BEPPE CUCCARINI: LO SPECIAL ONE DEL VOLLEY
Giuseppe Cuccarini è il capo allenatore della Roma Volley Club squadra neopromossa in serie A1, fino ad ora, rivelazione del campionato di pallavolo femminile più bello del mondo. Cuccarini, 65 anni, originario di Città di Castello, residente tra Pesaro e Matera, è tornato in Italia dopo aver allenato in Polonia, Israele, Azerbaigian e Turchia. L'ultima esperienza in Italia, prima di Roma, fu nella stagione 2019/20 sulla panchina della Volalto Caserta. Coach di grandi qualità tecniche ed umane, vanta nel suo Palmarès 1 Coppa Cev, 1 Campionato italiano, 1 Coppa Italia, 1 Campionato turco, 1 Coppa di Turchia, 2 Campionati polacchi, 1 Coppa di Polonia e 2 Supercoppe polacche.
La società lo aveva scelto nel 2022 per affrontare l'impegnativo campionato di serie A2 con l’obiettivo dichiarato di riconquistare immediatamente la serie A1. Promozione raggiunta a fine stagione 2022/23 con un record di 28 vittorie su 29 gare ufficiali disputate, arricchita anche dalla vittoria della Coppa Italia di serie A2 primo trofeo in bacheca per la giovane società capitolina che era riuscita nel 2020 a riportare la serie A1 a Roma dopo 23 anni di assenza.
Quest’anno le Wolves giocano le partite di serie A1 nel rinato Palazzetto dello Sport di Piazza Apollodoro, registrando già 2 sold out e una presenza media a partita di 2.000 spettatori.
Coach lei aveva accettato la sfida lo scorso anno, sapendo che la società puntava apertamente a un immediato ritorno in A1. Quest’anno la dirigenza ha parlato di salvezza come primo obiettivo societario. Come sta andando la stagione dopo aver quasi concluso il girone di andata?
“Credo che l’unione di intenti tra tutte le componenti di un Club sportivo sia alla base del percorso da costruire per raggiungere un obiettivo comune e condiviso. Nella stagione passata avevamo un obiettivo molto chiaro, conquistare la promozione in A1, l’abbiamo fatto nel migliore dei modi, stradominando il campionato e vincendo la Coppa. L’obiettivo di questa stagione è altrettanto chiaro, ma allo stesso tempo meno definito di quello della stagione passata: vogliamo essere tra le squadre che giocheranno la post-season e che quindi parteciperanno anche il prossimo anno alla Serie A1. Se saremo alla fine della Regular Season più vicini alla testa o alla coda della classifica dipenderà da molti fattori, non tutti dipendenti da noi, ma sicuramente cercheremo di prendere in ogni partita tutto ciò che possiamo. Siamo consapevoli che la Serie A1 è un campionato estremamente competitivo, ma questo ci dà grandi motivazioni. Riguardo alla posizione attuale in classifica, siamo molto orgogliosi e felici di quello che abbiamo fatto finora, nessuno degli addetti ai lavori nelle previsioni iniziali ci dava tutto questo credito, ma noi siamo sempre stati consapevoli delle nostre qualità e le abbiamo messe in campo al meglio in ogni partita. Sarebbe però veramente da ingenui farsi illudere dalla posizione che abbiamo adesso, la classifica è molto fluida e basta sbagliare un paio di partite per vanificare tutto quanto di buono abbia fatto finora.”
La squadra era stata costruita contando su un terminale offensivo di grande spessore internazionale come Plak. La sua partenza aveva fatto pensare a molti che Roma non sarebbe più stata in grado di competere come nelle prime partite. La squadra sembra invece essersi compattata e le sostitute hanno dimostrato di essere all’altezza del massimo campionato. È innegabile la sua grande influenza su questo adattamento tecnico tattico. Come ha fatto?
“Nella mia carriera di allenatore sono sempre partito dal presupposto che la pallavolo è uno sport di squadra e che ogni giocatrice ha delle competenze all’interno del sistema di gioco con l’unico obiettivo di far segnare punti alla squadra. Nel costruire la squadra siamo partiti dal gruppo che ha conquistato la Serie A1, consapevoli che al proprio interno esistevano valori importanti, sia dal punto di vista tecnico che da quello caratteriale e umano. Ogni inserimento che abbiamo fatto doveva aggiungere valore a quello che già esisteva. Celeste Plak avrebbe dovuto aumentare il potenziale d’attacco della squadra, cosa che finché è stata con noi ha fatto. Poi nel momento che ha deciso di affrontare una nuova esperienza, io e il mio staff ci siamo riuniti per capire cosa fare e devo dire che al momento le soluzioni che abbiamo trovato sono state adeguate alle necessità dei nostri obiettivi, si trattava di redistribuire i carichi e le responsabilità e devo dire che anche statisticamente, finora, il nostro attacco non ha subito contraccolpi negativi.”
Si parla molto delle problematiche romane che incidono a volte anche sullo sport, carenza di impianti, logistica, traffico, ma ci piacerebbe capire da lei che romano non è, quali siano invece i fattori positivi che una città come Roma può apportare a una squadra di alto livello?
“Nella prima intervista che mi è stata richiesta da allenatore della Roma Volley Club, una delle domande che mi è stata posta è stato proprio se fossi consapevole delle difficoltà del fare sport a Roma. Risposi che nell’affrontare le difficoltà avrei fatto ricorso all’esperienza che ho maturato nel corso della mia carriera. Devo dire che in effetti le problematiche sono veramente molte e di tipo diverso. Da questo punto di vista voglio ancora una volta ringraziare l’assessore Onorato per averci finalmente dato una casa, riportando il Palazzetto dello Sport alle sue funzioni, anche se spero che a regime potremo allenarci di più nell’ambiente dove giochiamo, e la società che, nel limite del possibile, cerca di risolvere ogni problematica. L’altro grosso merito va alle giocatrici, che hanno saputo adattarsi alle molte problematiche che abbiamo dovuto affrontare senza lamentarsi, ma piuttosto cercando sempre la soluzione per riuscire a portare avanti il lavoro nel migliore dei modi. La cosa estremamente positiva di Roma è la passione della gente. L’altra cosa positiva è l’esposizione mediatica che solo una città come Roma riesce a dare. Infine, a livello personale, è impagabile, nel poco tempo libero, fare una passeggiata immersi nella storia e nella bellezza di una città ineguagliabile.”
Lo slogan della società “nel cuore di Roma” lo anticipava, ma sembra proprio che questa squadra sia giornata dopo giornata sempre più amata dal pubblico romano. Lei, la squadra, sentite la crescita di questo affetto che vi circonda?
“L’affetto che accompagna la squadra è uno dei fattori del nostro successo. L’entusiasmo che anima i nostri tifosi (in primis Il Branco), che crescono di partita in partita, ci dà davvero una grande carica. Ci nutriamo del loro calore e della passione che ci trasmettono e davvero spero che siano sempre di più da qui alla fine del campionato.”
Lo sport femminile fatica sempre ad avere attenzione, visibilità e apprezzamento rispetto a quello maschile. Nella pallavolo però questo non è completamente vero. Il volley femminile va in Tv, ha spazi sui giornali, ha praticanti e pubblico costantemente in aumento, qui a Roma, ma anche in altre città riceve anche attenzione dalle istituzioni. Perché? Come se lo spiega lei da addetto ai lavori?
“Effettivamente credo che possiamo dire che la pallavolo è il gioco di squadra per eccellenza, per numero di tesserati e per rilevanza mediatica. Credo che dipenda essenzialmente dal fatto che è gradevole da vedere, appassiona e tiene costantemente vigile lo spettatore. In più avendo molti praticanti, ha anche molte persone coinvolte, parenti, amici, addetti ai laori. Un altro aspetto importante sono le prestazioni della nazionale italiana che hanno permesso di avere passaggi televisivi importanti, di questo dobbiamo ringraziare la FIPAV che sta facendo davvero un grande lavoro.”
Lei è a Roma e come capo allenatore ha omologhi importanti in città. Mourinho è molto popolare e anche molto mediatico. Spesso al centro di polemiche. Senza entrare nella polemica calcistica o nell’analisi tecnica del gioco, come vede la figura dell’allenatore così fortemente comunicativa?
“La ringrazio per l’accostamento, mi fa piacere che abbia citato Mourinho in quanto sono tifoso romanista dai tempi della Roma di Liedholm. L’esposizione mediatica e le problematiche che ne conseguono degli allenatori di calcio è un qualcosa che a noi della pallavolo ci tocca in maniera molto più limitata. Io credo che, come appunto fa Mourinho, la si debba utilizzare per spiegare il lavoro che si fa, per difendere e proteggere i propri giocatori e per creare quell’ambiente unito tra squadra, staff e società che come ho detto all’inizio alla base di ogni storia di successo.”