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Luca Lotti

Lo sport come asset strategico per il sistema Italia

di Marco Oddino

Nato a Empoli, classe ’82, Luca Lotti, si laurea nel 2006 in Scienze di governo e dell'amministrazione all'Università di Firenze. Nel 2013 viene eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del Pd e con il Governo Renzi ricopre la carica di Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con deleghe all'Editoria, alla Pianificazione, preparazione e organizzazione degli interventi connessi agli anniversari di interesse nazionale, e viene nominato segretario del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Il 12 dicembre 2016 entra nella squadra di Governo Gentiloni come ministro per lo Sport e gli vengono confermati l’incarico al Cipe e tutte le altre deleghe.
Quanto è importante oggi per il nostro Paese avere un ministero dello Sport?
Per troppi anni, purtroppo, lo Sport è stato ai margini della nostra società e poco considerato nelle politiche di sviluppo del Governo. Tuttavia, posso dire con soddisfazione che sempre più spesso lo sport viene riscoperto in tutte le sue potenzialità ed è compito delle Istituzioni e degli addetti ai lavori valorizzarne le qualità. In tale senso, vorrei ricordare la visita del presidente Mattarella al Coni il 12 giugno scorso. Un appuntamento storico, davvero emozionante per me, con cui il Capo dello Stato, davanti a Malagò e a tutte le Federazioni, ha ribadito la bellezza, l'importanza e il valore sociale dello sport.
Già con il governo dei Mille Giorni era stata dedicata un’attenzione maggiore allo sport, che poi è stata confermata dall’attuale esecutivo. Un’attenzione giustificata dal fatto che oltre agli effetti benefici sulla salute e sul fisico, lo sport ha ricadute positive sull’economia, sul turismo, sull’educazione e la formazione dei giovani, come sul vivere comune. Per questo, ritengo che la presenza di un ministro che possa relazionarsi con il mondo dello sport sia fondamentale per far del bene al Paese e intervenire concretamente a favore di tutte le discipline.
  Su quali progetti attualmente state lavorando in collaborazione con il CONI?
Sono un vero fautore del gioco di squadra, perché lo ritengo un buon metodo di lavoro per raggiungere importanti risultati. Ecco perché ogni iniziativa o attività che sto portando avanti da ministro prevede sempre un confronto serrato con tutte le parti coinvolte. E quindi anche con il Coni che è uno dei principali interlocutori nella organizzazione e promozione di tanti eventi, dai Mondiali di sci alpino a Cortina nel 2021, al Gran Premio della Liberazione a Roma, fino agli Europei Under 21, solo per citarne alcuni. Con Giovanni Malagò c’è un rapporto di rispetto reciproco già da quando avevo iniziato a occuparmi di sport a Palazzo Chigi e da allora, posso dire con soddisfazione, che il  rapporto è cresciuto e si è rafforzato. Ma sono felice di poter dire che esiste una buona collaborazione anche con Cip, Figc e in generale con tutte quelle realtà che operano quotidianamente per la valorizzazione dello sport. E tutti coloro che fanno bene allo sport avranno accanto questo ministero.
  Impiantistica sportiva? Come state lavorando a livello legislativo per aiutare i presidenti delle società a rinnovare il proprio parco-impianti sportivi?
Quando penso a una nuova generazione di impianti immagino strutture sportive e stadi moderni, accoglienti e soprattutto aperti. Impianti che, come già accade in alcune città europee, non sorgono sempre in aree centrali ma comunque sono facilmente accessibili. Sport e ospitalità sono le due parole chiave attorno alle quali creare le moderne arene sportive, anche per riportare le famiglie a godere dello spettacolo che offre lo sport. In Italia siamo in ritardo sugli investimenti e sulla qualità delle strutture sportive. Siamo indietro di 20 anni e non sarà facile recuperare il tempo perso, ma è l'obiettivo da porsi.
Elevare gli standard dei nostri stadi vuol dire costruire strutture a basso impatto ambientale, circondate da un’area vivace ed economicamente attiva. Avere stadi di calcio all’avanguardia vuol dire avere un campionato di Serie A più competitivo.
Il 15 giugno scorso è stato finalmente approvato in Parlamento il provvedimento sugli impianti sportivi, da me fortemente voluto per il rilancio del movimento sportivo nel nostro Paese.
Ci tengo a precisare che l’intervento non si rivolge solamente ai grandi impianti, dedicati agli sport “blasonati”, ma guarda a tutto il movimento sportivo, senza alcuna eccezione.
  Ci può spiegare nello specifico cosa comporterà in concreto l’applicazione del provvedimento?
Entrando nel dettaglio, al fine di assicurare tempi certi e più brevi rispetto al passato per la posa della prima pietra, tutte le fasi di approvazione dei progetti si concentreranno in un’unica sede. Mi piace sottolineare, infatti, che attraverso la conferenza dei servizi si potranno dichiarare la pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’impianto sportivo, con tutte le conseguenze positive che questo comporta.
In secondo luogo, per incentivare gli investimenti privati in un settore che non può più contare sul finanziamento pubblico, si facilita la  ‘bancabilità’ dell’operazione, attraverso meccanismi che consentano alle società sportive di offrire adeguate garanzie agli istituti di credito. Inoltre, a sostegno dello sport giovanile, si consente la realizzazione di alloggi di servizio destinati a ospitare gli atleti del vivaio nelle aree adiacenti all’impianto.
Sul modello delle maggiori esperienze europee, si è prevista poi la possibilità di creare una zona riservata alla vendita del merchandising ufficiale.
Come ho detto, però, il provvedimento si rivolge anche allo sport di base, che pur non godendo di grande attenzione mediatica svolge una funzione fondamentale sul piano sociale. Il provvedimento è una svolta storica per il nostro Paese e gli effetti positivi, ne sono sicuro, si vedranno presto.
  Nel mondo del calcio italiano si parla spesso di competitività soprattutto nel confronto internazionale. Come pensa che il nostro football di vertice possa recuperare rispetto a Premier league, Bundesliga, ecc.?
Per ridurre il gap tra il calcio italiano e gli altri campionati europei è necessario far crescere i nostri top club, ma soprattutto far crescere il sistema Calcio. Il nostro Calcio deve imparare a investire su se stesso, dandosi una governance chiara, forte e dettagliata con obiettivi precisi di valorizzazione dei prodotti.
Ciò presuppone anche investimenti infrastrutturali di proprietà. In questo modo, tutti i club, in base alle proprie disponibilità, si doteranno di strutture più moderne e più competitive e accoglienti, in grado di far crescere i ricavi di ognuno. Il campionato sarebbe più interessante e il prodotto più vendibile.  In secondo luogo, come ho già sottolineato più volte, per far questo bisogna rivedere i criteri fissati dalla legge Melandri sulla distribuzione dei diritti tv, andando a riequilibrare il divario che esiste oggi tra squadre di vertice e squadre di media e bassa classifica. Noi saremo vicini a chi vorrà perseguire questi due obiettivi.
  Calcio femminile: sta crescendo in tutta Europa - Firenze ha vinto il titolo tricolore? In caso di vittoria alle politiche 2018 vi impegnerete per lanciare nel nostro Paese?
Il calcio femminile è sicuramente una nuova frontiera, di fatto già affermata ma  che aspetta di essere potenziata, e la grande vittoria delle ragazze della Fiorentina ne è la dimostrazione concreta. E’ stato molto bello assistere, insieme ad altri 8 mila spettatori sugli spalti dello stadio Franchi, alla conquista del loro primo scudetto!
Auspico che si possano trovare presto nuovi sistemi e contributi per incentivare il tesseramento ai campionati femminili perché il calcio femminile ha la stessa dignità e il medesimo potenziale di quello maschile. Ma dobbiamo creare le giuste condizioni e ci stiamo già muovendo su questo fronte. Anche la Figc sta lavorando bene coinvolgendo le squadre della Serie A e le scuole. Nel corso di incontri informali con alcune società è emerso, ad esempio, come diverse realtà calcistiche manchino di strutture adeguate all’allenamento femminile, partendo dall’assenza di spogliatoi separati tra uomini e donne. Questo è solo uno dei temi da affrontare, ma sono convinto che si possa e si debba lavorare in tale direzione per agevolare sempre di più l’accesso alle calciatrici. Ma il primo vero passo da compiere resta quello di promuovere una “Cultura dello sport” dove il ruolo determinante è ricoperto dalle scuole e dalle società di base. E’ la direzione che abbiamo già intrapreso in questi mesi di lavoro e su questa strada andremo avanti.
  Il sogno nel cassetto che ha per lo sport italiano?
 Come ho appena detto, vorrei creare una vera "cultura" dello sport nel nostro Paese, attraverso una comunicazione mirata, il coinvolgimento delle scuole e l'organizzazione di grandi eventi. Un cultura che tiene tutti gli sport sullo stesso livello, senza distinzioni tra discipline di serie A e Serie B e senza che vi siano più sport considerati ‘minori’ o inferiori. A tal fine, intendo rendere centrale il ruolo sociale dello sport, con un’attenzione particolare allo sport di base che offre un contributo prezioso alla società civile e aiuta a sviluppare il senso di comunità, anche nei quartieri che soffrono un’assenza storica di identità collettiva. Le palestre scolastiche, i campi di calcetto o di basket diventano spazi importanti di partecipazione, aggregazione, inclusione e di gioco. Ed è da lì che si realizza l'aspetto educativo e di formazione per i nostri ragazzi che apprendono quei valori sani e positivi che si porteranno dietro per tutta la vita. Garantire spazi sicuri e accessibili, luoghi di condivisioni e integrazione è l'obiettivo principale "sport e periferie" che abbiamo approvato qualche mese fa insieme al Coni. Con quel Piano sono stati stanziati 100 milioni di euro per la realizzazione di impianti sportivi di base in aree svantaggiate, ma anche per completare e adeguare le strutture già esistenti. E adesso, con il Governo, lo abbiamo rifinanziato con ulteriori 100 milioni di euro. Ecco, il mio sogno è di aggiungere a questo impegno già preso l’approvazione del provvedimento di riforma dello sport dilettantistico, attualmente in discussione alla Camera.