CAMPIONI SI NASCE O SI DIVENTA?

LABORATORIO ANIENE/2

Seconda puntata sulle squadre agonistiche del prestigioso circolo romano che fa incetta di titoli. Ecco cosa c’è dietro una vittoria. Lo scopriamo con i tecnici Roberto Agnini, Saverio Palmieri e Rinaldo Rossi.

ROBERTO AGNINI 

E’ il Direttore Tecnico per il Padel del CC Aniene, è anche il responsabile del progetto agonistico. Si interfaccia con Alessandro Di Bella per tutte le esigenze della Scuola Padel e degli allenatori delle squadre.

 “Abbiamo un progetto sportivo con dei ruoli ben definiti. E’ fondamentale avere una struttura della squadra formata da persone professionali. Ci vediamo quasi tutti i giorni e i problemi vengono risolti immediatamente grazie soprattutto alle capacità e possibilità del circolo. Facciamo incontri settimanali anche con il preparatore atletico per valutare i miglioramenti e affrontare ogni tipo di problematica. Il lavoro atletico è almeno tre volte a settimana per un’ora e mezza. Non si fanno sconti a nessuno. Poi ci sono gli allenamenti sul campo con Saverio che significa un’altra ora e mezza di lavoro. In base agli impegni curiamo anche la loro alimentazione e come e quanto dormono. Le squadre sono seguite da un nutrizionista con programmi personalizzati. Sentiamo la fiducia di tutto il circolo”.

E’ una specie di Accademia…

“Noi aspettiamo a chiamarla così. Per quanto riguarda l’alto livello abbiamo Martina, Valentina e Carolina. La nostra missione è di allenare alcuni dei nostri atleti come se fossero professionisti”. 

Poi c’è il progetto giovani, il vostro dovrebbe essere uno dei gruppi più numeroso in Italia.

“Abbiamo 20 ragazzi. Un numero che ci consente di lavorare in una certa maniera. Abbiamo iniziato soltanto un anno fa e per il momento abbiamo diviso i ragazzi in un due gruppi in base all’età. Dagli 11 ai 14 anni e dai 14 ai 18. La Scuola è aperta a tutti. Nel loro programma è inserita anche la parte atletica che è la grande novità rispetto alla scorsa stagione. I ragazzi rimangono circa due ore mezza qui alò circolo, questa è diventata la loro seconda casa. Il prossimo anno vogliamo portarli a fare esperienza in Spagna.” 

“Abbiamo anche un programma dedicato ai disabili in carrozzina. Ci teniamo moltissimo, l’Aniene è uno dei pochi circoli di Padel impegnato in questo tipo di attività. Il circolo ha acquistato 5 carrozzine attrezzate e specializzate per giocare a Padel. Faremo dei gemellaggi con altre realtà.”

 

SAVERIO PALMIERI 

E’ l’allenatore di Valentina Tommasi e Carolina Orsi, la coppia che ha portato ai vertici del Padel italiano. 34 anni, romano, imprenditore gastronomico, quando non è in campo lo trovate da The Save a Corso Francia, ritrovo di tutta Roma Nord del Padel. Saverio ritaglia con grande precisione e passione i momenti da dedicare alla famiglia – anche sua moglie Laura gioca – ai suo allenamenti e a quelli delle sue ragazze. 

Saverio ti diverte più allenare o giocare? 

“Ultimamente allenare, visti i miei scarsi risultati sul campo… ma in generale mi piace più seguire le ragazze piuttosto che concentrarmi su di me. Con Carolina, Valentina e Martina Lombardi ho un rapporto splendido. Hanno un grande talento.”

Tu come gli parli?

“In maniera molto giovanile nel senso che cerco di adeguarmi alla loro età ma non pensare che abbiano tanti anni in meno di me....”

Beh insomma....

“No, Carolina ne ha 28 e io 34, quindi…  7 anni di differenza che non sono proprio due generazioni diverse ma che creano la giusta distanza tra allenatore e giocatrici. Siamo quasi compagni di squadra, io forse faccio il capitano. Il fatto che ancora gioco è un fatto positivo, facciamo gli stessi tornei e quindi ho la possibilità comunque di seguirle. Ho una famiglia e un lavoro che comportano un certo impegno ma in questa maniera diventa tutto più fattibile altrimenti dovrei lasciare la mia attività principale. Nel Padel italiano di oggi non ci sono cifre che ti possono consentire di partire per due giorni e lasciare tutto. Il professionismo è ancora lontano e al momento c’è solo passione. Va bene così. Gli impegni e i sacrifici sono tanti ma grazie alla disponibilità della mia famiglia – grazie Laura - riesco a fare tutto.”

Hai un bagaglio tecnico di esperienze enorme, tra tornei e allenamenti in Italia ed estero. Hai fatto anche lo sparring partner a Belasteguin…

“Si, abbastanza. Ho girato molto e posso ancora continuare a farlo. Mi sono allenato con Marcela Ferrari a Barcellona, Alfonso Viuda e Marcelo Capitani. Da tutti ho sempre appreso qualcosa. Ultimamente Viuda mi ha chiesto di provare ad allenarmi con Pratto. Prima o poi succederà.” 

Il più grande segreto che hai confidato alle ragazze.

“La prima cosa che ho detto loro è di usare la testa. Bisogna maturare dal punto di vista della gestione partita. Le ragazze non sono ancora pronte sotto questo aspetto. Giocano in maniera troppo istintiva. Con le dovute proporzioni il Padel femminile di oggi è al livello del maschile di quattro anni fa. Non riescono ancora a variare i colpi con una certa strategia. La prima cosa che ho detto a Carolina e Valentina quando abbiamo iniziato questo percorso è che il mio intento era di farle diventare delle giocatrici intelligenti in campo.”

Nessuno può migliorare da solo.

“Certo che no, ma questo vale per tutti. Uomini e donne. Mi sono scontrato con le ragazze diverse volte, ci vuole pazienza. Bisogna essere disponibili ai cambiamenti. Non fossilizzarsi sempre sullo stesso esercizio. Durante un match la tattica va cambiata almeno tre – quattro volte in base alle situazioni di gioco e in base all’avversario, alla mossa tattica che sta preparando. Il Padel è una partita a scacchi, per vincere devi variare la tua strategia di gioco. Puoi essere più aggressivo all’inizio o conservativo oppure più aggressivo su una parte di un giocatore. Valentina e Carolina all’inizio insistevano sempre sullo stesso modulo di gioco. Ma il segreto vero per tutte e tre le ragazze è la costanza nell’allenarsi. Il lavoro serio paga sempre. Faccio l’esempio di Carolina che fino allo scorso anno non riusciva a esprimersi, aveva bisogno di tempo, il suo potenziale è enorme. Ci ha messo un po’ di tempo per abituarsi ai rimbalzi sui vetri, il suo smash era molto potente ma le avversarie correvano a rete neutralizzando la situazione. Carolina è migliorata tantissimo. Valentina invece era tecnicamente più avanzata, ha iniziato con la mamma poi è cresciuta ed ha cominciato a prendere più responsabilità nel gioco. Ma lei è stata sempre più concreta e costante, si è sempre allenata molto e quindi me la sono trovata già pronta. Non basta giocare bene una palla con il timing e la potenza giusta se non la metti nel punto esatto per mettere in difficoltà l’avversario.”

E’ vero che fare il cesto ti trasmette maggiore confidenza e sicurezza?

“Il cesto è importante per prendere continuità e sicurezza nei colpi ma io sono più propenso alle situazioni di gioco, cioè creare giocate che possono realmente accadere in partita e capire come risolverle a proprio vantaggio. Valentina e Carolina hanno avuto un bel miglioramento quando hanno battuto la Pappacena e la Sussariello. E’ una questione di fiducia nei propri mezzi. Sono diventate una coppia solida, come si dice in questi casi. Maturità. Abbiamo raggiunto una buona base per continuare questo lavoro e fare esperienze a livello superiore. Ovvero in Spagna. Il percorso è lungo.”