Una corsa lunga 12 mesi
di Fabio Pagliara
Si chiude un anno di grandi cambiamenti nel mondo dello sport. Un anno nel quale si è consolidata l’idea che la pratica sportiva non sia più materia riservata esclusivamente agli addetti ai lavori, ai talenti, al “campo”, agli allenatori, ma fenomeno collettivo con importanti ricadute sulla salute, sul benessere fisico e psicologico individuale, sulle scelte strategiche dei decisori politici per la trasformazione urbana.
Fare sport, banalmente, fa bene, ma è anche un indicatore dello stato di salute delle Città e dell’indice di felicità dei cittadini, sempre più “atleti inconsapevoli” di corsa al lungomare o per raggiungere il posto di lavoro, in bicicletta per gli spostamenti urbani o per la sgambata domenicale, visitatori delle Città d’arte in tuta e scarpette.
E’ la rivoluzione copernicana dello sport come strumento trasversale, orizzontale e verticale: nessun limite di età, nessuna differenza sociale, nessuna discriminazione di alcun tipo, sul palcoscenico naturale di spazi liberati da un controvalore economico, perché “liberi” e fruibili da chiunque.
Il 2020 sarà l’anno del consolidamento di questo processo di trasformazione e la coincidenza temporale con l’anno olimpico e i rinnovi dei vertici federali è fatalmente l’occasione per considerare il nuovo anno come uno spartiacque.
E’ l’anno nel quale fare sistema fra mondo sportivo, istituzioni, cittadini, operatori economici che ruotano intorno allo sport, innonvatori. Innovatori, certo, perché la tecnologia è sempre più parte della nostra quotidianità e anche i runner, i biker e gli sportivi di città ne fanno un uso importante: app che monitorano lo stato di salute e contano chilometri, passi, pulsazioni, tracciano percorsi, creano il matching fra runner che frequentano parchi o strade battute; adesso, grazie all’apporto di Runcard e allo sviluppo del progetto SportCity, anche App che creano community legate appunto alla medesima appartenenza alla card dei runner o, come nel caso della super innovativa U-Step un meccanismo di premialità per chi faccia uso delle proprie gambe e dei propri polmoni nello svolgimento delle attività quotidiane.
Il meccanismo necessita del “sistema” cittadino, perché al fruitore virtuoso l’App regalerà biglietti della metropolitana, abbonamenti dell’autobus, ingressi ai Musei e tutto quanto faccia parte della rete cittadina. Sono già tantissime le Città che hanno prenotato un workshop utile a capire quali siano gli strumenti per trasformarsi in Città dello Sport e rendere felici i propri cittadini: è un segnale che il mondo sportivo non può sottovalutare e, soprattutto, che necessita di operatori attenti a cogliere il mutamento epocale. Noi lavoriamo da qualche anno come Federazione sportiva per costruire strumenti di connessione fra sport agonistico e sport amatoriale e il progetto Runcard ne è la testimonianza più lampante; insieme a questo la riforma della corsa su strada ha messo un altro tassello significativo. La strada da fare è ancora tanta, soprattutto per superare pregiudizi e incrostazioni che resistono al cambiamento inevitabile e virtuoso. Cambiare lo sport è possibile, per migliorare la vita di ciascuno di noi e rendere le nostre Città sport-friendly, felici e green.