IL PREDESTINATO
Per raccontare Leclerc voglio tornare al mercoledì prima del week end di Monza. Era la vigilia del gran premio d'Italia. Una corsa che la Ferrari non vinceva dal 2010 con Alonso, allora già due volte campione del mondo.
Era Mercoledì e per le prime attività della settimana, con Leclerc ci siamo trovati allo store Ray-Ban in San Babila, in attesa della grande festa di piazza Duomo. Dopo due consuete pacche sulle spalle è partito con una domanda che mi ha sorpreso e spiazzato. Eravamo quasi in diretta e quindi gli ho chiesto di ribadire in tv ciò che mi aveva appena chiesto in una chiacchierata personale. Pensavo si schernisse e invece giù come un treno: Carlo chi ha vinto, dopo la prima in carriera subito la seconda?
Sono 8, tra questi Hamilton, Nigel Mansell, Mika Hakkinen e Damon Hill, per citare chi poi ha anche vinto il mondiale. Gli ultimi due di questo elenco hanno il record di tre di fila. Non ha fatto una piega come se vedesse già il suo nome affiancato agli 8 dell'elenco, peraltro un po' deluso perché si capisce che ha nel suo spirito l'idea di realizzare qualcosa di unico. Tutto questo davanti a Vettel che se lo guardava come a dire ehi ragazzino va che ci sono anch'io. La fisionomia dei predestinati sta anche in questo, nel guardare avanti puntando sempre più in alto e senza porsi dei limiti.
Il predestinato, emozione pura, alcune parole che uso da un po’ per descrivere Charles, in tempi non sospetti con reazioni a volte ineleganti dei tifosi di Kimi o di Seb, ma già Alonso lo scorso anno, avendone avuto a che fare nei corpo a corpo di metà classifica ne sottolineava la forza e la bravura e se lo diceva Alonso, sempre “braccino” nei complimenti ai colleghi, beh c’era da credergli.
È facile adesso sprecarsi nei complimenti è bello invece sottolinearne la natura.
Un po’ di anni fa Charles venne a Sky per un corso organizzato di comunicazione.
Nella simulazione di conferenza stampa gli feci questa domanda: “domani parti in pole e ti giochi la vittoria, ma il tuo compagno di squadra si gioca il titolo, dovesse servire, lo aiuterai”? Secco: “io penso a vincere la mia gara”. Abbiamo poi fatto due chiacchiere sul fatto che bisogna essere politici a volte, anche se ci piace che dicano quello che pensano, ma essendo un corso, correggerlo è stato d’obbligo. È uno che impara in fretta come un'aspirapolvere potentissimo e se andiamo a rileggere le sue dichiarazioni anche nei momenti più delicati, non è mai stato fuori luogo. Ovviamente però questo già diceva tutto di lui anche perché poi mi ha detto che in genere fin lì era quello che era nella condizione di vincere il campionato e non il compagno di squadra e che quindi la domanda sarebbe stata superflua Arrogante? No, convinto e se non lo sei così meglio stare a casa. A Monza al sabato c’è stato da discutere per quel che è successo in qualifica, ma con senno di poi bene che ci sia stato quel sano agonismo animalesco che caratterizza chi ha una sola missione nella vita, vincere! Sono seguite altre discussioni esplose poi nel crash fraterno del Brasile. È un predestinato, ma come tutti ha bisogno di una macchina all'altezza e questa stagione si può sintetizzare dicendo che la Ferrari non è stata al suo livello, mentre Vettel non èèrb stato al livello della Ferrari e ci si aspetta, spinto da un Leclerc così, che torni ad essere il campione che abbiamo conosciuto e apprezzato.
Dopo quell’incontro, era appena arrivato nella Ferrari Driver Academy, sponsorizzato da Jules Bianchi che ne aveva intuito il talento e meccanico per divertimento di Charles alle gare di Kart. Un’amicizia che è significata tutto per Charles, È Jules che gli ha presentato Nicholas Todt, come manager, e lui corre sempre portandosi nel cuore l’energia di Jules e del papà.
Fare un ritratto di un ragazzo di 22 anni ormai sembra difficile, perché quel che c’è da dipingere sulla carta deve ancora arrivare, ma c’è già molto da pennellare perché è di fatto un quarantenne, per la maturità che mostra nel crescere nel dolore della perdita del miglior amico e del papà. Maturità e capacità di assorbire tutto dal compagno di squadra e dalla squadra. Ha lavorato sulla qualifica a inizio stagione perché faticava e ha fatto 7 pole meglio di Hamilton e Bottas. Ha lavorato sulla gestione gomme dopo l’Ungheria, studiando i dati di Vettel e si è visto. Tante righe, forse troppe per descriverlo perché di fatto basta una semplice parola per inquadrarlo: SPECIALE!
Grazie Charles