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La favola del Leicester insegnamento per lo sport italiano

Di On. Daniela Sbrollini

Il campionato di calcio inglese quest’anno è stato dominato da una squadra quasi sconosciuta al grande pubblico italiano ed internazionale, il Leicester ha vinto meritatamente lo scudetto contro ogni previsione scrivendo una delle più belle e sorprendenti pagine del calcio.
 Dietro questa favola c’è stata sicuramente l’opera di una società organizzata, all’avanguardia ed il finanziamento della Premier League, ma il vero artefice del miracolo sportivo è stato Claudio Ranieri, che nel suo ruolo di manager ha saputo compiere un lavoro eccezionale organizzando e motivando un gruppo di atleti partiti con l’obiettivo salvezza,  così che invece eccellessero partita dopo partita per tutto l’anno, fino a superare i grandi club. Per quest’impresa e per tutta la sua carriera il 9 maggio presso il Salone d’Onore del CONI Claudio Ranieri ha ricevuto il premio “Enzo Bearzot”, importantissimo premio dedicato al grande allenatore dell’Italia al Mundial 82’ conferito annualmente al miglior allenatore della stagione.

La vittoria del campionato inglese ha riacceso gli animi dei “romantici”, da troppo tempo non accadeva una sorpresa di questa portata.
La storia di un allenatore italiano, romano di Testaccio che dopo tanti esoneri e dimissioni, sceglie di “ricominciare” da un club non blasonato  e compie il miracolo è e sarà il soggetto ideale per il cinema e la letteratura sportiva. La cosa che più però vorrei sottolineare di questa storia è l’assoluta “normalità” con cui mister Ranieri ha affrontato tutto questo, e soprattutto l’atteggiamento generoso ed educativo che ha tenuto in questi ultimi mesi e nelle scorse settimane dopo aver vinto il titolo:
 “Non mollate mai - ha dichiarato l’allenatore romano- guardate sempre avanti e non pensate allo sport per i soldi, ma per stare insieme e costruire un futuro migliore". E’ proprio così che va inteso lo sport, come strumento per costruire un mondo migliore, un mondo di passione, di merito, di salute e di educazione, fatto di integrazione e solidarietà.
Questo è esattamente il modello da seguire, i nostri giovani hanno potuto in questi giorni vedere con i propri occhi una bellissima favola sportiva, ed esserne ispirati per ripartire nella prossima stagione con l’atteggiamento giusto, sempre più innamorati dello sport che praticano perché sanno più di prima che la sfida sportiva è decisa solamente dal merito, dal proprio impegno, dalla lealtà ed è più bella la vittoria in cui chi è vinto mantiene integra la sua dignità e riceve il rispetto dei migliori sul campo.
Il calcio oggi ha molti problemi, ma va riconosciuto che rimane la soluzione in molte situazioni, permettendo la crescita, molto spesso sana, di milioni di bambini ad ogni latitudine, a cui regala un sogno. Ecco perché il grande calcio e lo sport in televisione devono sempre dare il buon esempio, soprattutto alle giovani generazioni. Il modello di comportamento “Ranieri” rappresenta un esempio da seguire e diffondere per gli amanti dello sport, anche con i campioni premier league l'allenatore romano non ha mai rinunciato al lavoro di formatore volendo investire prima di tutto sui suoi calciatori come uomini prima ancora che come atleti, questo dovrebbero fare i nostri allenatori in tutte le categorie a partire dalle giovanili, privilegiando il loro ruolo di educatori dei ragazzi e di un gruppo rispetto all'obiettivo unico del risultato sportivo.

Il calcio, perché più diffuso e popolare, ha una funzione sociale decisiva e più importante rispetto agli altri sport e dev’essere considerata una risorsa su cui investire, perché offrendo modelli positivi può arrivare ai giovani in poco tempo risultando efficace nell’educare ai valori positivi dello sport .Non perdiamo quest’occasione.