Quando ha fatto i primi passi per scendere in campo, la sera del 19 Novembre, prima ancora che lo speacker lo annunciasse, il pubblico del Forum ha iniziato a tributargli un caloroso applauso, ricolmo di affetto, lungo, intenso, quasi che non finisse mai, come la carriera di questo straordinario uomo.
Ogni passo verso il centro del campo era accompagnato da una immensa forma di affetto, e forse ancor più di rispetto, qualità che poi altro non è che la vera dimostrazione di amore verso una persona che ami.
Il pubblico del Forum, in rappresentanza di tutti i tifosi italiani, ha dimostrato verso Dino quel rispetto che si deve a coloro che hanno saputo rappresentare nella loro vita un modello, per tutti noi, per il nostro Paese.
Dino ha saputo andare oltre la pallacanestro, oltre la dimensione di uno sport elitario, comprensibile da pochi, soffocato dalla moderna dimensione del calcio e degli stereotipi di questi ultimi decenni. Dino è andato oltre. E lo ha fatto con una semplicità disarmante, a modo suo. Come ama ricordare lui, Dino ha vissuto due volte. Una prima carriera da atleta a Varese e poi una seconda vita a Milano, dove giunge a 34 anni, età che per molti sancisce il ritiro dalla carriera, e che invece per Dino rappresenta l’opportunità di una seconda carriera, riuscendo anche in una nuova avventura a Trieste, prima di smettere definitivamente a 44 anni.
Alla fine si conteranno 12 scudetti, 7 coppe del Campioni, 4 Coppe Intercontinentali, 6 Coppe Italia, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Korac. E con la Nazionale Italiana 1 argento olimpico nel 1980 a Mosca, 1 Oro Europeo, 2 Bronzi Europei. 35 trofei vinti in 28 anni di carriera. NESSUNO come lui, né prima, né dopo, penso.
Il pubblico del Forum tutto questo lo sa, il pubblico italiano tutto questo lo sa. Quell’applauso intenso e profondo che accoglie Dino sul campo, costringendolo ad un’emozione che resterà certamente nel suo cuore per il resto della sua vita, è figlio di questo e di altro ancora. Dopo aver giocato e vinto tutto quello che si poteva vincere, Dino affronta la carriera da manager, rivestendo incarichi di grande responsabilità, fino ad arrivare alla Presidenza della Federazione Italiana Pallacanestro e alla Vice-Presidenza FIBA, arricchendo il suo palmares di riconoscimenti unici e straordinari come la nomina nella Hall of Fame americana.
Ambasciatore Unicef, testimonials di successo, commentatore tv, uomo di marketing e di comunicazione, manager moderno capace di parlare 5 lingue in consessi internazionali.
Una volta raggiunto il campo, Dino a modo suo riesce a domare la situazione, e capisco ancora una volta quale sia la qualità che ha reso grande l’uomo e l’atleta. Nessuno sarebbe riuscito a dominare quell’intensità, senza farsi travolgere dalle emozioni. Dino saluta tutti, non dimentica nessuno, partendo dal signor Giorgio Armani e da Dan Peterson, e rendendo tutti i presenti partecipi del suo successo, ringraziando la tifoseria e la dirigenza israeliana presente, rivolgendosi nella loro lingua e premiando il presidente della loro federazione. I suoi amici di una vita, adesso sul campo con lui, come una volta, sono emozionati ed orgogliosi, di essere stati al suo fianco e di aver combattuto con lui.
La maglia numero 11 ormai sale in alto, nessuno la indosserà mai piu’ a Milano, dove non vedremo quel numero sul parquet. Il coro Dino Dino, che ha accompagnato per anni le imprese di Meneghin su tutti i campi e assordante, tutti lo cantano, anche coloro che non hanno mai visto giocare Dino e che forse non sanno l’importanza di quel canto.
“Dino Dino”…..”Dino Dino”…… un ricordo infinito, avevo 22 anni, stavo a bordo campo con una giacca a vento della Tracer per fare il cordone del sevizio d’ordine, una scusa per poter vivere le partite da bordo campo e per poter ammirare i campioni di quegli anni. Non sapendo che un giorno, uno di quei campioni, sarebbe diventato un mio grande amico. Grazie Dino per tutto quello che mi hai dato e che ci hai dato.
Nicola Tolomei Direzione marketing virtus roma pallacanestro