il pga championship 2017 è anche di Francesco Molinari
Di Luciano Pandolfini
Avevo appena concluso l'intervista a Francesco per gioire nuovamente due giorni dopo del suo secondo posto al PGA CHAMPIONSHIP, un'impresa riuscita solo a Costantino Rocca al British Open del '95.
Rocca perse al playoff con John Daly e Francesco ha concluso a 2 colpi dal 24enne Justin Thomas, uno dei terribili ragazzi della Next Gen.
La soddisfazione è comunque immensa e questo major conferma Francesco Molinari fra i big del golf mondiale.
Francesco Molinari è oggi il portabandiera del golf italiano nel mondo… Quando ti sei avvicinato al golf? Nella tua famiglia si giocava già a golf?
Mi sono avvicinato da piccolo perché papà e mamma erano appassionati già all'epoca e anche i nonni, soprattutto quello paterno.
Credo di avere iniziato ufficialmente a 8 anni perché allora era l'età minima per farsi soci di un circolo.
Da piccolo pensavi o speravi di diventare un golfista professionista?
No, onestamente è stato semplice divertimento, non ho pensato di fare il professionista fino ai 17/18 anni. Mi sembrava comunque qualcosa di quasi irraggiungibile, tant'è che ho deciso di fare l'università per tenermi aperte altre possibilità. In questo sono stati fondamentali i miei genitori.
Com’è stato il tuo debutto da giocatore professionista e poi nel Tour?
È stato particolare perché ho avuto la fortuna di prendere la "carta" direttamente da amateur alla qualifying school. Il mio debutto da professionista e quello sul tour hanno coinciso. La prima trasferta è stata a Hong Kong da prima riserva, ho sperato di giocare fino all'ultimo ma alla fine sono rimasto prima riserva e ho passato la settimana a guardare i miei colleghi. Non proprio l'inizio che avevo sognato.
Ricordi ancora qual è stata la vittoria più emozionante nella tua carriera amatoriale?
La vittoria direi al Sherry's Trophy in Spagna, con mio fratello a farmi da caddie e con Giorgio Bordoni (allenatore della nazionale che è mancato pochi anni fa). Una settimana di ricordi fantastici.
La tua carriera di giocatore professionista è già ricca di successi. Qual è il tuo ricordo più bello e quello più triste?
È difficile sceglierne uno, il più bello direi la vittoria in Cina al WGC-HSBC championship.
La più triste purtroppo è legata alla scomparsa di caddie o persone che ho conosciuto in questi anni di circuito e che non sono più con noi.
Dal punto di vista sportivo non ho ricordi tristi, i tornei a volte vanno male ma la delusione dura poco e si torna subito in campo.
Nelle tue gare hai giocato al fianco di grandi campioni. Qual è quello che ti ha colpito di più, in positivo e in negativo?
Ho la fortuna di giocare con i più bravi al mondo per cui molti mi colpiscono per il loro talento. Sicuramente Tiger Woods è quello che incuteva più timore e aveva più fascino.
La vita di un giocatore professionista è molto impegnata, ma quali sono i tuoi principali interessi, a parte la famiglia ovviamente?
Seguo molto lo sport, in TV o anche solo via internet. Mi piace seguire quasi tutti gli sport, tenendo d'occhio ovviamente gli atleti italiani. Poi tanto cinema e cucina, trovo rilassante e stimolante provare nuovi piatti.
Nel 2022 la Ryder Cup si giocherà in Italia. E’ veramente così coinvolgente questo evento? Che vantaggi porterà all’Italia e al nostro golf?
È un evento unico, secondo me uno dei pochissimi nel golf che può appassionare anche chi non segue normalmente questo sport.
Penso sia un'occasione per accogliere turisti che magari non hanno mai considerato l'Italia come meta per i loro viaggi golfistici. E per tutti gli sportivi sarà un evento da non perdere.
Su quale tipo di percorso preferisci giocare, parkland o links?
Più sui parkland, perché sono cresciuto giocando su quei percorsi e mi trovo più a mio agio. Detto questo capisco benissimo il fascino dei links.
Guardando ai nuovi giocatori italiani, su quale ti sentiresti di fare un pronostico?
Ci sono tanti che hanno le possibilità per fare bene. Non considero Matteo Manassero perché lui è già affermato nonostante sia ancora giovanissimo. Renato Paratore è quello già più vicino a raggiungere livelli altissimi.
Dal punto di vista tecnico invece qual è il tuo colpo preferito, che esegui con la massima sicurezza?
Probabilmente il drive dal tee ma cerco di essere il più completo possibile e lavorare soprattutto sui punti deboli.
Ogni giocatore quando si appresta a disputare una gara ha una sua routine, qual è la tua?
Sono tante piccole cose, dalla colazione sempre più o meno uguale, alla musica che ascolto durante il riscaldamento, fino a una chiacchierata con il mio caddie per scegliere la strategia di giornata.
Anche se i campioni italiani crescono sia nel numero che professionalmente, purtroppo il numero dei giovani che si avvicinano al golf è quasi irrilevante? Cosa pensi sia necessario fare per sbloccare questa situazione?
Credo ci vogliano iniziative pratiche per abbattere le barriere che si possono trovare per iniziare a giocare a golf. Campi pubblici e corsi gratuiti per le scuole sono le prime cose che mi vengono in mente.
Prima dell’affermazione del tennis, con Panatta, Barazzutti e Pietrangeli, ricordo (per esperienza diretta), che in tutte le scuole medie a Roma la relativa federazione invitò gratuitamente i giovani a corsi gratuiti sui campi del Coni e al termine di ogni step, consentì il proseguimento al successivo per quelli più idonei. In questo modo, oltre a selezionare i migliori giocatori, si contribuì alla diffusione del tennis e si ebbe l’effetto che conosciamo. Non pensi che la stessa cosa la si dovrebbe applicare al golf?
Assolutamente sì, sapendo però che anche gli altri sport fanno o vorrebbero fare lo stesso. Come dicevo bisogna anche, parallelamente ai circoli privati, creare delle strutture pubbliche molto più economiche, dove anche altri aspetti (come l'abbigliamento), siano molto più rilassanti. Bisogna andare oltre lo stereotipo del golf come sport per ricchi che giocano in polo e poi vanno a cena in giacca. In tanti altri paesi esistono anche strutture dove si può giocare con pochi euro e in costume da bagno.
Tutti i giovani guardano ai campioni e oggi nel golf anche tu sei un riferimento. Cosa ti senti di dire a chi ti segue?
Che mi fa piacere il loro tifo e li ringrazio, ma spero che abbiano anche modelli più importanti di noi sportivi. Siamo solo ragazzi e ragazze fortunati ad aver fatto di una passione il nostro lavoro. Ma rimane un lavoro e ci deve essere una vita aldilà dello sport.
Avvierai anche i tuoi figli, un domani, a giocare a golf per vederli ripercorrere la tua stessa strada?
Non in particolare al golf, allo sport sì, perché crescano spero sani e imparino attraverso lo sport la disciplina e l'educazione. Se volessero provare il golf li aiuterei volentieri ma cercherei di essere molto realistico con le loro aspettative.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato e per il supporto che dai alla diffusione del golf.