Tony Cairoli
Asfalto? Mai! “Nulla è di più divertente dello sterrato”
di Giuliano Giulianini
C’è un pilota di moto in Italia che ha vinto 9 dei 14 campionati mondiali disputati; è finito sul podio 145 volte su 217 gare, vincendone 83; è stato campione del mondo per sei anni consecutivi tra il 2009 e il 2014, e ha vinto 12 gare di seguito nel 2012. Il nono titolo (quanti Valentino Rossi) l’ha conquistato a 31 anni, in sella alla KTM del team ufficiale Red Bull Factory Racing, lo scorso 10 settembre con un secondo posto in gara 1 del Gran Premio di Olanda ad Assen. Ma a differenza di Valentino, che vede lontano davanti a sé il mito Giacomo Agostini con 15 titoli, Antonio Cairoli, siciliano di Patti trapiantato a Roma, è a un passo dall’eguagliare il campione di motocross più vincente di sempre: il belga Stefan Everts ritiratosi nel 2006 che di trofei mondiali ne ha 10. Come Everts, Tony Cairoli ha collezionato 7 titoli nella classe regina, la MXGP, ex MX1, che ha mancato di vincere solo due volte negli ultimi 9 anni: una volta saltando mezza stagione per infortunio, e l’anno scorso arrivando secondo. Eppure qualcuno lo dava per finito, all’inizio di questa stagione.
La prima domanda è banale: il nono mondiale è meno emozionante del primo? È una questione di abitudine o i vari titoli ti hanno dato emozioni diverse?
I titoli sono tutti stati belli ed emozionanti e non ci si abitua mai; il primo resta comunque quello che mi ha segnato più di tutti gli altri. Quest’ultimo però è stato speciale, perché probabilmente è stato quello più cercato e voluto di tutti, quello per cui ho dovuto lottare più a lungo, considerando i due anni di infortuni che lo separano dall’ottavo.
Quali sono i tuoi momenti più belli in moto? Quando sei in testa? sul podio? quando superi un avversario? o magari quando ti alleni o ti rilassi in privato?
In generale amo tutto della moto, mi piace e mi godo ogni singolo momento in sella; ma se proprio dovessi sceglierne uno in particolare direi: la partenza. È uno di quei momenti magici in cui senti davvero la potenza della moto e durante il quale la concentrazione e la tecnica sono fondamentali. Alle partenze però preferisco i podi, che si fanno senza moto, ma che restano la cosa più bella di qualsiasi sport.
A parte l’uso “professionale”, che moto ti piace guidare, e in che occasioni?
Non uso molto la moto stradale, la usavo di più in passato ma ora mi capita meno. Però uso parecchio la moto in fuoristrada e non solo in pista quando mi alleno. Uso sopratutto il KTM Freeride, per fare delle belle uscite in enduro con gli amici e per godermi il lato più bello dell’andare in moto in libertà.
Qualche volta, atterrando rudemente o sballottato dai dossi, rimpiangi di non aver scelto l’asfalto liscio e le curve in piena aderenza?
Mai! Non c’è nulla di più divertente dello sterrato, sia in moto che in macchina, e non lo cambierei con l’asfalto per niente al mondo. Il fuoristrada è molto più impegnativo e divertente, non sai mai cosa troverai e ad ogni giro ostacoli e condizioni del fondo possono cambiare. Sull’asfalto, tendenzialmente, ad ogni giro trovi sempre la stessa curva nelle medesime condizioni.
Hai raggiunto Valentino Rossi come numero di titoli mondiali. Vi conoscete? Punti a superarlo e magari ad arrivare ai quindici di Agostini?
Conosco Vale e ci siamo visti in diverse occasioni. Per me è un onore aver eguagliato il suo numero di titoli ma di certo la nostra non è una corsa l’uno contro l’altro; spero che entrambi possiamo raggiungere le due cifre in futuro e che possiamo farlo al più presto. Sinceramente, arrivare ad Agostini è ragionevolmente impensabile.
Che ne pensi dell’infortunio di Rossi occorso in un allenamento di motocross? È un rischio calcolato e necessario o per i piloti di velocità è un azzardo?
Non credo si tratti di un azzardo, è uno dei modi che un pilota di velocità ha per allenarsi. Non dimentichiamoci che i piloti della MotoGP non guidano mai le loro moto al di fuori dei test e dei GP, ma solo in un numero molto limitato di occasioni. Questo vuol dire che hanno bisogno di andare in moto per prepararsi. Oltretutto questa volta a Valentino non è occorso un incidente facendo motocross, bensì in una uscita di enduro, sport teoricamente molto meno “rischioso”.
La tua carriera ha avuto una svolta quando ti sei trasferito a Roma: che vita fai in città? Dove vivi? dove ti alleni? quanto sei diventato romano?
Diciamo che mi sento molto romano. Dal 2004 mi sono trasferito nella capitale; molti dei miei amici sono romani e amo questa città; anche se ho preferito allontanarmi un po’ dal caos cittadino per andare a vivere sul litorale laziale a pochi chilometri da Roma, non lontano dalla sede del team: così è facile andare a “lavorare” e posso godermi il clima mite del mare.