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Un tappo non fa….. primavera? 

Care amiche e cari amici di SC, molti di voi i scrivono per sottopormi domande relative al mondo del vino, e io volentieri rispondo.
Questa volta parliamo di tappi. In molti mi chiedono quale sia il tappo migliore per una bottiglia di vino, se sia meglio il sughero o il sintetico, io ho una mia idea ben precisa.
Il mondo dei tappi è estremamente variegato, con il sughero che è diventato materia prima sempre più ricercata, in quanto la platea dei produttori di vino si è estremamente allargata. Infatti se una volta il novero dei vignaioli era ristretto a quelli europei, oggi si producono grandi vini in quasi tutto il mondo.
Partiamo dall’inizio, storicamente l’inizio dell’uso del sughero per tappare le bottiglie si fa ricadere tra la fine del 1500 ed l’inizio del 1600, quindi molto tempo fa. In quei secoli ci si spostava con carrozza e cavalli , le navi si muovevano con la forza del vento e ancora non si conoscevano i dettagli della fermentazione alcolica. Il tappo di sughero per chiudere le bottiglie e facilitarne la movimentazione diviene una grande innovazione.
Da quei tempi sono passati secoli, e oggi la tecnologia ci fa volare tra paesi, ci fa viaggiare tra i pianeti, ci fa atterrare sulle comete e quindi è quanto meno ipotizzabile che anche sui sistemi di chiusura delle bottiglie si sia fatto qualche passo aventi.
Fotografiamo la realtà, il principale paese produttore di sughero è il Portogallo, e qui esiste l’azienda più famosa di tappi per bottiglie. Un tappo di sughero pieno, ne esistono di vari tipi con più o meno sughero naturale, costa anche oltre un euro a pezzo. Tale tipo di tappo necessita di un sughero che deriva da una pianta che abbia una corteccia di oltre 25 anni!! Considerati questi semplici dati si intuisce che il sughero naturale prodotto non è sufficiente per assecondare le richieste di tutti i produttori di vino del pianeta. Ecco perché si stanno affermando altri tipi di tappo. Da quelli fatti con gli scarti della lavorazione del sughero, a quelli fatti con altri componenti vegetali, a quelli sintetici totalmente.
La diatriba su quale tappo usare è anche molto legata la romanticismo del vino, tipico di Italia , Francia , Spagna e Portogallo, nei paesi del nuovo mondo si utilizzano tappi sintetici e a vite senza nessun problema. Perché diciamolo, il tappo di sughero è concettualmente vecchio e non è il miglior tappo per chiudere una bottiglia. Occorre però ricordare che, al vino spesso per evolversi e migliorare nel periodo che rimane nella bottiglia non serve la totale ermeticità, altrimenti dovremmo usare il tappo a corona ( quello che chiude le bottiglie di birra). Di conseguenza la scelta del tappo oggi va fatta in funzione del tipo di vino che devo conservare.
Secondo me il tappo Stelvin ( con chiusura a vite) è il miglior metodo di chiusura per i vini bianchi , lo sarebbe anche per le bollicine se non esistesse la necessità di stapparle con l’entusiasmo del tappo che salta. Questo perché tale chiusura mantiene meglio i profumi e al vino bianco non si richiede un lungo invecchiamento. Considero invece per i vini rossi alcune differenti scelte, un vino rosso semplice e di pronta beva è meglio tapparlo con uno stelvin, se deve affinare in bottiglia per un periodo di un anno o due utilizzerei un tappo sintetico in materiale plastico, se devo produrre e invecchiare un grande vino manterrei, anche per ragioni commerciali, un tappo di sughero naturale.
Spesso i consumatori meno addentro ai misteri del mondo del vino, pensano che il tappo di sughero indichi qualità mentre il tappo a vite sia legato ai vini di basso livello qualitativo. Non è vero!
Esistono vari tipi di tappo a vite, e alcuni sono talmente tecnologici da costare più di un normale tappo di sughero.
Il punto fondamentale e che quando una bottiglia sa di tappo, il problema è del produttore di vino e non di quello del sughero. In realtà dovrebbe , ed è poi così, essere un problema del fornitore dei tappi che ha dato al produttore di vino un tappo con problemi. Questi problemi sono riconducibili alla presenza all’interno della massa del sughero di funghi che in determinate condizioni proliferano e contaminano con cattivi sapori e odori il sughero e di conseguenza il vino. Perché accade? Perché il sughero non basta e spesso per problemi di tempo il sugherificio non controlla a sufficienza il tappo. Tanto esistono le statistiche che confortano tutti, ovvero “ è normale che con il tappo di sughero qualche bottiglia sia difettosa”.
Da ciò il nostro amico produttore dovrebbe optare per quelli sintetici che sono fungo esente, ma poi esistono le romanticherie e le preferenze dei compratori, che in Europa sono più tradizionalisti, mentre in altre realtà badano più al sodo.
Infatti da anni molti produttori europei differenziano le tappature, mandando nei paesi extra europei bottiglie con il tappo a vite e mantenendo il sughero nel mercato interno. Tale tendenza si livellerà man mano che chi compra il vino capirà i vantaggi dello stelvin o del sintetico.
Capirete che con poche righe è complicato spiegare le mille sfaccettare dei tappi. Quando scegliete una bottiglia cercate di capire che tipo di tappo usa e avrete un idea anche del tipo di vino che c’è dentro, e no fatevi ingannare dal vestito.   

Vigneti Dosio

La cantina del mese è Vigneti Dosio,ho avuto l’opportunità di conoscerli allo scorso Vinitaly e grazie alla loro cortesia ho potuto effettuare una degustazione completa dei loro vini, con una mini verticale dei loro barolo assieme all’enologo Marco Dotta. Nasce nel 1974, e oggi è una realtà affermata nel panorama dei vini piemontesi con una produzione di notevole livello qualitativo. È situata sulle colline nella zona di La Morra, nel cuore delle Langhe, in una posizione incantevole: a cinquecento metri sul livello del mare, la vista spazia sulla piana di Cuneo e di Torino, fino alla splendida cornice delle Alpi, dalle Marittime al Massiccio del Rosa. La cascina preesistente, risalente alla metà del XVIII secolo è stata completamente ristrutturata. Nuove vigne si sono aggiunte ai possedimenti originari, i vecchi vigneti hanno lasciato spazio ai nuovi impianti e al Dolcetto, si sono affiancati il Nebbiolo da Barolo, la Barbera, la Freisa, il Merlot ed il Cabernet per i Langhe Doc. Ogni intervento è stato realizzato nel segno del rispetto delle tradizioni, al fine di creare continuità tra passato e presente. Grazie a un’attenta cura della vigna si producono uve di qualità, la materia prima fondamentale per ottenere grandi vini. Sembra che i vini delle Langhe venissero apprezzati già in epoca romana. Se ne trova traccia negli scritti di Giulio Cesare, Tito Livio e Plinio. Tuttavia, devono passare parecchi secoli prima che venga menzionato il nome Barolo. La prima citazione risale agli inizi del XVIII secolo in un carteggio tra mercanti inglesi e l’ambasciatore dei Savoia a Londra. Nel XIX secolo grazie al famoso enologo francese, Louis Ouidart che portò nelle Langhe le tecniche di vinificazione utilizzate in Francia il barolo divenne un grande vino, apprezzato anche dalla corte sabauda, tanto da definire il Barolo il “vino dei re, il re dei vini”. I vigneti di Dosio sono situati in cru storici delle Langhe, nei comuni di La Morra e Barolo quali, ad esempio, Fossati,Serradenari e Nassone. Solo con uve di qualità si ottengono grandi vini. Esposizione, pendenza, natura e struttura dei terreni sono di fondamentale importanza, ma accanto a questi elementi non può mancare un’attenta conduzione della vigna, nel rispetto del territorio. Le cantine sono moderne nella tradizione, e se capitate dalle parti di Cuneo andate a trovarli, per informazioni www.dosiovigneti.com.