IL RITORNO DEL GALLEGUITO
E’ stato per 13 anni numero 1 al mondo. Juan Martin Diaz torna nel WPT dopo un lungo anno di infortuni e operazioni. Giocherà con Pachito Navarro. Due mesi fa ha esordito nella nazionale spagnola - come naturalizzato - vincendo il titolo agli Europei. E’ una delle leggende del Padel.
L’abbiamo incontrato all’Estoril in occasione degli Europei che ha giocato con la Spagna come naturalizzato. Disponibile, simpatico, istrione e sempre sorridente. Un personaggio. E’ nato in Argentina a Buenos Aires ma ha origini spagnole galiziane. E’ il giocatore forse più talentuoso di tutta la storia. Riflessi, tecnica, eleganza e colpi di genio. Lo abbiamo seguito da vicino, seduti a bordo campo, a meno di quattro metri di distanza. Incredibile. Tocca la pallina come un violinista accarezza le corde del suo strumento. Per capire che ha battuto dovete aprire gli occhi. Una sensazione pazzesca che poche volte abbiamo avuto occasione di provare. Juan Martin Diaz sta al Padel come Roger Federer sta al tennis e Roby Baggio al calcio. Poesia. Il paragone con Diego Maradona è d’obbligo. Tutti e due mancini, argentini. Calcio e Padel sono le due grandi passioni dei ragazzi argentini ma soltanto il football ti può cambiare la vita.
Juan cosa pensi del Padel italiano?
“Ho tanti amici, sono venuto diverse volte da voi. Ho giocato con Potito Starace e Flavio Cipolla. Il livello cresce rapidamente. E’ importante avere tanti buoni allenatori e serve maggiore diffusione. In Italia non è ancora molto conosciuto. So che Francesco Totti è un grande appassionato. Il Padel italiano dovrebbe sfruttarlo per la promozione. Mi piacerebbe molto giocare con lui. Sarebbe un onore”
Raccontaci il tuo rapporto con Bela, avete vinto così tanto insieme…
"abbiamo lavorato tantissimo insieme. Il Padel è uno sport di coppia, con Bela eravamo una coppia incredibile. Quasi irripetibile. In campo ha una personalità devastante, domina il gioco anche quando non tocca la palla. Lui era la costanza, la serietà, io la follia. La decisione di dividerci la prese lui, quando me lo comunicò la nostra storia era già finita. Era inutile aggiungere altro. In partita davamo tutto ma fuori dal campo quasi ci ignoravamo. Mi è dispiaciuto ma razionalmente è stato giusto così. Ora abbiamo un ottimo rapporto, ho grande ammirazione per lui.”
Qualcuno ti ha definito il “Maradona del paddle”.
"E’ una cosa che mi rende orgoglioso. Il mio modo di giocare, un po’ atipico, è sempre piaciuto alla gente. Il fatto di giocare in modo molto offensivo, sempre vicino alla rete, viene apprezzato e forse un po’ sopravvalutato. Quando giocavo con Bela mi davano sempre gran parte del merito, mentre il suo lavoro non aveva il giusto riconoscimento. In realtà il suo apporto è sempre stato importante quanto il mio, o anche di più".
Poi cosa farai? Ci hai già pensato?
"Penso che il mio futuro sarà sempre legato al paddle. Mi piacerebbe diventare allenatore e vorrei contribuire alla diffusione del gioco in tutto il mondo. E' un mercato in espansione e con enormi potenzialità".
Nel torneo a coppie hai giocato con Pablo Lijo…
“Mi sono trovato molto bene, mi sono divertito tantissimo. Per me non era semplice perché ero rimasto fermo per troppo tempo e quando non giochi ti vengono in mente tante cose negative. Il Padel invece è felicità.
Come hai trovato il livello delle altre nazioni?
“Il Portogallo mi incanta. Sono migliorati tantissimo. Italia e Francia sono sempre più forti. Poi ho visto anche nazioni esordienti che qualche anno fa non esistevano. Il Padel sta crescendo in tutta Europa.
Quali sono i tuo progetti?
“Spero di riuscire a formare una mia Accademia Internazionale con basi in tutti paesi dove si gioca a Padel ma anche dove il nostro sport non è ancora arrivato. anche dove ancora non è arrivato.