Maurizio Battista

Un esuberante timido

Di Valeria Barbarossa

È in arrivo “Scegli una carta” il nuovo spettacolo di Maurizio Battista che debutterà il 26 dicembre al teatro Olimpico. Insieme a lui, anche il mago Silvan.
Al telefono Maurizio esordisce così: “Non parlamo della Roma che già c’ho tanti problemi sto periodo…”, resto un attimo in silenzio e subito dopo scoppio a ridere. Tutta l’intervista è così, piena di battute e di racconti di vita che ti portano in un quotidiano leggero e spensierato. E infatti l’ho ringraziato, perché quando parli con lui la giornata volge subito in positivo.
Maurizio quando hai capito che il palco sarebbe diventato lo strumento per esprimere il tuo talento?
Guarda, ancora bene bene non l’ho ancora capito! Scherzi a parte… sin da bambino ho sempre mostrato un carattere esuberante ma timido. So che potrebbe sembrare un controsenso ma è così. Di base sono allegro e far ridere le persone mi è sempre piaciuto e nonostante siano passati tanti anni provo sempre lo stesso piacere e la stessa gioia. Prendi ispirazione da tutto ma come fai a ricordare e ad esasperare i comportamenti?
Perché li vivo, li guardo, li memorizzo e poi mi vengono in mente così… per caso. Il mio spettacolo infatti non ha una scaletta. C’è un canovaccio che seguo a grandi linee ma poi siamo lì per divertirci e troviamo tutte le armi legali e illegali per ridere. È un modo mio, senza una drammaturgia, vado a braccio.
Chi è stata la prima donna che hai preso di mira?
La mia prima moglie, calcola che sto a tre quindi figurati che escalation!
E i comportamenti si ripetono?
Sì ma perché ci ripetiamo pure noi alla fine. Ho un’età con un vissuto di tante cose belle e brutte e racconto ciò che mi accade. Poi qualcosa è ovvio che la romanzo ma di fondo racconto il mio quotidiano.
Anche dagli aspetti brutti della vita riesci a tirar fuori qualcosa per far ridere?
Come no! Dai lutti, dalle operazioni… è proprio quella la perversione! Far diventare comiche le cose drammatiche.
Hai mai paura di non avere più idee?
No perché significherebbe perdere il mio carattere. Ho sessant’anni, se non mi è cambiato fino ad ora non cambia più. Quindici mesi fa poi ho avuto un’altra figlia che per me vuol dire nuova linfa, nuova vita, nuove esperienze.
Hai tre figli, due femmine e un maschio, che vanno dai 15 mesi ai 36 anni. Che differenze in te ci sono dal primo all’ultimo figlio?
Il peso! E poi il primo lo prendevo in braccio e lo tiravo a cinque/sei metri d’altezza, mo questa al massimo a cinque/sei centimetri… e chi ce la fa più! Prima gli correvo appresso mo aspetto che mi corrano dietro loro.
E con le donne?
Ho cambiato tre mogli, di varie età… c’è sempre un po’ di conflitto ma credo fermamente nell’amore e quindi ci riprovo sempre.
Pratichi sport?
No. Cioè mentalmente li pratico tutti ma praticamente no! Un po’ il tempo un po’ la pigrizia lo ammetto.
Però ricordo una tua partita a calcio di beneficenza qualche tempo fa… ti ho visto con i miei occhi.
Va be’ ma quella era ‘na pagliacciata non è sport… è cirque du soleil ma che stai a scherza’!
Però in campo ti sei difeso dai…
Sì faccio il mio perché c’è una passione ma non è che so capace ecco.
E in TV che sport segui?
Il calcio, il tennis… praticamente solo quelli di cui conosco le regole.
Parlami di quest’ultimo spettacolo.
Si intitola “Scegli una carta” e nello spettacolo ci sarà anche il mago Silvan. Il titolo rispecchia la vita, in cui ogni carta sarà un argomento che tratteremo. Si parla un po’ di tutto.
Come mai quest’accoppiata?
Con Silvan ci lavoro spesso. La spiegazione è molto sentimentale e ti spiego il perché. Le mie serate sono semplici, genuine, senza polifosfati, metto Silvan perché, oltre ad essere un grandissimo artista, è il simbolo dell’Italia sana. Ti ricorda quando tua madre, i tuoi nonni erano felici, quando le famiglie erano unite, quando non c’era tutta questa cattiveria e questo abbrutimento verso tutto e tutti. La gente aveva speranza, allegria, aveva poco ma era felice. Ora abbiamo tanto ma siamo infelici. Silvan rappresenta questo.
Qual è il tuo motto?
Il passato non si può cambiare, cerchiamo di migliorare il futuro. Il mondo dipende da noi.
Come si può ritornare ad essere felici?
Ora si pensa prima al brutto e poi, forse, al bello. Dovrebbe essere il contrario. Dovremmo imparare dai bambini, dalla loro semplicità e dalla loro gioia.