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ITALIA VS SCOZIA

“Prenderanno 30 punti”. “Sarà una ecatombe”. “La Francia vincerà facilmente”. Sul web e sulla carta stampata l’esordio all’RBS 6 Nazioni dell’Italia veniva dipinto in modo quasi catastrofico. Per rimanere in tema francese, alla compagine azzurra era stata assegnata una delle due accezioni da cui deriva il Decadentismo. Il termine decadent, infatti, a primo impatto era interpretato in senso negativo, riferendosi alla nuova generazione di poeti maledetti che davano scandalo andando contro la morale borghese. Un po’ quello che è successo a Jacques Brunel, che lanciando subito nella mischia 2 giocatori provenienti dal Campionato di Eccellenza aveva suscitato le reazioni più disparate. Ma decadent ha anche una versione positiva, inteso come nuovo modo di pensare, diverso. E questa descrizione ben si sposa con la prestazione dell’Italia che per gran parte del match ha tenuto il naso avanti nel risultato e ammutolito lo Stade de France di Parigi. Come spesso accade nel meteo, le previsioni a lungo termine non sono molto attendibili. Sarebbe erroneo sedersi sugli allori per una prestazione e mitizzare i giocatori, ma “dare a Cesare quel che è di Cesare” è più che giusto.
“Sliding doors – porte scorrevoli”. Facendo scorrere il mirino un po’ più a nord del Canale de La Manica, un cammino simile a quello italiano lo ha iniziato la Scozia, già nel raduno pre mondiale. Nella rosa di Vern Cotter, infatti, oltre a due uncapped figurano alcuni giocatori che hanno meno di 10 caps con la nazionale scozzese. A far da chioccia ci sono i soliti noti Sean Lamont, Ross Ford e capitan Greig Laidlaw. E anche la Scozia nella prima giornata dell’RBS 6 Nazioni, contro l’Inghilterra, ha sfiorato l’impresa facendo sudare e non poco la nuova Rosa che sta sbocciando dal vivaio del guru della palla ovale Eddie Jones. A differenza degli Azzurri, il risultato pendeva spesso dal lato inglese, ma in comune c’è stato un equilibrio di base.
Contro la Scozia, per l’Italia, c’è sempre un qualcosa di particolare, un ricordo, un momento, una foto che rende l’incontro particolarmente interessante. Dal coast to coast di Mauro Bergamasco nel 2001, passando per l’exploit a Murrayfield nel 2007 con le 3 mete siglate in 7 minuti e un Troncon sugli scudi, fino ad arrivare allo scorso RBS 6 Nazioni con la vittoria last minute voluta fortemente dal XV di Brunel che ha messo la firma decisiva sulla partita con una meta tecnica. Le due partite seguenti non sono state piene di sorrisi per l’Italia, con la Scozia che ha trionfato sia a Torino che tra le mura amiche nei due test match estivi pre mondiale.
Di concerto ai risultati, alla parte sportiva va allegata la storia di Tommaso Allan. Sangue italiano in cui si sente l’eco delle cornamuse, Tommy da Vicenza è cresciuto in una famiglia a pane e palla ovale, con padre scozzese e madre italiana entrambi ex rugbisti. Dopo aver fatto la trafila nelle giovanili della Scozia, accetta la chiamata di Jacques Brunel aprendo un mini caso che a Edinburgo non tutti hanno ancora digerito.
Una storia, quella di Italia e Scozia, che si intreccia anche sul lato social-comunicazione: #Insieme vs #AsOne, due clame identificativi che richiamano entrambi a una commistione tra giocatori e tifosi, legati in un’unica entità non solo durante gli 80 minuti di gioco ma anche nella marcia di avvicinamento alla partita.
L’appuntamento, come nello scorso RBS 6 Nazioni, è per la terza partita, quest’anno in calendario il 27 febbraio allo Stadio Olimpico di Roma, teatro dell’ultimo match interno del 2016 dell’Italia nel torneo di rugby più antico del mondo.