LA FORZA DELL’INNOCENZA IL MATCH PIU’ DURO
Ha superato momenti durissimi. Tre processi che lo hanno completamente scagionato dalle accuse e ora vive serenamente insegnando tennis nella sua Academy. Il Padel è stata la medicina più efficace per guarire e rialzarsi più forte di prima.
E’ stato numero 27 del mondo. Ha vinto tornei, passato turni su turni, ha girato il mondo. E’ stato per quasi quindici anni uno dei protagonisti del circuito Atp di Tennis. In Coppa Davis ha perso solo un match, con Roger Federer. E’ alto un metro e novanta ed è magro. Ha un portamento regale come il suo stile di gioco. Gioca con leggerezza senza mai forzare i movimenti ma il suo smash è devastante. Un giorno però la sua carriera si è fermata. E’ stato radiato dalla Federtennis con l’accusa di aver alterato alcune partite per guadagnare soldi tramite le scommesse. E’ stato assolto con formula piena dopo più di tre anni di tribunali e quattro gradi di giudizio.
“Sono stato assolto tre volte. Due dalla giustizia sportiva e una da quella ordinaria. Gli anni persi non me li ridarà nessuno ma ho camminato sempre a testa alta e continuerò a farlo. E’ stata una storia lunghissima che però si chiusa ma c’è voluto parecchio tempo per far capire a tutti che ero innocente.”
Ora ha 36 anni e gestisce un’Academy di tennis che porta il suo nome, pensa a fare crescere i giovani talenti. I ragazzi sono stregati dalla sua personalità. Potito è un Signore del Tennis, un Gentleman dello Sport. Sentirlo raccontare con serenità le pagine più dure della sua vita è stravolgente. A volte non grida mai, non alza mai i toni anche contro la più grande ingiustizia che ha subito. Non è necessario. E’ misurato, a volte anche tremendamente distaccato dalle cose. Il Padel lo ha aiutato a non perdere mai contatto con lo sport agonistico.
Sarebbe eccessivo dire che dopo la squalifica e l’assoluzione il Padel è stata la tua resurrezione sportiva?
“No, non sarebbe eccessivo. Sarebbe sbagliato. Io non sono mai morto. Sono stati anni difficili ma sono una persona molto tranquilla che ha saputo affrontato tutto cercando di essere sempre professionale. Il Padel è stato la mia via di fuga Se ti succede una cosa del genere - e sai di essere innocente - puoi perdere anche la ragione. A me non è successo anche se ammetto che sia stato un colpo durissimo che ancora accuso.”
“A tennis ho fatto un’ottima carriera – ci racconta seduto elegantemente su una panchina del circolo dove insegna. Quando sei giovane sogni di entrare nei primi cento ma a me è andata decisamente meglio. Ad ottobre del 2007 ho ottenuto il mio massimo piazzamento nella classifica mondiale, poi sono rimasto tra i primi 40-50. Sono più che soddisfatto, ora insegno e faccio crescere i ragazzi”.
Te lo ricordi il giorno in cui sei diventato numero 27 nel mondo?
“Certo, come fosse ieri. Era il 15 ottobre del 2007. I numeri sono importanti, misurano i tuoi sforzi e il tuo impegno. Ti dicono esattamente quello che stai facendo perché a volte non te ne rendi neanche conto. Quel giorno speravo di migliorare ancora, anche se era quasi impossibile perché avevo vinto tantissime partite. Comunque quello è stato il mio miglior ranking anche se per me contano di più i dieci anni in cui sono rimasto tra il 40-esimo e 50-esimo posto.”
Uno con la tua classe che sensazione ha quando prende in mano una racchetta da Padel?
“Ho iniziato a giocare più o meno un anno e mezzo fa e mi sono appassionato subito. Così, una volta abbandonato il tennis il Padel è diventato la mia passione principale. All’inizio ho faticato tantissimo ma poi guardando gli altri – specialmente giocando con i ragazzi del Due Ponti – piano piano ho imparato. Mi diverto, faccio tornei e qualcuno lo vinco anche.”
Come ti sei realizzato tecnicamente nel Padel?
“Beh, preferisco giocare avanti. I miei colpi sono la volee e lo smash. Faccio fatica invece a stare dietro. Muoversi tra le pareti per me non è così automatico. Devo lavorare ancora tanto. Per giocare a Padel bisogna avere una grande sensibilità di mano. Tirare forte non serve a niente. C’è molta strategia.”
Giochi in Serie A per la squadra dell’Area…
“E’ un gruppo bellissimo, belle persone molto professionali. Abbiamo anche gli spagnoli che sono molto forti come Lucio Capra, Adrian Biglieri, Martin Pineiro e gli italiani Enrico Burzi, Simone Polacco, Marco Viola, Leo Padovani e due personaggi carismatici come Fabrizio Anticoli e Serf e poi ci sono le ragazze che sono super (Sandrine Testud, Ingrid Van Booven, Maria Elena Camerin e Virginia Riera)”.
Potremo mai battere gli spagnoli o argentini?
“Loro sono nati con la racchetta da Padel in mano. Non si recupera facilmente. Fino a qualche tempo fa in Italia non c’erano neanche i maestri ma stiamo crescendo e ci sono tanti ragazzi che iniziano. Ci vuole tempo.”
Potito è uno di quei personaggi che rendono il Padel uno sport meraviglioso. Tutti vorrebbero giocare con lui. Da Belasteguin fino a Francesco Totti.
“Beh in Spagna, ho fatto tanti tornei e sono abbastanza conosciuto ma credo che Bela con me voglia giocare a tennis, o forse no? in ogni caso sarebbe un grandissimo piacere.”