Allunaggio 1969, un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità.

di Marco Oddino

20 luglio 1969: per la prima volta l’uomo mette piede sulla Luna. 

Un evento memorabile che ha tenuto attaccati ai televisori e alle radio, per 19 ore di diretta, più di 900 milioni di persone in tutto il mondo. Anche i negozi e le carceri, quel giorno, si organizzarono attrezzando appositi schermi per consentire a tutti di vedere, con il fiato sospeso,  quello storico primo passo sul nostro satellite. L’ Apollo 11 con a bordo Neil Armstrong Buzz Aldrin e Micheal Collins, atterrò sulla superficie lunare quella notte tra il 20 e 21 luglio del 1969. Collins aveva il compito di pilotare il modulo,  Armstrong e Collins quello di scendere “a terra” per raccogliere materiali lunari. E alle ore 20:18 Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare. Un evento fantascientifico, davvero da super eroi, che fu seguito dal mondo intero con ansia, stupore, incredulità. Ma anche speranza. Sì, che in quel secolo, il ‘900, così dilaniato da tanti conflitti e da una pericolosa guerra fredda in atto, l’impresa sulla Luna potesse porre fine agli attriti tra America e Urss. La missione fu un successo, e il ritorno a Terra degli astronauti dopo l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico, accolto dal mondo come un evento storico. Si iniziarono a fare nuovi progetti, pensare a nuove missioni lunari, ma invece, in pochi anni, l’entusiasmo iniziale, si spense. Dal 1976 non si ebbero più esplorazioni lunari. La Luna venne messa da parte per “rincorrere” Marte, una nuova sfida, una nuova meta.   

Ora però qualcosa è cambiato. E a distanza di 50 anni da quello storico sbarco, l’uomo si prepara a far ritorno sulla Luna.

E L’Italia sarà protagonista in primo piano grazie al nostro Luca Parmitano che a luglio prossimo partirà per una nuova missione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di lunga durata, chiamata Beyond, “Oltre” durante la quale sarà anche, ed è la prima volta per un italiano, al comando della Stazione Spaziale Internazionale (Iss). 42 anni siciliano, astronauta dell’ESA alla sua seconda missione nello spazio, decollerà con la Soyuz MS-13 da Baikonur insieme al collega russo Aleksandr Skvortsov e all’americano Andrew R. Morgan.

E’ la seconda volta che Parmitano affronta l’universo, ed è stato anche il primo italiano ad effettuare un'attività extraveicolare (EVA) il 9 luglio 2013, uscendo dalla casa cosmica, per 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale. Sposato con l’americana Kathryn Dillow, ha due figlie e nel 2017 gli è stato dedicato l'asteroide 37627 Luca Parmitano.

È stato selezionato come astronauta ESA nel maggio 2009, e  incluso nell'equipaggio di riserva della missione Expedition 34, per poi entrare come ingegnere di volo per le missioni Expedition 36 ed Expedition 37. E’ un appassionato sub, ama lo snowboarding, il triathlon, il sollevamento pesi ed il nuoto. Soprattutto è riuscito a realizzare il suo sogno di bambino: andare nello spazio.

Ecco cosa ha raccontato a Sport Club.

Perché sin da piccolo sognava di fare l’astronauta?

Desideriamo le cose che vediamo, e io ricordo che da piccolo ero affascinato dalle immagini dei primi astronauti delle missioni shuttle. Sono cresciuto in un momento storico in cui lo spazio era il confine tra la realtà delle missioni nasa e la fantasia dei cartoni animati giapponesi.

Cosa si aspettava di trovare e cosa poi le ha dato lo spazio veramente?

Dopo anni di addestramento, avevo un’idea abbastanza chiara di come sarebbe stato vivere a bordo della Stazione. Ma niente ci può preparare alla sensazione inebriante ed esilarante dell’assenza di peso.

Difficile tradurre in parole le emozioni di trovarsi lassù…ci vuole provare?

Ci ho provato tante volte, così come i miei colleghi, ma alla fine quello che riesco a esprimere è sempre riduttivo, perché le nostre lingue non sono adatte alle sensazioni del volo orbitale. Come guardare una foto, invece di essere immerso nell’ambiente rappresentato. E poi, in generale, non è facile tradurre le emozioni in parole: sono tantissime, a volte contraddittorie, in base al momento. Quello che dico spesso ai più piccoli è di immaginare un sogno in cui siamo in grado di volare, senza ali o altri mezzi… ma è meglio di un sogno, perché sai di non doverti svegliare.

Le missioni nello spazio che valore hanno oltre quello di sperimentare? Quanto sono importanti per l’uomo e per la nostra storia?

Non credo abbia senso cercare di quantificare il valore della scienza e della conoscenza. Grazie all’esplorazione spaziale, umana o robotica, i confini del nostro universo si sono allargati, abbiamo una comprensione molto più profonda del nostro universo, ma soprattutto abbiamo scoperto di avere molte altre domande alle quali sarà necessario dare una risposta.

Quanto è dura diventare astronauta? Quali capacità, doti, caratteristiche sono indispensabili?

Il percorso per diventare astronauta è certamente molto selettivo, ma credo che nessun astronauta direbbe mai che è ‘dura’. Veniamo tutti da ambienti professionali o accademici di per sé competitivi. Non esiste una formula precisa per capire chi sarà un buon astronauta, ma in generale direi che aiuta essere persone bilanciate, che fanno bene il proprio lavoro, con le quali è facile lavorare, e che sappiano adattarsi a ruoli e situazioni diverse.

E quanto è duro l’allenamento per poi mantenersi in sella?

Il concetto è lo stesso: quando si ama quel che si fa, gli ostacoli e le difficoltà diventano un’opportunità per migliorarsi. Ogni lezione è un’occasione per apprendere ed evolvere, ogni esame offre la possibilità di misurarsi.

Le missioni spaziali sono una speranza per fare scoperte fondamentali per l’umanità? Per la salvezza dell’uomo, della terra, del nostro futuro?

Le missioni spaziali si basano su tre pilastri: scienza, tecnologia, esplorazione. La prima ha un valore assoluto: il nostro desiderio di conoscere l’universo è quello che più di ogni altro elemento umano ci distingue dagli altri esseri viventi. La seconda ci permette di migliorare la nostra vita ma anche di generare scienza sempre migliore, in un circolo virtuoso che poi vede la tecnologia migliorare in seguito alle conoscenze acquisite. L’esplorazione è l’applicazione pratica di scienza e tecnologia.

Lei crede che possano esistere intelligenze e vita da qualche parte nell’universo?

Sarebbe uno spreco di spazio se così non fosse, e mi spiego: abbiamo molte difficoltà a descrivere il fenomeno ‘vita’, e persino cosa sia l’intelligenza, perché limitati dalla nostra stessa natura. Ma se pensiamo a fenomeni paragonabili a quelli che noi umani percepiamo come ‘vita’ e ‘intelligenza’, direi che oltre a essere possibile sia anche probabile che ne esistano, in altre forme, nell’universo.

Lei ha scelto il nome e il logo della sua prossima missione, Beyond: perché? E cosa si aspetta da questa nuova avventura?

Mi sembrava una buona continuazione ideale sia della mia precedente missioni con l’ASI, ‘Volare’, sia con le missioni dei miei colleghi Pesquet (Proxima, ovvero ‘Vicina’) e Gerst (Horizons, ‘Orizzonti’). ‘Volare Oltre’, cioè spingermi verso quello che non ho ancora fatto, in termini di esperimenti, attività, performance. Ma anche l’idea che le nostre missioni, partendo dall’orbita bassa terrestre, che è appunto vicina alla Terra, si spingono verso l’orizzonte delle nostre conoscenze, e aprono la strada per andare oltre, verso l’ignoto, la Luna, Marte. Verso il futuro.

Spero in questi mesi di missione di poter dare il mio piccolo contributo in questo senso, soprattutto dedicandomi ai colleghi alla loro prima esperienza, che potrò aiutare da veterano.

E’ la prima volta che un italiano è nominato al comando della Stazione spaziale internazionale: cosa prova?

Tanta umiltà, perché gli equipaggi sono formati da membri validissimi, estremamente addestrati. Il mio ruolo sarà quello di mettere tutti nelle condizioni di rendere al massimi delle proprie capacità.

Un sogno da realizzare ancora?

Qualunque esso sia, e ne ho tantissimi, ne avrò sempre altri da realizzare…



GLI ESPERIMENTI DI LUCA PARMITANO IN ORBITA

NUTRISS
Università di Trieste

L’obiettivo è quello di mantenere una composizione corporea ideale evitando l’aumento del rapporto massa grassa/massa magra dovuto all’inattività da microgravità.

ACOUSTIC DIAGNOSTICS
Università di Roma Tor Vergata

Microgravità e rumore a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) costituiscono potenziali fattori di rischio per l’udito degli astronauti. Questo esperimento, propone di valutare eventuali danni all’apparato uditivo confrontando i risultati di numerosi test audiologici effettuati sugli astronauti prima e dopo la missione, ed effettuando test obiettivi dell’udito durante la loro permanenza in orbita.

XENOGRISS
Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università degli Studi di Milano

L’esperimento, utilizzando come modello i girini di Xenopus, si propone di valutare se i processi di accrescimento e rigenerazione siano influenzati dalla forza di gravità.

LIDAL
Università di Roma Tor Vergata, Department of Physics (URTV)

Serve per definire le necessarie contromisure volte a mitigare i possibili danni dovuti alla radiazione durante permanenze umane nello spazio si devono capire gli effetti della radiazione sull'uomo, e conoscere le caratteristiche della radiazione a cui verranno esposti gli astronauti.

MINI-EUSO
INFN – Sezione di Roma Tor Vergata, e Dipartimento di Fisica, Università Roma Tor Vergata & Moscow State University, MSU – Moscow

Mini-EUSO (Multiwavelength Imaging New Instrument of Extreme Universe Space Observatory) è un telescopio di nuova generazione per lo studio ed il monitoraggio di emissioni notturne in banda ultravioletta (UV) di origine terrestre, atmosferica e cosmica, la cui ottica si basa sull’utilizzo di lenti di Fresnel.

AMYLOID AGGREGATION
S.C. Neuroscienze, Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta, Torino & Dipartimento di Neuroscienze, Istituto Superiore di Sanità, Roma

Scopo dell’esperimento è valutare se l'aggregazione delle fibrille amiloidi sia influenzata dalla microgravità, al fine di identificare un possibile rischio professionale negli astronauti che trascorrono lunghi periodi a bordo della ISS. Inoltre, poiché l'accumulo di proteine è una caratteristica predominante di molte malattie neurodegenerative, una comprensione più profonda del meccanismo sottostante l'aggregazione dei peptidi potrebbe essere un obiettivo cruciale nella ricerca neuroscientifica.

IPERDRONE
Divisione Spazio – Deputy, CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali)

E’ un programma finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana per la realizzazione di un piccolo sistema di rientro spaziale in grado di effettuare operazioni in orbita con la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), rientrare attraverso l'atmosfera, raggiungere la superficie terrestre e riportare integri payload imbarcati conservando la funzionalità dei principali sottosistemi.