Il calcio femminile è diventato grande: dati e protagonisti di un movimento in ascesa
Mai come quest’anno, il Mondiale femminile ha attirato le attenzioni degli appassionati. I dati relativi agli ascolti televisivi testimoniano il successo che la manifestazione sta riscuotendo in questa edizione: la prima partita del Mondiale, tra i padroni di casa della Francia e la Corea del Sud, è stata vista da oltre dieci milioni di telespettatori tra TF1 e Canal+, per uno share complessivo del 48%. Un pubblico record per il calcio femminile in Francia, oltre il doppio rispetto al precedente primato di quattro milioni di telespettatori per i quarti di finale delle Blues con la Germania ai Mondiali canadesi del 2015. La partita inaugurale ha fatto meglio anche di quella della nazionale francese maschile in occasione dell’incontro di qualificazione a Euro 2020 contro la Turchia (cinque milioni di telespettatori), fino a superare lo share registrato nella fase a gironi dell’ultima Coppa del Mondo in Russia, con le partite degli uomini che in quel caso avevano registrato un pubblico medio di 10.177.000.
Dati significativi, che spiegano gli investimenti operati negli ultimi anni da alcuni tra i brand più importanti al mondo, consapevoli di come l’ingresso nel mondo del calcio femminile possa aprire loro la strada verso nuovi mercati e nuovi target. Da Visa a Nike, da Adidas a Barclays, gli esempi sono diversi. Nel dicembre 2018, Visa ha siglato una partnership con UEFA per gli eventi del calcio femminile, con l’obiettivo di “ispirare, abilitare e lasciare un’eredità alle ragazze e alle giovani donne per seguire i loro sogni”, come affermato negli scorsi mesi da Andrea Fiorentino, Head of Products and Solution di Visa South Europe. La compagnia di pagamenti internazionali è diventata il primo sponsor di UEFA in assoluto dedicato al calcio femminile ed è attualmente il partner principale della UEFA Women’s Champions League, di UEFA Women’s EURO, dei campionati femminili UEFA U19 e U17 e di UEFA Women’s Futsal EURO, oltre che della piattaforma UEFA #WePlayStrong, che ha l’obiettivo di coinvolgere sempre più ragazze e donne nel mondo del calcio. Quest’anno, poi, la stessa via è stata percorsa da Nike, che ha firmato un’intesa per diventare il fornitore ufficiale di palloni nelle competizioni UEFA. Nike che, quanto alla FIFA Women’s World Cup, può contare sulla sponsorizzazione di quattordici squadre, tra le quali anche quella statunitense.
Adidas, dal canto suo, ha confermato il proprio impegno al fianco di FIFA, annunciando che le calciatrici sponsorizzate che vinceranno il torneo riceveranno lo stesso bonus previsto per i colleghi uomini nella Coppa del Mondo. Si tratta di una mossa che testimonia la crescita del movimento femminile, confermata anche dai premi istituiti in occasione della FIFA Women’s World Cup francese, che toccano un totale di 30 milioni di dollari rispetto ai 15 milioni previsti per l’edizione 2015. Cifre rilevanti, proprio come quelle dell’accordo tra Barclays e Football Association in Inghilterra (il Paese ospitante del prossimo Europeo femminile del 2021): una partnership intorno ai 10 milioni di sterline, che fino al luglio 2022 vedrà il massimo campionato femminile del Paese rinominato “Barclays FA Women’s Super League”.
La UEFA, l’organizzazione leader del calcio europeo, a partire dal 2010 ha promosso il programma WFDP (Women’s Football Development Programme), un piano di investimenti volto a finanziare i progetti delle federazioni europee nell’ambito del calcio femminile. L’obiettivo, per il raggiungimento del quale l’UEFA ha predisposto un finanziamento iniziale di 100.000 euro all’anno (per un totale di 22 milioni di euro nel primo quadriennio), è stato quello di offrire alle appassionate un accesso più agevole al mondo del calcio femminile, aumentando la partecipazione delle giovani calciatrici. Non è stata però l’unica strategia ideata a livello europeo, se si considera anche la visibilità offerta a competizioni come l’Europeo di calcio femminile o la UEFA Women’s Champions League.
Nonostante i grandi progressi fatti in Europa, però, per molti il modello di riferimento rimane quello degli Stati Uniti. Gli USA, pur non brillando nel mondo del calcio maschile, sono stati tra i primi Paesi a investire sul movimento calcistico femminile, raccogliendo poi i frutti a livello di nazionale: per ben tre volte gli States si sono laureati campioni del mondo, compresa l’ultima edizione canadese. Le statunitensi, anche quest’anno tra le favorite, hanno travolto nel match inaugurale la Thailandia con un pesante 13-0, mettendo a segno una delle vittorie più schiaccianti della storia del mondiale femminile. Protagonista assoluta è stata l’attaccante Alex Morgan, autrice di ben cinque gol e dominatrice anche nella TOP 10 delle calciatrici più seguite sui social: la statunitense può vantare 13.5M di fan, staccando di netto il resto del gruppo, a partire dalla connazionale Carli Lloyd, seconda a quota 2.5M. La Morgan è, negli USA, una vera e propria icona: campionessa mondiale e oro olimpico alle Olimpiadi di Londra 2012, oltre che campionessa d’Europa con il Lione, ha all’attivo 106 gol con la sua nazionale, con un bottino di reti destinato a crescere nel corso della FIFA Women’s World Cup. Non è però l’unica stella del torneo, che vede tra le altre anche la presenza della brasiliana Marta Vieira Da Silva, la Pelè in gonnella, come viene soprannominata in patria: visione di gioco, dotata di un gran destro, per sei volte FIFA World Player of the Year e compagna proprio di Alex Morgan negli Orlando Pride. Senza dimenticare Barbara Bonansea e Cristiana Girelli, bomber della Nazionale italiana: la prima ha messo a segno una doppietta all’esordio contro l’Australia, mentre la seconda è stata protagonista di una tripletta nel secondo match contro la Giamaica. Tra le Azzurre, poi, una speciale menzione merita il capitano Sara Gama: a sei anni giocava con i compagni maschi, che la guardavano con diffidenza, mentre oggi è il volto della Juventus femminile e della Nazionale.
Le Azzurre, appunto. In Italia sono diventate un fenomeno mediatico, attirando l’attenzione di milioni di appassionati. Il match inaugurale, giocato domenica 9 giugno alle 13:00 e terminato 2-1 ai danni dell’Australia, è stato seguito da 2.826.000 di spettatori su Rai 2 e da 704.000 abbonati su Sky Sport, registrando numeri migliori perfino della finale di UEFA Nations League tra Portogallo e Olanda (2.959.000 spettatori), giocata la stessa sera. È la riprova della crescita esponenziale del movimento calcistico femminile nel nostro Paese, che attualmente conta 23.903 tesserate per la Federcalcio e 659 squadre registrate, con una Serie A a dodici squadre (e i più importanti club protagonisti, tra Juventus, Inter, Roma, Milan) e una Serie B suddivisa in quattro gironi. A rimanere aperta e controversa, però, è ancora la questione legata al riconoscimento in Italia del calcio femminile come sport professionistico: al momento le calciatrici azzurre non sono considerate professioniste, lamentando una discriminazione rispetto ai colleghi maschi che ha ricadute soprattutto sul piano pensionistico e assistenziale.
Qualcosa, comunque, sembra stia cambiando. Il nostro Paese sta prendendo coscienza solo adesso – e in ritardo rispetto a molti altri, USA su tutti – dell’importanza che il calcio femminile è in grado di assumere. La popolarità delle azzurre cresce di giorno in giorno, calciatrici come Martina Rosucci, Barbara Bonansea, Cristiana Girelli, Sara Gama stanno diventando icone sportive ben riconoscibili e apprezzate. La Gama, nel 2018, è stata anche scelta come personaggio femminile italiano dell’anno dalla Mattel, storica casa produttrice della Barbie, che ha realizzato una bambola ispirata al capitano della Nazionale: per ricordare a tutti, alle bambine in primis, l’importanza di inseguire i propri sogni.