Con la Francia l'atto finale del Sei Nazioni
Grande attesa per il derby che potrebbe riscattare il Torneo degli Azzurri
Ancora ottanta minuti. Il rush finale del Sei Nazioni porta in dote agli Azzurri di Conor O’Shea il 16 marzo all’Olimpico, la Francia per il derby latino che assegna il Trofeo Garibaldi e consegna agli annali il Torneo 2019.
In questo clima di incertezza, anche il destino dell’Italia è ancora tutto da decidere: dopo una partenza in Scozia che aveva addensato più di una nube sulla crescita degli Azzurri, le due sconfitte interne contro Galles e Irlanda hanno detto forte e chiaro che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la direzione imboccata dal movimento quando nella primavera del 2016 si è affidato al tecnico irlandese il compito di rilanciare il rugby italiano è quella giusta.
Del resto, i risultati stagionali della Benetton Rugby e in parte delle Zebre in Guinness PRO14, con i trevigiani al secondo posto della propria conference ed i bianconeri di Parma protagonisti di alcune brillanti prestazioni, avevano già certificato – al pari della competitività dell’Italia U20 e delle Nazionali Juniores – come il sistema alle spalle della Nazionale fosse quello giusto.
O’Shea, del resto, lo aveva detto al momento del proprio insediamento: la portata della sfida è epocale, i cambiamenti da apportare non banali e destinati a non rendere tutti felici, e le tempistiche necessarie per riportare gli Azzurri nelle parti più alte del ranking mondiale lontane da quelle che appassionati e addetti ai lavori desidererebbero.
“Non sono stupido, so di venir giudicato per i risultati. Ma se le sconfitte di oggi e le basi che stiamo ponendo oggi ci porteranno tra qualche anno a bere una birra con questi giocatori e questo staff mentre guardiamo un’Italia competitiva sul prato, ecco allora ne sarà davvero valsa la pena” dice O’Shea che, però, deve e vuole vincere anche nell’immediato.
E come lui i veterani del gruppo azzurro, leggende come capitan Parisse – divenuto di recente l’uomo più presente di tutti nell’ultracentenaria storia del Torneo – Zanni, Leo Ghiraldini che contro l’Irlanda, rilevati i gradi da Parisse, si è confermato un autentico monumento del rugbu italiano, guidando la squadra ad una prestazione come da tempo gli Azzurri non avevano offerto lungo l’arco di tutti gli ottanta minuti.
Si avvicina la Francia dell’ex CT italiano Jacques Brunel, a cui la vittoria della terza giornata contro la Scozia ha ridotto una pressione politica e mediatica che continuava a montare dopo un’infilata di risultati negativi, di fronte al pubblico dell’Olimpico, le condizioni per chiudere il Torneo con un hurrah che tutti aspettano da lungo tempo è concreta. La aspetta O’Shea, la aspettano gli Azzurri, la aspettano le decine di miglia di appassionati che, con fiducia e affetto, continuano ad assiepare gli spalti dell’Olimpico. E che O’Shea, Parisse, Ghiraldini e tutti gli altri non vogliono deludere.