spettacolo

Secondary Ticketing? 

Il più grande pericolo per il mondo dell’intrattenimento!

di Marco Oddino 

Non più bagarini alle venue ma server, BOT e siti fasulli. Le pratiche si sono raffinate, il giro d’affari aumentato ma va tutto a scapito di fans e organizzatori.
  Ne abbiamo parlato con il Dott. Amedeo Bardelli, Direttore della Business Unit Sport di TicketOne

  Per prima cosa… come definirebbe esattamente il secondary ticketing? Da circa un anno questo argomento è salito agli onori delle cronache per alcuni biglietti rivenduti a prezzi folli, si vedano ad esempio i concerti dei Coldplay o degli U2, eppure molta gente fa ancora confusione nel capire cosa sia il secondary ticketing e come funzioni.
  Il Secondary Ticketing non è altro che bagarinaggio online di biglietti di eventi di qualsivoglia tipo rispetto al mercato cosiddetto “primario”; chiaramente, trattandosi di bagarinaggio, non autorizzato e non regolamentato, che è invece regolare e sottostante alle leggi vigenti. Il mercato secondario si caratterizza per la vendita dei biglietti a prezzi maggiorati rispetto al valore ufficiale. Se una volta questo secondary si limitava principalmente ai bagarini che stazionavano davanti ai luoghi dove si svolgono gli eventi, con l’era di internet il mercato secondario è totalmente esploso. 
Le piattaforme di Secondary Ticketing che hanno stabilito continuativamente il loro business, accreditandosi così al grande pubblico, si contano sulle dita di una mano: poi ci sono fenomeni temporanei provenienti da ogni parte del mondo e ad oggi è molto difficile fare un censimento preciso di tali siti web: alcuni infatti restano attivi per il tempo strettamente necessario a vendere i biglietti di un determinato evento per poi scomparire.  Spesso il secondary ticketing è costellato da truffe e raggiri nei confronti del cliente finale: sono innumerevoli i casi di clienti che oltre al “danno” (e cioè il dover pagare cifre astronomiche) subiscono anche la “beffa” (ricevendo in cambio biglietti falsi, rubati, o non corrispondenti). Il secondary ticketing rappresenta davvero un fenomeno grave.
  Anche se la “bomba” è scoppiata su degli eventi musicali, immagino che anche il mondo dello sport sia inficiato da queste pratiche scorrette. In qualità di Direttore della Business Unit Sport di TicketOne, ha mai incontrato fenomeni di bagarinaggio online su eventi sportivi da voi commercializzati?
  Ovviamente si: essendo TicketOne leader anche del segmento sport - grazie a partnership pluriennali con le principali realtà calcistiche e sportive, vantando, inoltre, l’esclusiva su tutti i maggiori eventi sportivi che si svolgono nel nostro paese - abbiamo anche noi avuto a che fare con questo fenomeno. Più l’evento è richiesto, più vengono alla luce situazioni grottesche. Molte volte abbiamo avuto a che fare con biglietti venduti da queste piattaforme di secondary ticketing a clienti che si attendevano una categoria di posto ed invece si vedevano consegnare altre categorie di più basso livello a prezzi esorbitanti. Spesso ad esserne colpiti sono gli stranieri, in quanto conoscono poco il mercato italiano e quindi sono molto più “attaccabili”: si fidano magari del primo sito che trovano, indicizzato dal motore di ricerca e in buona fede procedono con l’incauto acquisto. 
Nel calcio, ad esempio, i siti del Secondary vendono i biglietti con largo anticipo rispetto alla reale messa in vendita degli stessi sui canali ufficiali. In pratica propongono l’acquisto di qualcosa che non è nelle loro disponibilità millantando però di esserne in ampio possesso. Appena i biglietti sono messi regolarmente in vendita queste organizzazionicercano di assicurarsi i biglietti necessari a ricoprire le vendite fatte allo scoperto; la nostra lotta di contrasto è attenta e molto efficace, anche grazie alla la fruttuosa collaborazione con gli organizzatori che negli ultimi tempi sono diventati sempre più sensibili nel supportarci a contrastare questo fenomeno. 
  Quali sono le piattaforme di secondary ticketing più conosciute? E soprattutto… perché nessuna autorità riesce ad arginare questo fenomeno? Sui giornali si leggono inchieste, analisi, vengono emessi provvedimenti da parte dell’Antitrust ma…nulla sembra cambiare. Perché?
  Le più conosciute?  Viagogo,  SeatWave, StubHub … ma di piccoli siti  veramente ce ne sono tanti e guarda caso tutte con sede all’estero, ma alcuni titolari operano stabilmente sul nostro territorio e presenziano agli eventi. Queste realtà non pagano imposte e non si assoggettano alle regolamentazioni dei misuratori fiscali come stabilito dal decreto del Ministero delle Finanze datato 13/7/2000; quindi non sono dotati di sistemi informatici complessi come quelli utilizzati dalle aziende come TicketOne che svolgono attività di vendita ufficiale. Difficile bloccarli senza una regolamentazione ad hoc.
Procedere in questa direzione non è semplice e pochi mesi fa non esisteva alcuna legislazione specifica in merito, ora pian piano il legislatore sta creando un impianto che possa – per quanto possibile – contrastare il fenomeno. Il 27/4/2018 è stato pubblicato un nuovo decreto che al momento non voglio commentare perché non si conoscono ancora le regole attuative. L’unica cosa che posso dire, utilizzando il gergo calcistico, è che mi pare uno schema difensivo più che di attacco. Vista la comune sensibilità all’argomento da parte di Autorità e operatori del settore e soprattutto dell’opinione pubblica mi aspettavo qualcosa di più aggressivo verso chi opera nel Secondary Ticketing, però è almeno un primo passo. Si parla esclusivamente di regole per contrastare i BOT (sistemi automatici di accaparramento titoli ndr) che per TicketOne non sono mai stati una minaccia perché le sofisticate difese informatiche dei nostri siti non li non gli lasciano possibilità di accesso. Noi ci siamo messi a disposizione per raccontare la nostra esperienza e proporre strumenti a tutela del consumatore: da questo punto di vista siamo stati cristallini e proattivi. Abbiamo molto a cuore questa problematica.
  Molti pensano che le piattaforme di ticketing primario abbiano preso accordi sottobanco con le piattaforme di secondary ticketing, e che quindi i biglietti venduti attraverso tali siti derivino direttamente dalla TicketOne o altri gestori similari. Addirittura alcuni pensano che le piattaforme di secondary ticketing siano gestite direttamente dalle piattaforme di ticketing primario ma sotto diverso nome. E’ davvero così?
  Assolutamente no. Anzi, il secondary ticketing rappresenta un vero e proprio danno per le piattaforme come TicketOne. E’ un danno non solo economico ma anche d’immagine: il secondary ticketing  attacca la nostra credibilità, esattamente come l’immagine degli artisti o degli organizzatori. 
TicketOne ha sempre voluto giocare a carte scoperte, sempre all’interno di un mercato regolamentato e trasparente, infatti ha fatto certificare a PwC (la più affermata società di Audit) tutti i propri dati dimostando a tutte le autorità ed enti di controllo coinvolti che non esiste alcuna promiscuità od alcun rischio in questo senso. Lo dimostra anche il fatto che nessun procedimento è stato aperto nei confronti della società che è stata in grado di ottenere la cancellazione della pesante ammenda comminata in un primo tempo dall’AGCM sull’onda emotiva iniziale. Sono certo che anche le altre piattaforme di ticketing primario siano del nostro stesso avviso, qui non si parla solo di concorrenza sleale, è un meccanismo che ha come primo obiettivo il lucro sfrenato – che spesso sfocia in truffa – nei confronti del cliente. Questo non è il nostro terreno di gioco e mai lo sarà. Non tutti sanno che TicketOne in quanto gestore di sistemi di biglietteria certificati, collabora da sempre con le Autorità e con la GdF per la tutela della regolarità delle imposte e dei diritti dovuti in connessione ai biglietti venduti e che nei nostri uffici gli accessi per i controlli sono frequentissimi.
  E quindi la domanda nasce spontanea: questi biglietti da dove arrivano? Chi alimenta questo business?
  Il business è principalmente alimentato da soggetti che comprano e rivendono grazie ad un’organizzazione metodica e capillare anche sul territorio – acquistano biglietti per poi rimetterli in vendita nelle piattaforme di secondary ticketing. Sono vere e proprie strutture che operano sul territorio, dirvi in che modo vorrebbe dire svelare come le combattiamo. Poi c’è la vendita dei biglietti da parte dei fans/tifosi che sono un’altra fonte di alimentazione del secondary in realtà di dimensioni maggiori rispetto a quanto si possa pensare. Spesso chi acquista compra il quantitativo di biglietti per cui ha diritto, ad esempio nello sport il limite è 4, ne vende 2 e utilizza gli altri. Purtroppo le normative in corso di attuazione non prevedono alcuna inibizione o sanzione ai privati che compiono bagarinaggio online e questo non va bene, noi lo abbiamo segnalato più volte. Nel calcio, nei casi in cui viene attuato il blocco del cambio nominativo, questa pratica è impossibile da attuare.
  TicketOne è stata per parecchie settimane sotto i riflettori dopo lo scandalo-concerti di cui abbiamo precedentemente parlato, tuttavia è riuscita a dimostrare la sua totale estraneità. Quali sono le strategie che la sua azienda ha preso per arginare il fenomeno? Quali strumenti operativi sono stati messi in campo per limitare il fenomeno del bagarinaggio?
  TicketOne rappresenta il più importante rivenditore autorizzato italiano di biglietti per ogni tipologia di evento: è quindi naturale per noi sentire una forte responsabilità nel contrastare questo fenomeno ma anche agire da “first mover” nelle pratiche anti-secondary, in modo da diventare anche un esempio per gli altri rivenditori autorizzati che spesso fanno solo proclami ad effetto pubblicitario. Concretamente abbiamo stabilito una serie di procedure informatiche per contrastare l’acquisto incontrollato di biglietti ma anche mantenendo la facilità di acquisto da parte dell’acquirente. Monitoriamo praticamente tutti gli acquisti effettuati: investighiamo su transazioni sospette verificando ed eventualmente annullando gli ordini che potrebbero essere riconducibili ad attività di bagarinaggio. Abbiamo una società di certificazione terza che periodicamente controlla che il nostro impegno sia mantenuto rigorosamente. Infine, collaboriamo attivamente con Netcomm, il consorzio del Commercio Elettronico Italiano, con lo scopo di promuovere il completamento della nuova normativa di contrasto al fenomeno. 
  Anche se non è una vostra partner, la A.S. ROMA ha passato momenti di grande difficoltà durante la vendita dei biglietti di Roma-Liverpool: molti tifosi si sono lamentati dell’impossibilità di comprare un biglietto, ci sono state code lunghissime, il sito internet si è impallato per lunghi periodi. Come si può gestire la vendita di un evento del genere? E’ così impossibile trovare soluzioni più efficaci?

Faccio una premessa, che magari potrà sembrare ovvia: eventi come Roma-Liverpool non potranno mai e poi mai riuscire a soddisfare l’intera domanda di biglietti. A fronte di 60.000 biglietti in vendita c’era una richiesta almeno 10 volte superiore. E se da una parte ci sono i fortunati acquirenti in qualità di minoranza “silenziosa”, dall’altra c’è una maggioranza che silenziosa non è visto che è rimasta senza biglietto. Noi sappiamo benissimo che non esisterà mai un modo per soddisfare totalmente tutti i tifosi in questi ambiti; si possono però attuare delle procedure mirate per regolamentare l’attività di vendita. La Juventus, ad esempio, ha impostato una politica di vendita volta all’utilizzo delle membership card: i titolari delle stesse possono sfruttare una prevendita a loro unicamente dedicata. Il Napoli invece suddivide in tre distinte parti le attività di vendita: prima gli abbonati, poi una seconda per i fidelizzati entrambe in digitale. La terza fase sfruttando solo i punti TicketOne presenti sul territorio partenopeo con biglietti tradizionali.  Per i grandi eventi non è possibile effettuare il “cambio nominativo” (nel calcio, i titoli d’ingresso sono strettamente nominativi, non al portatore ndr) scoraggiando così pratiche di compravendita: solo l’acquirente può andare a vedere la partita. E’ ovviamente necessario il sostegno – tecnico e operativo – da parte della società di ticketing che fornisce il servizio e nel caso della Roma forse qualche problema c’è stato.
  Parliamo di futuro. Ci sarà mai un modo per limitare il bagarinaggio online? Negli USA il secondary ticketing sembra essere oramai pratica assodata e naturale, mi viene onestamente difficile pensare ad un mercato europeo (e di riflesso italiano) capace di mantenere la barra dritta nel contrastare il fenomeno in modo compatto ed incondizionato. 
  Questa è una domanda complessa. Da un punto di vista normativo, come abbiamo visto, si sta muovendo qualcosa anche oltre i confini italiani. In Francia, ad esempio, ha fatto molto clamore l’inchiesta che sta svolgendo l’Antitrust transalpina nei confronti di Viagogo. In Inghilterra alcune famose star della musica hanno scritto una lettera aperta - pubblicata poi sul “Times” - in cui dichiarava opposizione al fenomeno del secondary. Tuttavia, è assolutamente necessario agire a livello Comunitario: serve una normativa europea che regoli il fenomeno evitando frammentazioni o vacatio legis. Anche in America, ove il secondary ticketing è pratica diffusa da anni, ci sono state alcune prese di posizione molto forti da parte di artisti del calibro dei Pearl Jam, inorriditi dal caro prezzi collegato al secondary; Bruce Springsteen per la sua piece teatrale “Springsteen on Broadway” ha ideato un particolare meccanismo di vendita dei biglietti che premia i fan veri e propri del “Boss”. Insomma, pian piano il puzzle sta componendosi, anche se siamo consci che non sarà un cammino breve. Personalmente credo molto nella fidelizzazione dei fan e dei tifosi, è un cammino che si sta intraprendendo velocemente, noi di TicketOne abbiamo già soluzioni all’avanguardia che si traducono in progetti su cui gli organizzatori devono credere e investire e non si parla di solo denaro ma anche di tempo e volontà di innovarsi. 
    Infine, parliamo dei fans. Stiamo vivendo una situazione dicotomica: da una parte leggiamo le lamentele dei fan, inorriditi nel vedere triplicare o quadruplicare il prezzo del biglietto del loro artista preferito, dall’altra vediamo però come questi biglietti venduti a folli sovrapprezzi vengano venduti con disarmante velocità, quasi come la domanda dei biglietti fosse anelastica. Come può un fan difendersi da questo fenomeno? Potrà mai sperare che tutti i biglietti del suo artista preferito vengano venduti al prezzo di listino o vedere un concerto inizierà a farsi difficile anche per la classe media?
  Anche qui servirebbe – uso una frase forte – una “presa di coscienza” da parte dei fans. Più si ricorrerà al mercato secondario, più vedremo i prezzi salire vertiginosamente. L’unica difesa concreta per un fan è una propria autoregolamentazione, capire che il partecipare ad un concerto non può seguire l’assunto del “ad ogni costo”, capire che esistono limiti che non possono e non devono essere superati. Il secondary ticketing vive sulla debolezza e sull’emozionalità del fan amareggiato per non aver trovato il biglietto; con un approccio più razionale e consapevole possiamo colpire alla base di questo fenomeno. So quanto possa essere difficile – il “fan” è dopotutto un “fanatic” no? – ma nessuna regola imposta dall’autorità, nessun provvedimento legale, nessuno strumento tecnico potrà essere tanto forte quanto un comportamento cosciente e critico di chi acquista i biglietti. Se vogliamo davvero sconfiggere il secondary ticketing, dobbiamo cominciare da noi stessi.