WARRIOR CROSS

 

Se per parlare di vasca idromassaggio basta dire “Jacuzzi”, per nominare il Warrior Cross basta dire Schollmeier. 
Scholl chi? Diranno in tanti, ma tanti altri non saranno certamente stupiti nel sapere che il 9 luglio Manuel Schollmeier, nella sua ormai celebre palestra all’aperto nel bosco di Isola Farnese, ha per l’ennesima volta vinto la gara della disciplina da lui inventata ormai 10 anni fa, che continua a vederlo trionfare davanti a sfidanti di ogni età e stazza fisica. Per capire cos’è effettivamente il Warrior Cross dobbiamo andare indietro negli anni, quando iniziavano a nascere i primi circuiti funzionali che poi, in minima parte, sono diventati una disciplina vera e propria dando vita al CrossFit considerando però, solo alcuni di essi.
Solo nell’ultimo decennio, che ha visto nascere varie discipline più o meno dure, l’ex campione di football americano, Manuel Schollmeier, dopo aver scelto accuratamente gli esercizi più estremi da ogni punto di vista, ha ideato quello che oggi è una vera e propria disciplina, che rientra nella categoria degli sport estremi, sicuramente la versione più dura e cruda degli allenamenti di funzionale e cross training, che oggi sono la spina dorsale per la preparazione in ogni sport.
Questa disciplina, nata come un metodo di allenamento adatto a migliorare le prestazioni di atleti provenienti da MMA, boxe, lotta, rugby e football americano, adotta come preparazione una serie di mortali circuiti, con tempi di recupero minimi, in condizioni climatiche che madre natura decide, stagione per stagione, di mettere a disposizione.
Si perché il campo di allenamento è totalmente all’aperto, subendo quindi le condizioni climatiche, dal gelo invernale all’afa estiva, che le varie stagioni propongono, costringendo l’atleta a quello che in gergo militare viene definito "adattamento", con attrezzi ricavati da copertoni di camion, botti di vino, pezzi di ferro sapientemente lavorati da artigiani, incandescenti sotto al sole così come le panche, unica cosa che possa ricordare da lontano le normali palestre che tutti conosciamo.
In questo contesto estremo, Manuel ospita 4 volte all’anno, i numerosi atleti provenienti dal mondo del CrossFit, del calisthenics, della pesistica, del Power lifting, della lotta e della boxe che si sfidano come in un fight club, nel compiere la mortale serie di innumerevoli esercizi nel minor tempo possibile.
Nasce così il prototipo del warrior, un atleta preparato a 360°, capace di gareggiare in contesti climatici che prevedono pioggia, vento, gelo e sole, senza zone confortevoli.
Il warriors quindi è, e resta, di nicchia, per evidenti motivi, ma con l’allenamento giusto e con la caparbietà giusta, si può diventare una macchina da guerra, capace di compiere imprese atletiche impensabili ai più.
E proprio per cercare di uscire da una troppo ristretta cerchia di potenziali atleti, le gare vengono ultimamente divise per categoria di peso, ed ovviamente sono aperte anche alle donne.
Nei pesi massimi oltre a Manuel, che a 55 anni, e con 38 di febbre, ha vito la quarantesima gara consecutiva, troviamo Luca Avesani, 30 anni, l’unico al momento in grado di fare tempi simili a lui, seppur ancora distanti.
Tra i pesi medi, ovvero la categoria che crea più atleti adatti a questa disciplina, se dai 75 agli 88 kg la battaglia è molto aperta, nella fascia che va da 89 a 99 kg inizia a essere difficile mantenere ritmo cardiaco veloce e costante ed il peso ovviamente fa la differenza di volta in volta, mentre nella categoria pesi leggeri Guglielmo La Rocca comanda spedito viaggiando in solitaria verso ogni traguardo.
Nel femminile la battaglia è alla pari tra le due sorelle Tamburrini nella categoria leggeri mentre tra i pesi massimi la leader è la giovane e talentuosa Deborah Gianachi, inseguita da vicino dalla fortissima Mariana Bojonga.