Non mi fermo mai!
Valentina Vezzali è sempre “en garde”: pronta a difendere le buone cause e a preparare i campioni di domani. Dall'impegno politico a quello per l'ambiente; dalla campagna #4women4earth contro la violenza sulle donne all'ammirazione per l'operato di papa Francesco; dalle responsabilità di genitore al lavoro con i giovani atleti delle Fiamme Oro e della Federazione Italiana Scherma.
di Giuliano Giulianini
Abbiamo incontrato Valentina Vezzali poco prima dell'8 marzo in occasione del lancio della campagna contro la violenza di genere #4women4earth, di Earth Day Italia. Quella a favore delle donne vittime di soprusi e violenze è solo una delle tante attività che hanno reso il post carriera di una delle campionesse più vincenti della storia italiana, forse più denso di impegni di quando duellava in pedana. Come parlamentare eletta nella scorsa legislatura Valentina Vezzali non ha certamente latitato a Montecitorio: i registri parlamentari testimoniano di 25 disegni di legge presentati da lei come prima firmataria, più altre decine di provvedimenti sottoscritti e centinaia di interrogazioni alle istituzioni. In particolare si è occupata di sicurezza nelle scuole, finanziamenti allo sport dilettantistico, promozione dell'attività sportiva e delle professioni ad essa correlate. Il presente di Valentina Vezzali, oltre a due figli maschi da crescere con i valori dello sport e attraverso le sfide dell'adolescenza, è molto legato ai giovani. Gli incarichi che ricopre con le Fiamme Oro, il Gruppo Sportivo della Polizia di Stato, e come consigliere della Federazione Italiana Scherma, la portano ogni giorno a contatto con le nuove leve della scherma azzurra; con tutta la responsabilità e le aspettative che questo comporta, in un paese che sulla scherma punta molto del suo prestigio sportivo. Che questa non sia solo retorica si è visto lo scorso anno al Villaggio per la Terra, la manifestazione di sport e ambiente che si tiene a Villa Borghese a fine aprile, quando Valentina Vezzali ha incontrato centinaia di giovani e bambini per promuovere lo sport. Anche quest'anno la campionessa, le Fiamme Oro e Federscherma, saranno presenti in forze al Villaggio dal 25 al 29 aprile per far provare a ragazzi e ragazze di ogni età l'emozione di una sfida in pedana.
Che cosa le manca e che cosa non le manca della carriera sportiva?
Non ho mai riflettuto su che cosa mi manchi. Dall’aprile 2016 ad oggi sono stata, e tutt’ora vivo, in un vortice di impegni tra casa, figli ed incarichi vari, tanto che non mi sono mai fermata a riflettere su come sia cambiata la mia vita. Mi manca l’emozione della pedana, l’assalto ed il confronto con l’avversaria, ma anche la condivisione delle trasferte con le compagne di Nazionale e le gare a squadre. Ciò che non mi manca è l’ansia del pre-assalto, la tensione pre-gara e i tanti sacrifici che, però, rifarei.
Com'è cambiata la sua vita fuori dalla pedana?
È cambiata innanzitutto nella gestione della quotidianità. I tempi non sono più dettati dagli allenamenti o dalle partenze per le gare. Nell’immediato post-ritiro dall’attività agonistica, l’impegno parlamentare mi ha assorbita in toto. Ho ovviamente aumentato il tempo dedicato ai miei figli ed agli amici. Gli impegni poi con le Fiamme Oro, il mio gruppo sportivo, e con la Federazione Italiana Scherma riempiono poi le mie giornate. Diciamo che, così come da atleta, non mi fermo mai nemmeno adesso!
Come consigliere della Federazione di Scherma come vede il presente e il futuro del suo sport a livello competitivo? Ha lasciato l'elsa in buone mani per Tokyo 2020?
La scherma italiana ha una tradizione ed una capacità di rinnovarsi che permette allo sport azzurro di contare sempre su essa. Cambiano i nomi, cambiano gli interpreti, ma la scherma non cambia mai. Non solo sono ottimista su Tokyo2020, ma lo sono, e come Federazione lo siamo, in vista dei Giochi di Parigi2024 e di Los Angeles2028. Sto seguendo infatti da vicino il settore giovanile e ad aprile sarò capodelegazione ai Mondiali under17 ed under20. Ho l’occasione per stare accanto ai nostri talenti che stanno crescendo bene e già adesso inorgogliscono il nostro Paese. Siamo in buone mani!
Ho letto che dei suoi due figli, il maggiore è orientato al calcio, il piccolo ancora non si sa, e che a lei piacerebbe un erede in pedana.
A me piacerebbe che entrambi ricevessero dallo sport quello che ho ricevuto io. A prescindere da quale disciplina e dalla carriera sportiva che vorranno intraprendere. Sono infatti una strenua sostenitrice del valore dello sport come agenzia educativa.
Che cosa può dare la scherma ai giovani?
La scherma, in particolare, è un forziere di valori: dal rispetto dell’avversario a quello per le regole, solo per citarne alcuni. Ma in generale lo sport è uno straordinario veicolo per i valori del vivere civile ed ovviamente i giovani sono il target più facilmente raggiungibile e soprattutto più sensibile. Se vogliamo migliorare la nostra società, non possiamo che puntare sul futuro e sulla possibilità di trasmettere i veri valori, anche attraverso lo sport.
Lei segue anche i settori giovanili di questo sport: è un movimento in crescita? Vitale? Appoggiato a sufficienza dalla politica sportiva?
Il settore giovanile della scherma azzurra è in crescita. A quanti mi chiedono il “segreto” dei successi della scherma italiana rispondo di andare a vedere che cosa sia il Gran Premio Giovanissimi. È il campionato italiano under14 che ogni anno coinvolge oltre 3000 atleti dai 10 ai 14 anni. Ma è soprattutto l’occasione per la Federazione di guardare, come in una palla di vetro, il proprio futuro. Ed è un futuro radioso perché ci sono diversi talentini, ma soprattutto c’è una crescita numerica del movimento. Merito dell’attività delle società sul territorio, oramai su tutta la Penisola e non solo, nei grandi centri o laddove vi era la tradizione schermisitica. Merito anche dei tanti maestri, alcuni dei quali sono stati grandi atleti che, appesa l’arma al chiodo, continuano a rimanere in sala scherma trasferendo la propria esperienza ai più giovani. È un cerchio virtuoso che garantisce il continuo ricambio generazionale. Credo che la scherma debba essere presa a paradigma anche dalla società, dove a volte si stenta a dare fiducia ai giovani o peggio ancora a trasmettere loro esperienze e conoscenze.
Lei ha sfidato “a duello” diversi personaggi, o campioni di altri sport, ovviamente per gioco. Ricordo Berlusconi e più recentemente Nibali. Con chi le piacerebbe incrociare le lame nel mondo dello sport, politico o della società civile? Anche solo per farne la conoscenza?
Non c’è un personaggio che mi piacerebbe “sfidare”. Mi piacerebbe piuttosto fare squadra con chi è “in pedana” per affrontare diverse sfide. Uno tra questi è papa Francesco, il quale sta affrontando assalti particolarmente difficili e che stimo tantissimo, non solo per il suo carisma e la sua profonda fede, ma anche per la grinta, la perseveranza e per la semplicità con cui sta “combattendo” ogni giorno. Ecco, mi piacerebbe fare squadra in pedana con lui.
Ultimamente è impegnata in diverse campagne contro la violenza sulle donne. Qual è la sua lettura di questo tragico fenomeno? Ha avuto esperienze o è venuta in contatto con storie di donne, vittime della violenza di genere?
Quando si parla di violenza, troppo spesso si pensa ai casi più gravi. La violenza di genere è insita a volte anche nelle piccole cose, negli atteggiamenti, in una cultura ancora ancorata a retaggi del passato dove la donna aveva un ruolo “diverso” rispetto a quello dell’uomo. Io, nel mio piccolo, provo a dare il mio contributo a queste campagne che sono delle vere e proprie “battaglie” culturali. Bisogna impegnarsi tutti: noi donne in primo luogo nel non accettare più passivamente alcune situazioni ed alcuni equilibri statici, impostati su un senso di inferiorità rispetto all’uomo, e gli uomini devono impegnarsi ad essere meno maschi e più… “uomini”.
Sappiamo che sarà al Villaggio per la Terra di aprile a Roma dove è già stata lo scorso anno, sia per la campagna #4women4earth sia come rappresentante del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro che anima le attività sportive con i visitatori. Che esperienza è quella del Villaggio, per voi delle Fiamme oro e per il pubblico che incontrate?
Ho aderito con piacere lo scorso anno e lo farò anche quest’anno. Per diverse ragioni. In primo luogo perché i temi dell’ambiente, del rispetto per il nostro Pianeta, mi stanno particolarmente a cuore. E non credo che possa esserci una madre od un padre che non tega al futuro della Terra che, inevitabilmente, significa anche il futuro dei nostri figli. Ecco perché, se posso, nel mio piccolo provo anche qui a dare il mio contributo. Come Fiamme Oro poi veniamo coinvolti per le diverse attività di animazione del Villaggio ed è un’occasione straordinaria non solo per avvicinare sempre più l’istituzione “polizia” ai cittadini, ma anche per far provare diversi sport e permettere ai più piccoli di appassionarsi.
Il suo mandato come deputata al Parlamento è stato denso di attività, proposte di legge, anche come prima firmataria. Che bilancio ne fa?
Il bilancio non può che essere positivo. Ho dato il mio contributo e soprattutto sono stata orgogliosa di aver rappresentato gli italiani, di aver portato le istanze del mio territorio e non solo in Parlamento, di essermi battuta per l’inserimento dell’insegnante di educazione motoria sin dalle scuole primarie e per le diverse tematiche inerenti lo sport a scuola e nella vita sociale. Ci sono state anche tante delusioni, perché non tutte le battaglie è stato possibile portarle in porto, ma lo rifarei. È un’esperienza che ti segna, ti fa comprendere tanto e soprattutto ti responsabilizza, perché quando entri in quell’Aula avverti proprio il peso della delega di rappresentanza che tanti cittadini ti affidano.
La politica è più facile o più impegnativa di un duello col fioretto?
In pedana sei sola e gli italiani fanno il tifo, in Aula invece sono con te, e si affidano a te.