La partita si gioca in Campidoglio
Il Comune e lo sport: i 4 miliardi del Patto per Roma all’urbanistica; cento milioni per mettere a norma gli impianti pubblici; spogliatoi e docce nei parchi pubblici. AS Roma? Si allo stadio, no al quartiere. Flaminio? Una priorità. Olimpiadi? I conti erano solo stime. Gelo col CONI? Dal giorno dopo si è ricominciato al lavorare insieme.
di Giuliano Giulianini
Tra candidatura olimpica e progetto dello Stadio della Roma, la nuova maggioranza in Campidoglio ha dovuto mettere lo sport al primo posto dell’agenda politica. Abbiamo intervistato Angelo Diario, presidente della X Commissione Capitolina Permanente “Personale, Statuto e Sport”, esponente del M5S e collaboratore della prima ora di Virginia Raggi.
Può fare un punto della situazione dell'impiantistica sportiva pubblica a Roma? Qual è il patrimonio sportivo del Comune?
Il patrimonio è costituito da 162 impianti di competenza comunale. 120 sono gestiti dalla Direzione Sport e gli altri 40 sono di competenza municipale: quindi i municipi li affidano in concessione e li controllano. A questi si aggiungono le circa 430 paleste scolastiche.
Quanti di questi impianti sono attivi e quanti invece sono inadeguati o addirittura chiusi?
Se parliamo del pieno rispetto di tutte le normative, comunitarie, nazionali e comunali, quasi nessuno le rispetta. E' una situazione comunque nota e la messa a norma degli impianti è uno dei primi lavori avviati dalla commissione che presiedo. Ci sono centri sportivi con impianti elettrici non a norma: quelli realizzati da più di dieci anni ovviamente non rispettano la normativa nazionale che è venuta dopo. Poi ci sono impianti che non hanno l'agibilità; impianti che non sono accatastati... purtroppo c'è un po' di tutto.
Ad esempio uno degli impianti più famosi, quello delle Terme di Caracalla, ha le tribune che ufficialmente sono inagibili. In realtà mi dicono che la questione è soltanto formale: non si trova più il pezzo di carta, e quindi per precauzione c'è un cartello che recita "tribune inagibili". Non rischiano di crollare da un momento all'altro, però c'è disordine burocratico e amministrativo, e questo certificato per poterle dichiarare agibili non salta fuori .
Il Comune chiederà al Governo 4 miliardi che sarebbero garantiti dal Patto per Roma per le infrastrutture sportive anche senza candidatura olimpica. Avete sentore che questi fondi arrivino? Nel caso, quanta parte di essi destinerete allo sport, visto che nella delibera che impegna il Sindaco a richiederli si parla anche di allargare il campo all'urbanistica in generale?
La parte destinata allo sport è minima, nel senso che con quattro miliardi si costruiscono dieci stadi olimpici: è una cifra enorme. La gran parte riguarda investimenti in trasporti pubblici e urbanistica. Per lo sport, oltre a questi fondi che abbiamo indicato con l'espressione "Patto per Roma", ci sono i cento milioni del "Fondo sport e periferie": ad esempio la pista di atletica dello Stadio Giannattasio ad Ostia è stata inaugurata qualche mese fa e aperta al pubblico il 10 ottobre, con lavori pagati dal CONI e un finanziamento governativo. Molti altri progetti sono in fase di cantiere e abbiamo in agenda appuntamenti con il CONI per portare avanti insieme la progettazione: fondamentalmente riguardano aree sportive nei parchi.
Quanto contate sull'arrivo di questi miliardi, dopo il rifiuto alle olimpiadi?
Il dubbio c'è. Al momento è inutile dare percentuali. Su questo argomento offro una riflessione. Se non dovessero più arrivare questi quattro miliardi, a maggior ragione saremmo convinti della bontà della scelta fatta sulla rinuncia alle olimpiadi: il progetto era considerato low cost proprio perché questi fondi erano già considerati disponibili. Se a posteriori ci accorgessimo che non ci sono, significa abbiamo evitato di trovarci con un buco di qualche miliardo di euro che avremmo dovuto pagare con i soldi dei romani. Se arriveranno o meno lo vedremo; è difficile fare previsioni. In entrambi i casi la decisione sulle olimpiadi, secondo noi, si rivelerà corretta, di buon senso.
Parliamo di strutture in abbandono: può fare un punto sulla situazione dello Stadio Flaminio, e di Tor Vergata per cui si era ventilata una destinazione sportiva in caso di olimpiadi? Che progetti avete su questi due monumenti all'immobilismo?
Sullo Stadio Flaminio pochi giorni fa si è espresso Tavecchio annunciando l'interesse da parte della FIGC. Abbiamo anche altre richieste; se ne occupa direttamente l'assessore Frongia (il vicesindaco e assessore allo Sport, ndr.) che ha in agenda incontri con i quattro interessati. Come è noto c'è da tener conto del vincolo della famiglia Nervi (l'architetto che progettò lo stadio, ndr.) che ha una sorta di potere di veto, e dunque il progetto dovrà avere anche il loro assenso.
Quali sono le altre manifestazioni di interesse?
La federazione del Rugby, anche se negli ultimi incontri sembra che il loro interesse, che inizialmente sembrava forte, si sia raffreddato. Abbiamo ricevuto una richiesta di Federsupporter, che vorrebbe realizzarci una sorta di "Casa del tifoso": hanno chiesto un incontro e dobbiamo vederci. Un'altra ipotesi riguarda la Racing Roma (squadra di calcio di Lega Pro, ndr.) che abbiamo incontrato alcune settimane fa. Sono tutte ipotesi da valutare, rimaste congelate per la questione olimpiadi; ma adesso Frongia ha messo il Flaminio tra le sue priorità.
Anche di Tor Vergata si occupa direttamente Frongia. Ci sono un paio di progetti, uno dei quali non strettamente connesso con lo sport. Non sono in grado di dare più informazioni ma comunque per Tor Vergata non si sta pensando solo allo sport.
Avete annunciato la realizzazione di "Punti sport" o "Punti jogging" in diversi parchi pubblici. Che cosa saranno? Come e da chi verranno utilizzati? E quali sono i tempi di realizzazione?
Gli otto punti che sono stati individuati corrispondono a edifici di proprietà comunale di competenza del Dipartimento Ambiente che erano utilizzati come bagni o spogliatoi per i guardiani dei parchi e al momento sono inutilizzati o occupati abusivamente. A questi otto punti (Villa Ada, Parco di Aguzzano, Villa Glori, Parco dell’ex Snia Viscosa, Villa Flora, Villa Sciarra, Parco della Caffarella, Villa Pamphili, ndr.) si è arrivati quando la Commissione Sport ha chiesto alla Sovrintendenza, al Dipartimento Patrimonio e al Dipartimento Ambiente, di elencare le strutture disponibili per questo tipo di servizio da offrire a chi pratica sport nei parchi.
Il punto jogging di Villa Pamphilj è il caso che vorremmo replicare. Il punto che più probabilmente sarà aperto per primo è quello di Villa Ada, in un edificio che fino a qualche anno fa era gestito da AMA, adibito a bagni pubblici. Dovrebbe essere in ottime condizioni e nella villa ci sono tanti gruppi e associazioni sportive organizzate che fanno attività tutti i giorni. Questo è importante perché, dopo avere individuato la struttura, il passo successivo è la pubblicazione di un bando per affidarne al gestione, che sostanzialmente consiste nell'apertura e chiusura del locale e nella sua pulizia. Previsioni sulle aperture è difficile farne, ma entro la prima decade di novembre dovremmo aver effettuato i primi sopralluoghi, di cui si occuperà il Dipartimento Ambiente. Noi coinvolgeremo chi sarà interessato a partecipare. Ad esempio per Villa Ada ci hanno scritto i Leprotti di Villa Ada e i Villa Ada Green Runners, che lì fanno attività.
Lo Stadio della Roma. Quali sono i dubbi e le certezze del Campidoglio?
E' una questione che non ho seguito come presidente della Commissione Sport: per noi quello è un progetto urbanistico che stanno trattando la Commissione Urbanistica e l'assessore Berdini. Comunque l'orientamento è che stiamo valutando la possibilità di fermare questo progetto che, è noto, non ci piace, in quanto secondo noi lo stadio è più uno strumento utilizzato per realizzare un intero quartiere. Noi invece vorremmo dare la possibilità alla Roma e alla Lazio di avere un proprio stadio di proprietà; ma che sia solo lo stadio. Sono numeri che ormai conoscono tutti: nel progetto che è chiamato "Stadio della Roma", in realtà lo stadio corrisponde solo al 14% delle cubature che si dovrebbero realizzare. Quindi è un qualcosa di gigantesco, dove all'interno c'è uno stadio che è un ottavo del progetto.
A proposito di stadi, la Commissione sta seguendo i problemi relativi alla mobilità per lo Stadio Olimpico: l'amministrazione vorrebbe individuare una zona dove fosse possibile arrivare senza congestionare un intero quadrante, raggiungibile con mezzi pubblici.
Sul numero scorso di Sport Club Niccolò Campriani, medagliato di Rio, da noi intervistato pochi giorni prima della conferenza del sindaco Raggi che rifiutava la candidatura olimpica, ha dichiarato: "Sono critico per quello che sta succedendo (il probabile "no" del Campidoglio che poi è arrivato, ndr.) perché non si ha la volontà di entrare sul merito. Critico il metodo: è un "no" a prescindere, senza aprire un dossier e senza parlarne insieme. Capisco le ragioni e le paure di un "no", però parliamone insieme, andiamo punto per punto, perché le olimpiadi impostate in un certo modo possono essere veramente una grandissima opportunità." Come replica a queste affermazioni?
Prima della conferenza (e dopo la nostra intervista a Campriani, ndr.) è avvenuto un incontro in Campidoglio con una decina di delegati rappresentanti del comitato promotore: c'erano Diana Bianchedi e una decina di tecnici. Ci siamo confrontati per più di tre ore, guardando il progetto tabella per tabella. Successivamente abbiamo presentato la mozione: alcuni argomenti li ha esposti la Sindaca in conferenza stampa, altri li ho esposti personalmente, illustrando la mozione con cui abbiamo chiesto alla Sindaca il ritiro della disponibilità ad ospitare i giochi.
Sostanzialmente le criticità sono l'inattendibilità e inaffidabilità delle stime effettuate. Si tratta del risultato di simulazioni di modelli econometrici e non di numeri risultanti da progetti tecnici. Una delle domande fatte durante l'incontro in Campidoglio è stata: "Possiamo vedere il dettaglio degli investimenti per ognuno degli impianti che dovrebbero ospitare gare?". La risposta è stata che non ci sono ancora e al momento tutti i numeri sono, appunto, simulazioni. Questo è stato il principale elemento di dubbio da parte nostra. Questi modelli sono soggetti a fortissime variabilità, un po' come le previsioni sulla crescita economica: a inizio anno il PIL cresce del 3%, a metà anno dell'1%, a fine anno non cresce. Non ci siamo sentiti rassicurati.
Siamo ben contenti di evitare il rischio che comporta l'organizzazione di un evento che espone a quello che è accaduto a Rio, e che in realtà sta accadendo già a Tokyo. Pochi giorni dopo il nostro "no" le principali testate giornalistiche hanno riportato l'allarme di Tokyo sui costi che stanno quadruplicando rispetto alle previsioni. E' quello che è accaduto negli ultimi trent'anni: organizzare i giochi olimpici è un costo e non un'opportunità economica. Sarebbe un onore ospitare un evento così importante ma, come sappiamo, al momento le casse del Comune soffrono di un debito di circa 15 miliardi, e non possiamo permetterci di rischiare di vederlo crescere ulteriormente.
In questa situazione tesa con il CONI si inserisce una lettera del presidente del CIO, Thomas Bach, a Malagò, pubblicata sul sito del CONI che recita, tra l'altro: "La decisione del Consiglio Comunale era politicamente motivata per ragioni che vanno al di là del progetto Olimpico"; che la candidatura godeva "del supporto a tutti gli altri livelli di Governo e della popolazione di Roma e dell’Italia" e che "non c’è dubbio che questo progetto avrebbe lasciato un’eredità positiva e sostenibile per la Città di Roma e per la Regione Lazio, ai quali il CIO avrebbe contribuito con investimento di circa 1,7 miliardi di dollari". Una presa di posizione molto decisa.
Sulla volontà popolare di ospitare le Olimpiadi ci risultano numeri diversi. Ricordo che pochi giorni dopo il "no", una radio ha lanciato un sondaggio: il 56% dei partecipanti era contrario alle olimpiadi e d'accordo con la nostra decisione. Condivido quanto detto in conferenza dalla Sindaca: il ballottaggio è stato trasformato da Giachetti e dal Pd in un sondaggio pro o contro le olimpiadi, visto che si è parlato solo di quello, e il 67% dei romani, secondo noi, ha votato Raggi anche perché non era poi così convinto della positività derivante dall'ospitare le olimpiadi.
Innegabilmente i rapporti tra Comune e CONI hanno toccato il minimo il giorno dell'annuncio del ritiro della candidatura; ma il giorno dopo Raggi e Malagò si sono incontrati alla presentazione del logo degli Europei di calcio del 2020, di cui Roma ospiterà quattro gare. Abbiamo lavorato insieme: FIGC, CONI e l'assessore Frongia. In questi giorni ho incontrato varie volte Riccardo Viola, il presidente del CONI del Lazio con cui abbiamo un rapporto cordialissimo: lavoreremo insieme per i progetti legati al Fondo Sport e Periferie. Non c'è il gelo che viene percepito all'esterno. Ovviamente Malagò non è stato contento della decisione sulle olimpiadi ma si va avanti. Ci sono tantissimi altri argomenti, gli interessi sono comuni, e lavoreremo insieme per realizzarli.