SERGIO PALMIERI
I LOVE TENNIS
di Marco Oddino
Una vita dedicata al tennis e da oltre 15 anni indiscusso direttore tecnico degli Internazionali BNL d’Italia, Sergio Palmieri si prepara ad affrontare l’ennesima sfida con l’imminente arrivo della tappa romana del circuito ATP 1000.
Una personalità di altissimo profilo e con un importante passato manageriale - è stato anche il manager di John McEnroe - 72 anni compiuti a novembre, Sergio Palmieri è anche Direttore Organizzativo della FIT nonchè Coordinatore del Settore Tecnico, occupandosi anche dell’organizzazione di tutti gli incontri di Coppa Davis e Fed Cup che si disputano in Italia.
Grande lavoratore, svolge ogni compito con un attivismo ed una professionalità impagabili, derivanti dalla sua grande conoscenza e passione di ogni aspetto del mondo delle racchette.
Ecco cosa ha raccontato a Sport Club...con qualche aneddoto decisamente simpatico.
Buongiorno Direttore, potrebbe farci un bilancio di quanto e come è cambiato il torneo negli ultimi anni?
E’ un bilancio estremamente positivo evidentemente. Negli ultimi anni l’impianto del Foro Italico è diventato bello, efficiente per i giocatori, molto accogliente per il pubblico, sempre più numeroso, i media sono sempre di più, la produzione televisiva all’avanguardia e la copertura mediatica a livello mondiale è assolutamente di primo ordine.
Roma è sempre una delle mete più gettonate dai top player del ranking mondiale. Come mai?
Ogni anno migliora l’accoglienza, cerchiamo di non tralasciare alcun aspetto. Dall’hotel, alla transportation, alla sempre migliore qualità dell’alimentazione. Lo staff che mettiamo loro a disposizione è molto professionale e risponde a tutte le loro esigenze…e poi Roma è bellissima.
Esiste un tennista che non è mai venuto a giocare a Roma e che lei avrebbe voluto ospitare nel tabellone?
Negli ultimi 20 anni hanno praticamente giocato tutti i più forti giocatori e le più forti giocatrici del mondo. Un giocatore che non ha mai giocato in passato e che avrei tanto voluto vedere a Roma è Jimmy Connors. Una sola volta si è visto sui campi del Foro Italico, ma per giocare in doppio in coppia con Ilie Nastase.
Se dovesse trovare un pregio ed un difetto al torneo, quali sarebbero?
Sono troppi gli uni e gli altri. Lavoriamo tutti intensamente per eliminare tutti i difetti che riscontriamo….
Ci racconta un aneddoto che ricorda particolarmente che le è accaduto durante una edizione passata del torneo?
Sono tanti ed estrapolarne uno non è semplice…comunque ultimissimamente mi ha lasciato allibito il fatto che Kei Nishikori, nella sua camera d’albergo, prima di andare a letto si è troppo rilassato facendo il bagno addormentandosi immerso nella vasca. Risultato: ha completamente allagato la camera con danni ingenti, ma fortunatamente si è svegliato in tempo scampando l’annegamento…..
Ed uno con l’esuberante John McEnroe quando era il suo manager?
Troppi episodi hanno caratterizzato la carriera di John McEnroe, ma ricordo con piacere il suo fermo rifiuto di giocare un’esibizione a Sun City in Sud Africa, nonostante l’allora (era il 1984) strabiliante compenso di 1 milione di dollari che gli erano stati offerti . Mi disse “ Non giocherò mai in un paese in cui esiste l’apartheid".
Lei durante una intervista dopo la sua elezione alla Presidenza del Comitato Regionale Lombardo ha detto: “Proprio quando va tutto bene è il momento di lavoro il doppio, anzi il triplo…non bisogna mai sedersi”.
E’ una constatazione che bisognerebbe sempre tenere presente. Per salire ci vuole tempo, sacrificio, volontà, passione; per scendere basta un attimo.
Il sistema tennis in Italia è cresciuto moltissimo, cosa c’è ancora da fare e migliorare secondo lei?
Lavorare, lavorare, lavorare. Il lavoro alla fine paga. Bisogna saper ascoltare i suggerimenti che ci arrivano dai dirigenti, dagli appassionati e da chi gioca.
L’esperienza delle Next Gen ATP Finals di Milano è stata una prima e significativa “mossa” di strizzare sempre di più un occhio verso i tennisti del futuro. Ci racconta le sue impressioni sul format e soprattutto sulle nuove regole sperimentate per la prima volta in un torneo?
Per quello che mi riguarda ho sempre prestato molta attenzione ai giovani e proprio guardando a loro che ho consolidato la mia professionalità nell’ambito del tennis professionistico. Per quanto riguarda le nuove regole sperimentate a Milano, le ho trovate tutte molto interessanti. Spetta ora ai giocatori, ai media, agli sponsor, alle televisioni e soprattutto al pubblico e ai fans, giudicarne la bontà e l’opportunità di renderle pratiche a livello di competizioni professionistiche, vedi ATP tour, WTA tour a Grand Slam. Credo che la fase di sperimentazione non debba essere troppo lunga, altrimenti rischierebbe di essere “non accettata e non opportuna”.
Infine, qual è il suo sogno nel cassetto relativamente al torneo romano?
Il mio sogno è che Roma resti per sempre uno dei tornei più importanti del mondo e che i giocatori che partecipano al nostro evento, ritornando a casa dicano : “Roma è un torneo fantastico !!!”