JUVENIA PADEL CLUB
Guidati dai fratelli Pupillo, con 6 nuovi campi a disposizione e spazi social adeguati, sono il nuovo punto di riferimento a Roma Nord. Organizzazione e professionalità con grande attenzione alla fascia di giocatori di livello intermedio e ai giovani che sono il vero motore del Padel.
Andare a giocare alla Juvenia è diventata una priorità, quasi una moda nell’ immune mondo dei racchettari che non seguono mai le tendenze (chi ci crede?). Ci incontri tutti i “vecchi” passionari delle padelle e si gioca senza troppe discriminazioni di appartenenza ad una categoria di gioco. Ogni giorno è una festa tra lezioni, allenamenti e partite. Incredibile come cambiano le cose, una volta la Juvenia era il circolo in fondo al Viale e logisticamente non era considerato una prima scelta, un posto dove andare a giocare lontano dagli occhi indiscreti. Ora invece anche grazie all’energia e competenza dei Pupillo Brother e anche grazie alla proprietà che ha deciso di puntare sempre di più sul Padel, andare a giocare alla Juvenia “fa fico”.
Alessandro Pupillo, maestro federale è il riferimento tecnico del circolo. E’ uno dei pionieri del Padel a Roma e non solo, ha lasciato la professione dell’avvocato per il Padel inseguendo prima il sogno di diventare un giocatore professionista e poi passare alla gestione di un circolo: “Le cose succedono sempre non a caso, nello stesso momento in cui mi stavo allontanando dalla professione legale è arrivata la proposta della Juvenia. La qualità della mia vita ne ha risentito positivamente e così piano piano è diventata la mia attività principale. Vuoi mettere passare la mattina chiusi in tribunale e venire qui alla Juvenia all’aria aperta, avere rapporti con persone di un certo tipo?
Sei uno dei pionieri del Padel a Roma e in Italia…
“Ho iniziato a giocare nel 2009 a Le Molette dove c’era il primo campo di Roma, in realtà cronologicamente il secondo ma questo è quello su cui è nato tutto. All’inizio giocavamo a tennis in un campo più stretto, ero sempre con mio fratello Stefano ma ci abbiamo messo un po’ per capire le posizioni da tenere. Abbiamo iniziato con lo stesso schieramento di quando giocavamo in coppia a tennis poi abbiamo cambiato. A ripensarci ora fa ridere, lui a sinistra io a destra… Giocavamo tutti i giorni anche 3-4 partite ma non abbiamo mai avuto problemi di indigestione, così fu veramente facile appassionarci. Avevamo bisogno però che qualcuno ci spiegasse come si giocava e allora siamo andati a Bologna e poi in Spagna e ci siamo evoluti. Negli ultimi due anni ho fatto davvero pochi tornei, qualche mese fa ho fatto i campionati italiani con mio fratello e l’anno scorso sono andato in Spagna a fare i mondiali senior over 40, oramai la mia categoria. Poi con squadra del circolo abbiamo vinto il titolo di campioni d’Italia di Serie C, un’esperienza pazzesca che ha cementato tutto il nostro gruppo. Quest’anno siamo in serie B. ci piacciono le scommesse.”
Cosa significa seguire un gruppo amatoriale per uno come te che ha fatto il Mondiali?
“Il piacere di stare insieme, la qualità della vita. Questo è quello che conta. Io sono sempre lo stesso, ho sempre una grande passione per il Padel, sono un agonista e il mio approccio alle cose è quello di una vigilia della finale della Coppa del Mondo. E’ il mio carattere ma sto bene qui alla Juvenia, è la mia seconda casa. Penso di essere l’unico maestro in Italia che in sette anni non ha mai cambiato circolo, nonostante abbia ricevuto diverse offerte a livello economico più vantaggiose. Questo spiega tante cose, in questo gruppo ci sono grandi valori umani. L’anno scorso ho gestito 7 squadre, non mi era mai capitato di trovare un gruppo così sereno. In 2 anni non c’è stato un litigio, qui ci sono persone che vengono a vedere le partite degli altri e tifano come se fossero loro in campo, questo fa la differenza.
Una delle cose consigli che dico spesso è che il Padel è un gioco molto semplice e spesso siete voi a complicarlo e renderlo difficile.
Quanto è cresciuto questo Padel?
“Tantissimo, fuori Roma anche in maniera più ordinata tanto che sono nate delle bellissime realtà. A Roma però ci sono ancora notevoli margini di crescita come numero di praticanti. L’età media dei giocatori si abbassata ma bisogna coinvolgere di più i giovani, bisogna puntare su loro. Qui alla Juvenia abbiamo un gruppo di circa 15 bambini che fanno con noi dei corsi tre volte a settimana obbligandoli anche a fare 30 minuti di atletica prima del Padel, senza costi aggiuntivi. Abbiamo una palestra super attrezzata e degli istruttori che li possono seguire. Come padre di un bambino di 8 anni mi sono accorto che rispetto alla nostra generazione non sanno muoversi perché fanno una vita troppo sedentaria. Noi invece eravamo abituati a giocare per strada con i sassi, le pigne e le palette. Rispetto alla nostra generazione sono meno coordinati, non sanno correre. Al Padel arrivano tardi perché ancora non è uno sport popolare. Qualche anno fa sono stato ospite in Spagna della StarVie e il Presidente dell’azienda mi raccontò che il boom vero ci fu nel 2002 quando il telegiornale della sera, del canale nazionale TVE, trasmise un servizio sul Re che giocava a Padel. In Italia deve ancora esplodere.”
Stefano Pupillo, maestro federale e tecnico della nazionale dei giovani. “Ancora mi diverto a giocare, insieme a Serf sono un più anziani che resiste in prima categoria. Il Padel è la mia seconda attività ma mi piace da morire, ultimamente ho avuto anche un incarico federale. Lavoro con i ragazzi, ho collaborato anche con altri circoli da Cesano a Fregene all’Olgiata e Fregene dove ora c’è un bel progetto di ragazzi interessanti. Alleno le squadre dell’ Msp e la serie D. gli ultimi due anni ho fatto capitano e allenatore della squadra del Monviso Torino insieme all’amico Matteo Spizzica. Siamo partiti dalla serie C e ci siamo buttati in questa avventura. E’ un progetto ambizioso, il Presidente Ponzano e gli amici Roby Ferrero e Fabrizio Rostagno (che è sempre stato uno dei miei sponsor) mi hanno convinto ad aderire al programma. Siamo saliti dalla Serie C alla Serie A. Abbiamo vinto anche il titolo nazionale della serie B e così ora siamo in serie A. L’ambiente mi piace da morire, sto benissimo come ai tempi de Le Molette. Adesso non posso lasciare.”
La Serie A mette in evidenza le differenze tra il Padel italiano e gli oriundi…
“Si, e quindi c’è sempre meno spazio per i giocatori italiani. Ora ci sono i top player del World Padel Tour, noi siamo comparse. Sono stato sempre tra gli scettici sull’utilizzo degli oriundi ma devo ammettere che giocando contro di loro si cresce tantissimo. Bisogna lavorare sui giovani. Un ragazzo di 20-25 anni, anche se bravissimo, non può arrivare a quel livello mentre se iniziano prima - e giocano solo a Padel -allora il discorso cambia. Insieme a Marcelo Capitani e Sara D’Ambrogio stiamo cercando di lavorare in questa direzione con la federazione. Abbiamo partecipato al mondiale di categoria, è stato educativo per i ragazzi e formativo o per noi tecnici. Abbiamo un gruppo bellissimo davvero speciale, anche alla Juvenia ci siamo impegnati in questa direzione.”
Hai fatto di tutto nel Padel, il momento di maggiore soddisfazione?
“Lavorare con i ragazzi. Ho insegnato e giocato tanto anche a calcio ma quello che faccio ora non teme confronti. Con mio fratello sono stato numero 1 del Padel italiano. E’ stata una grandissima soddisfazione.”
Cosa mi dici delle sfide fra vecchi pionieri che ancora fate qui alla Juvenia?
“Le chiamiamo “partite vintage”. Forse c’è meno agonismo e ci prendiamo in giro di più ma nessuno vuole perderle. Il Padel è cresciuto tantissimo, la reattività e la velocità di gioco sono impressionanti a livello di WPT. Anche a livello italiano se non sei reattivo, se non stai bene fisicamente non vai da nessuna parte.
Marco Caporilli, socio storico da circa 20 anni della Juvenia, ora Istruttore di Padel di primo livello. Un trascinatore, un’esplosione di energia. Imprenditore nel campo immobiliare ma anche nel Padel con un negozio in Via San Godenzo.
“Giocavo a calcetto e facevo palestra poi un giorno sono arrivati i campi da Padel. Più che amore è stata subito una sfida perché non riuscivo a coordinare i miei movimenti. Venivo da nuoto agonistico, ero abbastanza legato ma mi sono impegnato. Ancora me lo ricordo il primo giorno in cui ho provato con Paco Rizzo e poi conobbi Alessandro Pupillo che era appena arrivato al circolo all’apice della sua carriera così con questi tre amici iniziammo a fare pacchetti di lezioni mi stava prendendo ma un giorno Alessandro ci disse se volete continuare ok ma Marco è meglio che torni in palestra. C’è poca prevenzione, poca preparazione fisica, non c’è molta voglia di allenarsi e prepararsi. La gente arriva direttamente al campo, si cambia e gioca subito senza fare riscaldamento o allungamento muscolare. Mi sto dedicando con grande umiltà, ero 4NC e sono arrivato 2.2. Un anno fa però mi sono distaccato dai tornei, soffrivo troppo la pressione di mantenere la classifica. Anche certi comportamenti li ho trovati un non senso. Mi piace vivere il Padel in maniera meno stressante senza mettermi in competizione con nessuno. Mi sono cancellato anche da alcune chat. Trovo esagerate certe posizioni. Ho riproporzionato il Padel in maniera totalmente diversa, giocare con gli amici durante la settimana per me è il massimo, trovo grande soddisfazione invece nella competizione a squadre dove mi sento molto dentro al progetto tanto da essere stato nominato capitano della squadra. Stiamo seguendo questo gruppo da tre anni. I giocatori non ricevono soldi, esiste solo l’aspetto umano, il gruppo di appartenenza. Abbiamo vinto il titolo italiano di Serie C e quest’anno siamo in Serie B. Diamo solo contributi per spese di viaggio e alloggio ai giocati che provengono da fuori. Questo è il nostro approccio. Rispetto e umanità”.
Questo gruppo della Juvenia qualche anno fa era marginale nel mondo del Padel adesso invece è un riferimento importante.
“Per creare una grande cosa bisogna partire dal basso e crescere piano piano. Faccio i complimenti ai proprietari del circolo, Simone e Jacopo Ciccariello il padrino di mia figlia. Ci hanno dato fiducia, ci credono e si vede. Venire alla Juvenia ora è bello anche per chi gioca a Padel. C’è spazio e strutture adeguate. Non invidiamo nessuno, qui abbiamo tutto. Avere 6 campi e la terrazza, più la zona social intorno ai campi è un lusso. Sull’ultimo numero di PadelClub ho letto che i top player dovrebbero essere più disponibili a giocare con gli altri giocatori di livello più basso. Sono d’accordo perché soltanto così il movimento cresce, alcuni non l’hanno ancora capito e sono rimasti spocchiosi. Si sentono tutti Belasteguin. Apritevi.”
Roberto Frangipane, istruttore primo livello.
“Ho iniziato a giocare a Padel tre anni fa trascinato dai miei amici. Mi sono appassionato subito. Qui alla Juvenia faccio l’organizzatore di partite e tornei. Mi occupo della gestione campi insieme ad Annamaria Muscatiello. Faccio parte dello staff tecnico del circolo gestito da Alessandro Pupillo. Il Padel è una malattia contagiosa, più giochi e più vuoi giocare. Quando finisci una partita già pensi alla prossima. E’ incredibile. Il mio lavoro è quello di organizzare partite in chat, mi occupo prevalentemente degli uomini, cerchiamo di soddisfare tutti. Abbiamo diversi livelli tecnici, organizziamo anche tornei nei fine settimana. Accogliamo tutti. Non c’è bisogno di nessuna iscrizione per giocare.”
Ognuno si sente più forte degli altri.
“Si, non è uno sport molto democratico. C’è molto classismo, ne sono esenti solo coloro che hanno già fatto sport a livello agonistico e hanno un approccio non esasperato. Il Padel a volte sembra essere l’unica maniera per realizzarsi ma in verità il Padel significa “giocare e divertirsi” senza infierire sul compagno o avversari. Dipende che età hanno. E’ un’attività facile, aggregante e immediata. Alcuni dopo poche lezioni si sentono già superiori e pretendono di giocare con quelli più bravi. Non c’è molta democrazia nel Padel.”.
Che numeri avete ?
“Abbiamo 6 campi potenzialmente potremmo riempirne anche di più. La nostra rete di chat funziona molto bene. Su 100 giocatori 65 sono uomini quindi quasi il doppio delle donne ma le donne sono fondamentali per diventare un social club. Cosa siamo noi senza le donne? Ancora non ci sono tanti giovani, la media è sui 35/40 anni però c’è grande potenzialità. Abbiamo circa 500 nominativi tra uomini e donne. La mattina due volte a settimana vengono gli studenti della Scuola Inglese New School, hanno tra i 12 e i 15 anni, Il Padel gli piace. Al circolo facciamo anche corsi per bimbi, tre giorni a settimana. Sono circa 15 ragazzi.”
Se mettiamo tutti insieme muoviamo circa 500 giocatori fra uomini e donne. La mattina due volte a settimana vengono gli studenti della Scuola inglese New School gli facciamo scuola Padel a questi ragazzi dai 12 ai 15 anni. E poi facciamo anche corsi per bimbi più piccoli tre giorni a settimana. Circa 15 ragazzi totale.
Annamaria Muscatiello, istruttrice di primo livello
“Provengo dall’atletica leggera, facevo gli ostacoli. Sono arrivata alle finali regionali in Puglia, la mia regione. Quando sono venuta a Roma a fare l’Università ho smesso di correre a livello agonistico ma non ho mai smesso di fare sport. Non ho avuto grandi esperienze di tennis, mi hanno coinvolto a giocare gli amici. Intorno al Padel c’è grande socialità ed è facile rimanere catturati dall’ambiente. Mi piace stare all’aria aperta. Mi piace perché è molto aggregativo, le competizioni a squadre sono bellissime. Questo è l’aspetto che mi piace di più. Alla Juvenia mi occupo di organizzare le partite, bisogna conoscere i livelli dei giocatori e saperli accoppiare. E’ un lavoro semplice se si conoscono le persone e cosa gli piace. Come si divertono. Il nostro è un aiuto, muoviamo gente per chiudere le partite. Il Padel è accessibile a tutti, chi viene qui trova un’organizzazione che risolve qualunque problema. La cosa bella del Padel è che ci si può mettere in discussione anche a 40 e 50 anni quando uno pensa che la vita sportiva agonistica sia terminata. Nelle competizioni a Squadre c’è un bel movimento. Dopo le partite in genere si va tutti a pranzo insieme, vincitori e vinti. E poi le serate e gli aperitivi, insomma il Padel ha un lato sociale molto sviluppato. Qui allo Juvenia siamo molto uniti, siamo diventati amici coinvolgendo anche le proprie famiglie. Anche i figli sono diventati amici. Passare una domenica tutti insieme genitori e bimbi giocando a Padel.”