RUGBY CECINELLI
Un gesto che vale un mondiale, forse anche di più. Un abbraccio protettivo per difendere il ragazzo da chi lo voleva punire. Lasciatelo stare. Un misto tra bodyguard e cavaliere della Tavola Rotonda. Beau Geste. Ci dovrebbero fare un film su questa storia.
Eccola. Twickenham, Londra. La finale è appena terminata. Gli All Blacks si sono confermati campioni del mondo strapazzando l’Australia. Mitici. E’ festa. La nazionale neozelandese è come quella brasiliana di calcio. La conoscono e la temono tutti. E’ anche la squadra più vincente di sempre, quasi l’80 per cento delle volte che scende in campo vince. Negli ultimi quatto anni ha perso solo tre volte su 54 incontri disputati e due ne ha pareggiati.
Siamo al giro d’onore. I giocatori camminano in gruppo salutando il pubblico. Apoteosi. All’improvviso un bambino – con uno scatto felino - sfugge ai controlli della sicurezza e dalla tribuna si tuffa in mezzo agli All Blacks. Avviene tutto in una frazione di secondo. Un uomo della security lo placca violentemente buttandolo proprio sui piedi di Sonny Bill Williams. Un tipo di poche parole che ha giocato nel rugby a tredici, versione più dura e violenta di quello tradizionale. Sonny è salito anche sul ring diverse volte contro pugili professionisti. E’ un duro dal cuore tenero, quando vede un uomo grande grosso prendersela con un bambino interviene bruscamente. A Sonny basta un solo gesto per dividere i due corpi avvinghiati a terra e risolvere la pratica allontanando il bambino dal pericolo di un arresto sicuro. All’uomo della security non dice nulla, basta uno sguardo per intendersi. Sta con me, ci penso io. Il ragazzo è neozelandese, viene dall’altra parte del mondo ed è sbarcato in Europa per vedere gli all blacks vincere il mondiale. Per realizzare un sogno. Ora è sul campo tra le braccia di uno dei suoi idoli. Con queste storie le multinazionali che investono nello sport ci fanno le pubblicità e ci girano i film. Qui invece è tutto vero. Passione sfrenata, più della vita. Una di quelle poche cose che fortunatamente ancora non si può comprare.
Il ragazzo si chiama Charlie Line. E’ neozelandese e Sonny Bill Williams, prima di allora, non l’aveva mai visto e conosciuto. La naturalezza di come avviene tutto fa impressione. Il Campione fa qualche metro sul campo insieme al ragazzo poi lo accompagna al suo posto in tribuna. Il piccolo Charlie non crede ai suoi occhi ma non è finita qui perchè Sonny si toglie la medaglia d’oro e la mette al collo del bambino come per dirgli hai vinto anche tu. Noi senza la passione dei nostri tifosi non saremmo nulla. Giochiamo per quelli coraggiosi come te. Sembra una scena costruita ma non è così e ricorda da lontano il gesto di Emil Zatopek, maratoneta cecoslovacco anti-regime, che regalò una delle sue quattro medaglie d’oro vinte alle Olimpiadi di Roma ’60 ad un giovane tifoso.
Ma le emozioni non finiscono a Twickenham perché quando gli All Blacks atterrano a casa sulla pista dell’aeroporto di Auckland c’è schierato un comitato di benvenuto davvero speciale. Quasi cento maori salutano la squadra con un’Haka senza precedenti. Sono i portatori di bagagli, i parcheggiatori degli aerei, i tecnici e via dicendo. Tutto personale in tuta blu, per intenderci. I giocatori dentro l’aereo a vederli attraverso gli oblò.
Foto di: Luca d'Ambrosio