DOPPIO ORO MONDIALE PER UNA STREPITOSA WIERER
di Salvatore Mendolia
Dorothea Wierer è Campionessa del Mondo nella gara di inseguimento 10 km e in quella individuale sui 15 km di biathlon. La finanziera di Rasun-Anterselva (giocava in casa stavolta) era già salita sul gradino più alto del podio ai Mondiali 2019 nella mass start 12,5 km (quest’anno in questa specialità s’è dovuta “accontentare” dell’argento), confermandosi una delle biathlete attualmente migliori del pianeta (nel 2019 ha vinto anche la Coppa del Mondo ed è una dei soli tre atleti al mondo ad annoverare almeno un successo in tutti e sette i formati di gara, insieme ai francesi Martin Fourcade e Marie Dorin) e la specialista azzurra più grande all time. La vittoria nell’inseguimento è giunta al termine di una gara condotta con assoluta sicurezza, lucidità, grinta e precisione al tiro. La battaglia sostenuta con l’americana Susan Dunklee, con la formidabile norvegese Marte Olsbu Roiseland, altra fuoriclasse assoluta (per lei 5 ori e 2 bronzi ai Mondiali) e con la tedesca Denise Hermann poi, è stata strenua e si è risolta solo all’ultimo giro di penalità, dal quale Dorothea è uscita con 24 secondi di vantaggio che ha gestito con bella nonchalance sino al passaggio trionfale sotto il traguardo, dopo aver percorso il rettilineo finale tra gli applausi dei tanti appassionati e sostenitori. Già, perché questa vittoria ha un sapore particolare visto che è giunto sulle piste che l’hanno vista crescere ed allenarsi. Un Mondiale vinto a casa propria è davvero speciale, perché l’affetto dei tifosi sommerge e gratifica, ma ti rende anche orgogliosa di aver regalato una grande soddisfazione a chi ti vuol bene. L’oro nell’inseguimento è stato preceduto, nella giornata inaugurale del Mondiale, dall’argento nella staffetta mista 4x6 km. Quindi l’altro trionfo nell’individuale sui 15 km, sudatissimo, per soli 2 secondi sulla tedesca Hintz, e, dulcis in fundo, nella giornata di chiusura, l’argento nella mass start 12,5 km . La gara sui 15 km, in particolare, è stata un capolavoro di tenacia, resistenza e grandioso rendimento al tiro. Dorothea non parte benissimo e la norvegese Roiseland e la tedesca Hintz sembrano prendere il largo. Nel secondo giro il distacco dalla testa aumenta, sino a un considerevole 1’28”4’, ma Doro non si perde d’animo e realizza il suo capolavoro nel terzo giro, decisivo per la rimonta che la proietterà verso il titolo. Il suo percorso netto al poligono le consente di ridurre considerevolmente lo svantaggio e con un quarto giro semplicemente perfetto al tiro e condotto a una velocità supersonica nella parte sugli sci, si regala un oro meraviglioso, tra gli applausi commossi ed entusiasti dei suoi tifosi, lasciando un amaro argento alla teutonica Hintz, uscita sconfitta al termine di una gara, anche la sua, nel complesso memorabile, per l’inezia di 2 secondi. Bronzo all’altro gigante di questi Mondiali, la norvegese Roiseland. Dorothea, non ancora trentenne, ha già fatto la storia del biathlon. Il suo curriculum è fantastico: tre titoli Mondiali, una Coppa del Mondo Assoluta, due Coppe del Mondo di specialità, record dei podi in Coppa del Mondo, record delle vittorie e dei podi in Coppa del Mondo in una stagione, nel 2019 ha chiuso per il quarto anno consecutivo nella top five della classifica generale di Coppa del Mondo, cosa mai riuscita a nessuna azzurra in precedenza ed è, come accennato in apertura, una dei soli tre atleti al mondo ad aver vinto in tutte le specialità del biathlon. Doro sta segnando il suo tempo in uno sport difficile e faticoso ma anche affascinante, che affonda le sue radici nel settore militare e, prima ancora, in quello della caccia sugli sci. Possiamo parlare, senza tema di smentita, di una fuoriclasse italiana tra le più grandi tout court, una di quelle atlete che travaricano i confini della propria disciplina per appartenere a tutti gli sportivi, anche di coloro che di biathlon ne masticano poco e magari cominciano ad interessarsene proprio grazie al sorriso solare che questa magnifica atleta sfoggia dopo ogni grande vittoria. Dorothea Wierer: “Il sorriso che non conosce confini”, per dirla con l’indimenticato Sandro Ciotti, mutuando il suo “grido” di presentazione dell’affascinante Maria Teresa Ruta nelle Domeniche Sportive, ormai dolcemente vintage, di fine anni 80. Insieme ad Arianna Fontana, a Martina Valcepina e a Sofia Goggia sta facendo vivere alle Fiamme Gialle e all’Italia degli sport invernali stagioni indimenticabili, che rimarranno negli annali e a cui si ripenserà con nostalgia nei tempi di vacche magre (ricordate la “valanga azzurra” dello sci alpino maschile?). Che questo lussuoso periodo di successi sia coniugato al femminile, come succede peraltro sempre più spesso anche in altre discipline “estive”, non può che rallegrare.