NON FATELO A CASA
Lo spettacolo e i campioni della WWE sbarcano a Roma il 3 maggio. Un'occasione d'oro per chi da anni si gode questo show soltanto dalla televisione in salotto.
di Giuliano Giulianini
Dicono che sono bollito, finito, che sono un perdente. Sapete la verità? I soli che mi potranno dire che sono finito siete voi, gente; voi, il pubblico. Voi siete la mia famiglia!
In questa frase di Randy "The Ram", l'ariete, Robinson c'è molto dell'essenza del wrestling. La pronuncia Mickey Rourke interpretando uno dei ruoli migliori della sua carriera, che gli è valso la nomination per l'Oscar: The Wrestler, un film che ha vinto il Leone d'Oro a Venezia. È una frase che riassume bene alcuni aspetti del wrestling: gran carrozzone mediatico e spettacolare, che unisce sport, teatro, circo, musica, pantomima, atletismo e combattimento. Un fenomeno arcaico, nato nelle fiere di paese ai tempi del vecchio west, che continua a divertire grandi e bambini con muscoli, sudore, schiaffoni e capitomboli nel secolo dei joypad e della game station.
Da qualche anno la massima espressione del wrestling, l'organizzazione della World Wrestling Entertainment, porta i suoi campioni in tour anche in Europa; ed è un'occasione imperdibile, un evento quasi culturale, per chi, come chi scrive, ha conosciuto questo "entertainment", soltanto attraverso il piccolo schermo, grazie alle programmazioni televisive di Italia1, Tele+ e oggi Sky. Per chi era ragazzo, dagli anni '80 in poi, il wrestling era, in Italia, soltanto uno show televisivo: una saga a puntate popolata di buoni e cattivi, eroi generosi e vili traditori; loschi manager e giganti ingenui. Un romanzo da sfogliare fino alla puntuale resa dei conti finale. Oggi, a trent'anni di distanza dalle telecronache surreali di Dan Peterson che da noi resero celebri come calciatori certi brutti ceffi come Hulk Hogan, André The Giant, Randy Savage, The Ultimate Warrior, The Iron Sheik e decine di altri, nuovi, improbabili eroi di grandi e piccini possono essere visti dal vivo, a Roma: gladiatori del 2000 che si affronteranno non lontano dalle arene dove si esibivano i loro bellicosi antenati.
Il 3 maggio al Palalottomatica, la WWE mette in scena il suo Live Tour: una serata animata da diversi combattimenti per i quali, uno dopo l'altro, saliranno sul ring dell'Eur numerose star del panorama mondiale del wrestling. Se non usciranno con troppi acciacchi da WrestleMania XXIV, l'evento più importante dell'anno, in programma in Florida mentre questo numero di SportClub va in stampa, in arrivo a Roma sono infatti annunciati: Seth Rollins, Roman Reigns, Kevin Owens, Finn Balor, The New Day, Sheamus, Gallow & Anderson, Sasha Banks e Charlotte. Entreranno nel parterre con la baldanza del sicuro vincitore, lucicanti grazie all'olio sui muscoli e ai lustrini sul costume; insulteranno l'avversario, i suoi amici e i familiari per farlo infuriare; aizzeranno o si arruffianeranno il pubblico, a seconda che siano buoni o cattivi (face o heel, come vuole il gergo del wrestling); e dopo le inutili raccomandazioni alla correttezza di un arbitro che serve solo a dettare i tempi dello spettacolo, finalmente, si prenderanno sberle. E poi saranno solo applausi, fischi, booh, risate, insulti e osanna per il divertimento di tutti i presenti. Dov'è lo sport in tutto ciò? Questi uomini e donne che salgono sul ring sono comunque atleti: curano il fisico e si esibiscono quasi ogni settimana, tengono la scena a lungo con acrobazie ed evoluzioni degni di un circense; sudano e, a volte, sanguinano come boxeur, e a furia di volare e cadere sul ring, a volte ci rimettono un naso rotto o un arto contuso. Il resto è show, e businness; ma il pubblico lo sa, perciò va bene così.