare ad un bambino perché la Roma ha venduto Nainggolan.
A loro dell’aspetto economico poco importa e difficile sarebbe da spiegare quello eventuale disciplinare.
Loro vedono le partite e, pensate un po’, giudicano da quello che vedono.
I bambini non hanno filtri.
Per loro, e solo per loro, le bandiere esistono ancora e quando decidono che un calciatore è la loro bandiera ti chiedono la maglia.
Salvo poi a tenerla, loro malgrado, per poco.
Ma nel calcio, almeno in Italia, i “grandi” hanno deciso che le bandiere non esistono più da tempo.
Ultima ad essere ammainata in ordine di tempo, quella di Francesco Totti.
E così sia.
La verità è che da noi il business è business con buona pace di tutti, salvo poi scoprire che il vero business è ben altra cosa.
Guai ad affezionarsi calcisticamente ad un giocatore piuttosto che ad un altro perché la cosa paradossale è che più è forte e più alto è il rischio che non rimanga, che venga venduto.
Se la Roma ha battuto ancora una volta il record comprando nove nuovi giocatori, non è una caso se la Juventus è la squadra in cui i gioielli possibilmente si tengono e la rosa in caso va integrata.
E se poi allarghiamo lo sguardo in Europa scopriamo che, grazie ad una politica completamente diversa, il Real Madrid è il brand calcistico più potente al mondo secondo solo al Manchester United dal punto di vista finanziario: !.733 miliardi di dollari( + 48% rispetto al 2016) contro 1.419 degli spagnoli(1.419 miliradi di dollari( + 24% sempre rispetto al 2016).
Poi troviamo Barcellona( 1.418 miliardi di dollari) Chelsea (1248) Bayern Monaco(1.222).
A distanza la Juve (492).
Tra le voci che più concorrono a queste cifre, oltre i diritti televisivi, le sponsorizzazioni e il merchandising.
Due voci su cui molto incidono le vendite delle maglie e le maglie più vendute sono ovviamente quelle dei campioni.
Basterebbe dare uno sguardo alle “rose” degli ultimi anni di queste squadre per capire che l’impostazione è completamente diversa e parte da un presupposto molto semplice: la squadra e i suoi titolari che, se e quando vengono ceduti, è solo difronte ad offerte che non si possono rifiutare.
Così cresce il livello e crescendo il livello cresce tutto quello che attorno a quei campionati ruota .
La cartina di tornasole il valore dei diritti televisivi.
Dalla campagna di primavera ,dopo un’epica battaglia tra MEDIAPRO e SKY ,ha vinto SKY.
Ma soprattutto ha vinto Infront, l’advisor della lega, che con oltre 1.100 miliardi di euro ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato.
Ma loro per primi sanno quanto siamo lontani, per esempio, dalla Premier League( 5,14 miliardi di sterline per le stagioni 2016/17, 2017/18,2018/19), in media poco meno di due miliardi di euro a stagione per i venti club della Premier.
E’ vero parliamo della prima tra le top five league europee ma il dato è più che indicativo anche perché l’obiettivo non può che essere per noi una crescita in quella direzione.
Abbiamo citato all’inizio il caso della Roma perché ad oggi risulta il più eclatante, ma, anche se forse in misura minore, non è il solo in Italia.
La logica della compravendita e delle plusvalenze è la più diffusa. Si cercano giovani, se va bene si valorizzano, e poi si vendono.
Volendo sintetizzare questo è il mercato.
Arricchisce le società? Si certo, ma è tutto da provare che poi faccia crescere il movimento.
E se lo fa lo fa incidendo di poco.
Perché alla fine tutto ruota attorno ai diritti TV e i diritti Tv crescono se cresce lo spettacolo e lo spettacolo cresce se ci sono i campioni e i campioni sono quelli che attirano i tifosi allo stadio e i tifosi sono alla fine quelli che comprano anche gli abbonamenti per seguire le partite in televisione.
E così il circolo si chiude.
In una famiglia ci sono due bambini di 10 e 8 anni. Il più grande è tifosissimo della Roma e l’anno scorso aveva chiesto come regalo la maglia di Nainggolan, l’altro è grande tifoso del Barcellona e ha voluto la maglia di Messi.
Provate a spiegare al grande perché hanno venduto Nainggolan mentre il fratello può tenersi ancora la maglia di Messi.