FURIA ED ELEGANZA

In campo è scatenato. E’ stato anche numero 1 in Italia ma ora pensa sempre di più alla Spagna per entrare a far parte del World Padel Tour. Un progetto che non è più un sogno. Vive piacevolmente tra Marbella e Roma dove ha tanti amici.

Il bambino prodigio è cresciuto. Ora ha 20 anni. E’ maturo ma non ha perso vivacità, anzi. Quando gli chiedo il suo nome completo (non so perché ma ho sempre pensato che tutti gli spagnoli abbiano almeno due o tre nomi) mi risponde: “Due o tre nomi? No! – e si mette a ridere - io ne ho uno solo. A Padel mi chiamano Rocafort. Il mio nome però è Manuel ma preferisco “Manu”, è più corto”. Risatina con alzata di spalla come per dire che è anche più veloce da dire.
Manu è nato a Marbella ma ha un legame fortissimo con Roma per colpa (merito) di un gruppo di amici dell’Orange. Non ama fare lunghi discorsi ma è una persona piacevole che usa le parole con gli stessi tempi di quando gioca a Padel. Si diverte. Vederlo muoversi in campo è uno spettacolo. E’ lui che comanda il gioco, anche quello degli avversari. I movimenti sono fluidi e naturali ma poi all’improvviso cambia ritmo e ti lascia di ghiaccio con un rovescio profondo che è peggio di una frustata. Ride e scherza, sul campo dagli amici accetta anche qualche provocazione ma non gli chiedete di far vincere qualcuno. Manu è una persona educata, è molto generoso, è gentile ma sul campo non regala niente, neanche se gli fate pietà. E’ più forte di lui. Vuole vincere sempre.
“Sono cresciuto giocando a Padel, avevo 7 anni quando per la prima volta ho preso la racchetta in mano. Sono passati parecchi anni ma – essendo giovane –mi manca ancora tanto! Stavo vedendo una partita di mio zio, che è stato professionista n.25 del mondo, e rimasi colpito dalla spettacolarità del gioco. Anch’io volevo giocare.”
E cosa gli hai detto?
“Zio!! devi allenarmi! A Tennis ero bravino ma non ho mai fatto gli stessi risultati che ho fatto nel Padel e così mi sono ritrovato coinvolto dalla testa ai piedi. Vinci un torneo e poi un altro, trasferte e viaggi e tanta soddisfazione. Non smetti mai. Il Padel è passione smisurata, quando entri in campo dai tutto te stesso. Non ci sono mezze misure. Non si può spiegare a parole. A tennis giocavo per la mia famiglia, a Padel invece per me stesso. Quando avevo 14 anni sono stato in Argentina con la selezione spagnola e sono stato numero 2 al mondo”.
Come hai fatto a decidere a soli 7 anni di lasciare il tennis per il Padel
“Viene naturale. Non ho avuto nessun dubbio, ho seguito l’emozione. Quando ero bambino mi incazzavo sempre con qualcuno e al mio compagno dicevo “Voglio vincere, eh?”. Se perdevo una partita mi ammazzavo contro il vetro. Lo spirito competitivo è vita ed è il principio fondamentale di ogni sport. Devi avere sempre voglia di migliorare, di allenarti. E’ una sfida continua. Quando diventi numero 5 della classifica pensi subito a diventare numero 4. Poi 3 e poi 2. E’ in quel momento che fai la differenza e puoi diventare migliore. Soffrire e giocare.”
Il primo risultato importante?
“Semifinale del campionato di Andalusia, avevo 8 anni e poi un anno dopo ho vinto il titolo.”
Quante volte?
“Credo sei o sette. Poi sono diventato Campione dell’Andalusia e a 16 anni campione del Mondo.”
Raccontami come e perché hai scelto Roma
“Due anni fa non sapevo se tornare in Spagna e iniziare il percorso da giocatore per entrare nel World Padel Tour oppure rimanere in Italia e fare esperienza. Ora mi piace stare qui e iniziare a giocare nel World Padel Tour. Ci provo.”
E’ un nuovo Manu?
“Si, ho passato un periodo in cui non avevo più la stessa voglia di un tempo. Forse ero stanco. Credo di aver giocato mille torne
i. Ogni fine settimana, ad un certo punto devi riuscire a fermarti per ripartire.” Queste decisioni importanti con chi le hai prese?
“Da solo. E’ una questione mia personale. Marbella è un posto meraviglioso, ho tanti amici. Qui a Roma invece posso concentrarmi di più sul lavoro specifico che devo fare anche se il livello tecnico del Padel è ancora basso per il World Padel Tour. Quando arrivi nel WPT e non sei abituato al loro ritmo fatichi moltissimo. Lì devi giocare come una bestia, non puoi sbagliare una palla. E’ una questione di testa soprattutto non di livello tecnico.”
Spiegati meglio
“in Spagna sono molto più famelici. Io sono considerato un buon giocatore ma devo ancora lavorare tanto. Chi fa tornei non fa lezioni e si dedica completamente alla sua preparazione. E’ come essere in ritiro continuo. Sveglia alle 8.00, colazione e due ore in campo. Alle 12,00 altro allenamento. Anche tre-quattro sessioni al giorno di due ore ciascuna. Anche quando fai il cesto sono due ore. Quando devono fare una partita trovano sempre giocatori di livello.”
Sei stato numero 1 in Italia..
“Si ma la classifica è un’illusione. Cambia spesso e soprattutto non si può vincere sempre. Quello che conta è migliorarsi e non accontentarsi mai”.
Fai parte di un gruppo di amici straordinario. Andate anche al cinema insieme.
“E’ vero, Luigi Carraro è un riferimento importantissimo per me. All’Orange mi sento a casa. Prima e dopo le partite stiamo insieme nel club che ha degli spazi perfetti per le esigenze di una vera squadra. Rimaniamo spesso a cena insieme. Sono questi i momenti più belli.”
Sei uno giocatore dei giocatori più forti ma non ti tiri indietro se qualcuno ti chiede di fare due palle. Ti ho visto in un’occasione giocare in jeans e camicia e ritrovarti tutto sudato…
“Questo è il bello del mondo del Padel. Gli amici, qui sto benissimo”.
Ma con tuo fratello giocavi a casa quando eravate piccoli?
“Si, sempre. In ogni momento. A casa abbiamo rotto parecchi vetri. Prendevamo una sedia e facevamo finta fosse la rete poi ci scatenavamo. Il terrazzo era quasi un campo perfetto, avevamo anche i muri come sponde. Non la smettevamo mai. Nostra madre ci inseguiva gridando di fare attenzione” .
Manu come si trova il compagno perfetto, ma soprattutto esiste?
“Deve succedere naturalmente. Provi a giocare un torneo e se ti trovi bene e poi continui. Ci vuole pazienza. Il mio consiglio è di non cambiare troppo spesso altrimenti perdi il tuo gioco”.
Qual è il tuo colpo preferito? Il volto di Manu s’ illumina…
“L’uscita di parete! Mi piace da morire. Quando la palla rimbalza sulla parete cerco di tranquillizzarmi e poi la colpisco violentemente.”
Da dove viene tanta eleganza nei movimenti? Facevi danza? Tua mamma ? Manu scoppia a ridere …
“A mia mamma voglio tanto bene ma a Padel non sa giocare … penso sia una questione di sangue. Mi ha insegnato tutto mio zio.”