UN SORRISO SU CUI SCOMMETTERE: FLAVIA TARTAGLINI
Risultati e il giusto sponsor. Sono queste le chiavi del successo secondo Flavia Tartaglini, asso del windsurf italiano, che con il suo talento, la sua grinta e il suo sorriso magnetico è pronta per Tokyo
Decisa, brava, intelligente, laureata e con un sorriso che illumina tutta Ostia, la sua città natale. E’ Flavia Tartaglini, appuntato del gruppo sportivo della Guardia di Finanza e campionessa di windsurf, specialità RS:X. Cresciuta sotto vento alla grandissima Alessandra Sensini, appena ha avuto l’occasione di dimostrare il suo valore ha provato a dare scacco matto a tutte le concorrenti alle Olimpiadi di Rio nel 2016.
Ma, entrata prima in classifica nella Medal Race, ha chiuso al sesto posto. L’emozione e un po’ di sfortuna non l’hanno aiutata a conquistare una medaglia olimpica, il sogno di una vita. A Tokyo però si presenterà più determinata che mai. Amante dello sport in generale e super tifosa della Roma e di Valentino Rossi, Flavia sta preparando la prossima olimpiade con molta determinazione, viaggiando sui campi di regata del circuito internazionale World Cup e allenandosi nelle acque di casa di Civitavecchia, Palermo, Cagliari e Ostia per l’appunto. E proprio in Italia il vento e le onde le consentono di addestrarsi con le condizioni meteo che troverà a Tokyo. Sebbene la categoria RS:X sia una disciplina da singolo, Flavia viaggia sempre in compagnia del suo fido Brunello, un meraviglioso labrador color cioccolato.
Flavia sei una campionessa di windsurf, come ti sei approcciata a questo sport? Il windsurf è uno sport che ho iniziato perché amo il contatto diretto con la natura e con il mare. Ho iniziato quando avevo 15 anni, anche se da piccola facevo vela, il che mi ha aiutato poi a imparare più velocemente questa disciplina. Il traguardo più importante in assoluto è stata la partecipazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, dove ho raggiunto un sesto posto, un risultato ottimo per essere la prima partecipazione olimpica. Recentemente ho conquistato la medaglia d’argento alle World Cup Series di Miami nel 2018, mi sono classificata terza al circuito Eurosaf e ho vinto la medaglia di bronzo al campionato europeo 2017; a questi risultati si aggiungono numerose vittorie e podi in Coppa del Mondo. Nel 2018 ho anche vinto il bronzo ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona, ed è stata una grande soddisfazione! Un'altra vittoria molto importante è stata quella del Mondiale giovanile nel 2004, che ha dato di fatto avvio alla mia carriera, facendomi entrare nelle Fiamme Gialle.
Sicuramente hai un ricordo forte dell’emozione e della trepidazione di quella incredibile Medal Race di Rio alle Olimpiadi nel 2016, l’ultima maledetta regata che assegna la medaglia. Entri come prima in classifica con una medaglia virtualmente al collo. Cosa è successo? Personalmente non ero mai entrata in Medal da prima e dopo un evento intero in testa. Certamente, l'averlo vissuto alle Olimpiadi come prima volta non ha aiutato né me né il mio allenatore, che si trovava allo stesso tempo in una situazione nuova. Un vero peccato perché sarebbe bastato finire tra le prime sette atlete per vincere una medaglia. Purtroppo le frasi che iniziano con un "se avessi" lasciano il tempo che trovano, sicuramente sto lavorando perché questo non riaccada e spero che chi mi sta intorno stia lavorando allo stesso modo per poter essere di supporto in una situazione simile.
A febbraio è cominciata la stagione del circuito World Sailing a Miami, sei soddisfatta della tua prestazione all'inizio della stagione, quando la pianificazione è orientata alla messa a punto in funzione delle preolimpiche a Tokyo? Indubbiamente è stato un buon inizio e un ottimo test per vedere su cosa lavorare in vista del primo appuntamento importante della stagione ad aprile per i Campionati Europei a Palma de Mallorca. C’è tanto su cui lavorare, ma sono fiduciosa e soddisfatta di come ho impostato la stagione.
Il windsurf è una specialità olimpica singola, quindi solitaria. E’ difficile allenarsi da soli oppure fate un lavoro di squadra? Oltre a Flavia, la squadra femminile italiana su chi può contare per far crescere il movimento? Facciamo decisamente un lavoro di squadra. Nel nostro caso in squadra siamo in 4, non arriviamo ai numeri delle cinesi, ma ho la fortuna di potermi allenare con delle ragazze competitive in più condizioni di vento. Speciale, Maggetti, Fanciulli. Il segreto per far crescere il movimento sta nell’unione… l’unione fa la forza. Allenarsi con chi ti può arrivare davanti può essere scomodo, ma estremamente sfidante e motivante.
Una campagna olimpica che budget deve avere per essere considerata "ideale”? Fatto 100 il budget totale, quale è la voce più impegnativa e quanto incide? Un budget molto alto purtroppo, soprattutto se si vuole fare un programma senza il supporto della Federazione. Ma anche senza dover pagare un allenatore, l’investimento per tutto quello che serve per essere al top è sicuramente da non sottovalutare (preparatore atletico, materiale, nutrizionista, psicologo, fisioterapista…). Direi che la voce di bilancio più impegnativa è costituita da un buon allenatore e da tutti i vari spostamenti con gommone e dalle trasferte, se si sceglie di lavorare autonomamente o non si rientra nei gruppi di riferimento della Federazione.
La tua campagna olimpica ha degli sponsor particolari oppure dei mecenati che ti aiutano? Sicuramente il vero mecenate è il gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Grazie alle Fiamme Gialle, infatti, ho avuto la possibilità di poter fare della mia passione il mio lavoro. Allo stesso tempo, è importante il supporto della Federazione, che ha sempre scommesso sugli atleti di punta… per il resto tanta tenacia e l’appoggio di chi mi vuole bene! Purtroppo non ho mai trovato nessuno sponsor tale da permettermi di lavorare autonomamente e alle mie condizioni; le sponsorizzazioni che ho avuto negli anni sono state o di abbigliamento tecnico o di prodotti, quindi non posso parlare di investimenti tali da permettermi un’intera campagna “senza pensieri”.
Siamo nell’epoca della comunicazione, è fondamentale saper usare bene tutti i media. Quanto ti senti "social”? Essere social aiuta senza dubbio e io – ahimè – cerco di esserlo, ma vedendo le giovani ragazze in squadra con me mi rendo conto che dovrei esserlo molto di più. Io mi muovo tra Facebook, Twitter e Instagram, quest’ultimo – se devo essere sincera – è quello che mi diverte di più, perché viaggiando molto per me è facile scattare tante fotografie e pubblicarle. In ogni caso, dal punto di vista professionale, bisogna prima di tutto avere i risultati e qualcuno del settore che ti aiuti!”.
Finalmente le donne approdano in Coppa America; il team olandese avrà una grande velista al timone, ma anche altri team stanno seguendo l’esempio imbarcando le ragazze. Cosa ne pensi e quale ruolo ti piacerebbe ricoprire a bordo di questi mostri volanti? Io sono una femminista sfegatata, quindi orgogliosa che anche in un ambiente completamente maschile ci siano delle donne forti che riescano a mettere la testa fuori. A me personalmente piacerebbe fare il navigatore o un ruolo più fisico a prua, magari a che fare con le regolazioni del gennaker.