Arianna Errigo

Singolarmente in gruppo

Di Valeria Barbarossa

Monzese, classe ’88 le cui specialità sono il fioretto e la sciabola. Carattere mite ma grintoso condito con una grande qualità: non perde mai la testa.
È partita a sei anni ed è arrivata a conquistare, tra le tante medaglie, due ori nei mondiali individuali, due ori agli europei individuali e 15 ori, tra cui l’Olimpiade di Londra, nei vari campionati a squadre. Il più grande rimpianto? L’argento individuale proprio a Londra.

Arianna perché la scherma?
In famiglia nessuno la praticava e neanche ho mai avuto il mito di Zorro. In realtà mia mamma seguiva la scherma in TV specialmente durante le Olimpiadi. Così ho deciso di provare. Ho iniziato a sei anni e non sono più uscita dalla palestra.
Qual è l’aspetto più difficile di questo sport?
Forse è l’aspetto mentale. Il nostro è uno sport abbastanza completo: c’è la componente fisica che, a differenza del passato, è diventata fondamentale, poi c’è quella tecnica che è ovviamente alla base di tutto e poi, appunto, quella mentale che incide molto. Le gare sono molto lunghe, iniziano la mattina e finiscono la sera, gli incontri durano poco quindi nel giro di pochi secondi ti giochi tutto l’incontro. Mantenere sempre alta la concentrazione non è semplice.
Tu come ci riesci?
La mia fortuna è che sono sempre riuscita a gestire bene i momenti delicati. Riesco quasi sempre a rendere di più sotto stress, a differenza di tanti atleti, invece, che quando la posta in gioco è alta il loro livello di stress aumenta giocando loro brutti scherzi. A me per fortuna non capita.
L’allenamento di una settimana in che cosa consiste?
Ci alleniamo generalmente dal lunedì al venerdì ma dipende ovviamente dagli impegni e dai periodi. Mi alleno la mattina e il pomeriggio suddividendo parte tecnica e fisica. Lo stabilisci insieme al tuo staff a seconda della vicinanza della gara. Faccio sedute in palestra per il potenziamento muscolare, allenamento in pista per il cardio etc., il tutto sempre regolato a seconda del calendario sportivo.
Quante persone ti seguono?
Il mio maestro, il mio preparatore atletico e la mia psicologa. Poi naturalmente lo staff medico.
Che alimentazione segui?
Il nostro non è uno sport con categorie di peso, quindi non abbiamo restrizioni estreme. Certo l’alimentazione è comunque alla base della nostra attività, motivo per cui seguo una dieta molto varia: dalla pasta, alla carne, al pesce, alle verdure.
Qual è stata la gara più difficile?
L’Olimpiade di Londra per tanti motivi. Prima di tutto era la mia prima Olimpiade e quindi non avevo idea di che cosa volesse dire parteciparvi e vivere quelle emozioni che sono uniche, poi avevo 24 anni e gareggiavo insieme a Valentina Vezzali che è una veterana delle Olimpiadi e infine arrivavo da un bruttissimo mondiale. Un insieme di cose che a livello psicologico non mi hanno favorito. Ho fatto un assalto difficilissimo in semifinale con Valentina Vezzali che arrivava da tre ori consecutivi alle Olimpiadi, aveva vinto il mondiale… certamente l’assalto più difficile della mia vita. (Arianna ha battuto in semifinale la connazionale Valentina Vezzali, ndr).
Chi è la schermitrice più forte di tutti i tempi secondo te?
Valentina Vezzali! Lei ha dominato per tantissimi anni. Era una macchina, non mollava mai! E la cosa bella era che metteva la stessa grinta e la stessa tenacia sempre… Anche se facevamo il torneo dell’amicizia, tanto per dire, lei tirava fuori sempre la stessa determinazione.
Attualmente l’avversario più ostico?
La Deriglazova che ha vinto l’ultima Olimpiade di Rio. Ecco secondo me lei è la più forte che c’è ora in circolazione.
I tuoi prossimi appuntamenti?
La terza tappa di Coppa del Mondo a Torino, gara a cui tengo particolarmente perché si svolge in Italia, poi fino a giugno altre tappe sempre per la Coppa del Mondo, a fine giugno ci sarà l’Europeo e a luglio il mondiale che saranno i due appuntamenti più importanti.
C’è una gara che ora, col senno del poi, rimpiangi?
Hai voglia! Sai quante? Quella dove ho il rimpianto più grande è sicuramente l’Olimpiade di Londra perché la finale che ho perso con Elisa Di Francisca me la sono mangiata! Ero in vantaggio fino a pochi secondi dalla fine ma nell’ultima stoccata ho commesso un errore banale e ho perso l’oro.
L’aspetto più bello di questo sport?
Giri il mondo, vedi tante culture ma la cosa davvero bella della scherma è che è sia uno sport individuale che di squadra e questa è una caratteristica particolare perché, di solito, o è l’uno o l’altro. Certo, come mentalità siamo molto individualisti, però si imparano a gestire le dinamiche di un gioco di squadra.