La Grande Mela, il Grande Cuore
La Grande Mela, il Grande Cuore: è quello dei newyorchesi, che coccolano i runners provenienti da tutto il Mondo nei giorni precedenti e successivi la gara.
Ognuno dei 50.000 partecipanti è coccolato, apprezzato, viziato, come fosse un top runner, dagli abitanti oltre che dallo staff, che sin dall’arrivo a Staten Island incita con il classico “Good Luck” e poi con l’urlo di “Congratulation” quando, all’arrivo, annientato dall’immane fatica, percorre una strada interminabile per rientrare in albergo, con i volontari e i passanti che non smettono di sorridere e fare i complimenti.
E’ questo uno dei motivi per cui la New York City Marathon è una delle più partecipate, per la quale, quest’anno, si sono mossi ben 3.000 Italiani, molti dei quali veri e propri habituée della gara, nonostante la difficoltà del percorso che ti strema fino alle viscere più profonde.
E dopo due anni, il Due Ponti è presente con 15 atleti che, alle ore 6 di domenica 3 novembre, partono dall’ albergo per raggiungere Staten Island entro le 7, orario in cui viene chiuso il Ponte di Verrazzano. Le strade buie, ma mai deserte della “city that never sleeps”; gli atleti svegli e carichi di adrenalina che scambiano pareri su come affrontare la gara … Comincia ad albeggiare. Si arriva al Forte Wardsworth e, come soldati, si “sbarca” dal mezzo pronti alla battaglia che ha inizio proprio con un colpo di cannone e con l’inno “God Bless America”.
Accompagnati dalle note di “New York New York” si parte o, meglio, si comincia a salire! Cielo azzurro, limpido, acqua a destra, dove si intravede qualche isolotto e a sinistra, dove la sagoma di Manhattan sembra dirti “Ti aspetto … son qui!”.
Le prime due miglia passano quasi in un batter d’occhio nonostante il primo abbia la pendenza più dura di tutto il percorso, perché le emozioni e la gioia di vivere un momento che rimarrà dentro per sempre fa andare le gambe senza fatica. Così, ci si ritrova a Brooklyn, dove si percorrerà quasi metà della gara; poi è la volta di Queens, dove si percorrono più di 2 miglia, prima di attraversare l'East River sul temuto ponte di Queensboro per approdare a Manhattan, che si lascia dopo 4 km per un breve tratto nel Bronx, quindi nuovamente Manhattan, quartiere di Harlem. Dopo tre miglia sulla Fifth Avenue, si entra al Central Park, doloroso sali - scendi in mezzo a tantissima gente. Il pubblico è tantissimo e urlante e, capendo la difficoltà del momento, spinge chiamando per nome i runners ormai distrutti. Al 41° km si esce dal Central Park per la 59th Central Park South, tra due ali di gente, per entrare, al Columbus Circle, nuovamente al Central Park in dirittura finale. Ed ecco il traguardo: l’ impresa è conclusa!! Nel cammino per rientrare in hotel, si incontrano alcuni compagni di squadra. Si scambiano impressioni, si commenta la prestazione, si narrano i piccoli aneddoti della gara. E la stanchezza passa quasi in secondo ordine davanti alla sensazione di grande contentezza che si prova: “Ho finito la Maratona di New York!”.