Le nuove tecnologIe al servizio della chirurgia plastica e della MEDICINA ESTETICA
Quarant’anni, appassionato di “Hi-tech medicale”, il Chirurgo plastico Francesco Madonna Terracina è tra i maggiori esperti in laserterapia.
di Andrea Lovelock
Specializzato in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica nel 2006 presso Università di Roma “La Sapienza”, ha seguito master di perfezionamento in Europa, ed è inoltre docente di laserterapìa alla Scuola Internazionale di Medicina Estetica di Roma.
Ma capiamone di più...
Buongiorno dottore, iniziamo a capire come si posiziona l’Italia nell’ambito della chirurgia plastica?
L’Italia, dal punto di vista della chirurgia plastica, è all’avanguardia: i professionisti italiani sono di alto profilo e spesso se ne vanno all’estero perché sono molto qualificati. Tra gli esempi d’eccellenza figura, ad esempio la microchirurgia ricostruttiva del volto e degli arti che viene svolta anche con tecniche innovative.
Quali sono le differenze sostanziali tra chirurgia plastica estetica e chirurgia plastica ricostruttiva?
La chirurgia estetica viene praticata principalmente nelle cliniche private, mentre la ricostruttiva viene svolta per lo più nelle strutture ospedaliere. La Chirurgia estetica è largamente diffusa e difatti l’Italia è l’ottavo paese al mondo, e terzo in Europa, per numero di interventi chirurgici effettuati. Se poi parliamo di Medicina estetica, quindi di procedure non invasive, siamo addirittura tra i primi quattro paesi al mondo, dietro solo a Brasile, USA e Corea, confermando come gli italiani siano particolarmente “vanitosi” ed estremamente attenti al proprio aspetto estetico. E’ anche doveroso sottolineare come nel nostro paese ci si distingue per la qualità degli interventi effettuati e questo spiega anche perché siamo molto spesso invitati a conferenze e congressi internazionali.
A proposito di Hi-tech applicato alla medicina estetica, quali strumentazioni innovative ha introdotto nel suo lavoro quotidiano?
Premesso che nella medicina estetica, si punta ormai alla minima invasività, la mia passione per le nuove tecnologie, mi ha spinto a perfezionare l’utilizzo di sofisticati macchinari: tra questi ad esempio il macchinario che sfrutta il “freddo” per la riduzione e rimozione della cellulite e del grasso in eccesso, richiesta non solo dalle donne ma anche da un numero crescente di uomini. Il successo di questi strumenti risiede nell’ottenimento di risultati soddisfacenti evitando però il ricorso a sale operatorie per le quali c’è inevitabilmente una certa diffidenza tra i pazienti.
Un altro dei suoi strumenti innovativi più apprezzati è quello per la rimozione dei tatuaggi. Come funziona?
“Diciamo subito che si tratta di una tecnica assolutamente nuova e di attualità: basti pensare che in Italia sono stati censiti oltre 13 milioni di soggetti che hanno almeno un tatuaggio sul corpo e al tempo stesso ci sono circa 1,5 milioni di persone pentite che vorrebbero rimuoverli… Bene con questo Laser all’avanguardia, che lavora in miliardesimi di secondo si utilizza uno strumento che funge quasi da ‘gomma da cancellare’ senza eccessivi traumi e soprattutto senza lasciare cicatrici decisamente antiestetiche.
Secondo lei ci sono deficit professionali da colmare e investimenti da fare in Italia?
Professionalmente siamo tra i più preparati nel mondo: nella chirurgìa estetica, dal momento che c’è una forte domanda, ci sono ingenti investimenti da parte delle multinazionali, mentre nella chirurgia ricostruttiva la situazione potrebbe essere migliorata. In generale, dispiace constatare che talvolta in Italia, in alcune realtà, non esiste ancora un sistema completamente meritocratico.
Quali sono gli esempi internazionali da seguire?
Anche in questo caso occorre distinguere: per la chirurgìa estetica la vera ‘mecca’ rimane il Brasile, dove hanno lavorato grandi personaggi, a partire dal maestro Ivo Pitanguy, con un lascito tecnico di grande valore. Per la microchirurgìa, invece, si va dall’altra parte del mondo, ad esempio, in Cina, Corea e Taiwan.”
E’ fiducioso nelle nuove generazioni che si affacciano a questa specializzazione?
Assolutamente sì: durante le mie lezioni nei corsi di formazione, c’è un confronto quasi sempre molto costruttivo, grande curiosità per l’high-tech e per l’evoluzione della laserterapìa.