Carlotta Fedeli
“Alla partenza? Sbadiglio!”
Di Valeria Barbarossa
Giovane, 25 anni. Attualmente corre nella Seat Leon Cup con il team “Pit-Lane Competizioni”. Dieci anni fa inizia nel mondo dei kart. Non ama parlare in pubblico e quando vede una telecamera scappa. Ma le gare e il modo in cui compete parlano per lei. Vi raccontiamo la storia di questa bellissima ragazza che con grande coraggio e tenacia sfida un mondo che appartiene nella quasi totalità al genere maschile.
Vallelunga, sabato 24 giugno. Un caldo infernale. Dopo aver intervistato Carlotta giorni prima, decido di andare a vedere la sua gara. Arriva tranquilla, sorridente, con i capelli raccolti, le unghie curate e la tuta ignifuga. Nell’abitacolo si raggiungono temperature da capogiro: tra i 50 e i 65 gradi. Parte in terza posizione, poco dopo conquista il secondo posto che manterrà fino alla fine. Precisa, concentrata, rigorosa, fredda e lucida. Il giorno successivo, in gara 2, parte in settima posizione e conquista il podio più alto. Ad accompagnarla e a condividere con lei questa grande passione, il fratello Raoul, il papà Roberto, ex pilota di moto cross ma soprattutto una guida a 360°, e la mamma Stefania che si vive le gare in apprensiva solitudine. Da madre, non la biasimo. A lei tocca il difficile ruolo di “incassatrice” di nervosismi della figlia. Un bellissimo quadro, solido e compatto. Un’esperienza emozionante.
Carlotta raccontami com’eri da bambina e com’è iniziata questa tua passione.
Ero decisamente un maschiaccio. Facevo equitazione e mai avrei pensato di finire nei motori. Papà correva con le moto e ogni tanto mi portava a vedere le gare. A 8 anni volevo anch’io la moto ma la compravano a mio fratello e non a me! A 15 anni ho provato i kart e da lì a poco ho iniziato con le gare girando tutta Italia. Mamma mi seguiva e mi accompagnava. Poi a 17 sono passata alle macchine. La mia prima gara è stata nel 2010 nel Campionato Italiano Turismo di serie a Vallelunga. Correvo con una Seat Leon. Feci un sesto posto ed ero l’unica donna.
Che cosa hai provato?
Ero emozionatissima e incosciente. Per me era tutto nuovo. Papà per farmi fare pratica mi affittò, un mese prima della gara, una 500 con cambio manuale perché non sapevo guidare. Mi sono ritrovata in un circuito grande, con la gente, il team, la tv: un’altra esperienza rispetto al kart. Ma sono stata fredda e lucida. Mi sentivo in una bolla, non vedevo e non sentivo nessuno.
A che cosa pensavi?
A vincere. Ero determinata a vincere.
Poi?
L’anno dopo ho iniziato il mio primo campionato CITS con una Mini.
Come sono le macchine?
Sono derivate dalla serie ma completamente svuotate e quindi più leggere. Hanno solo il sedile.
Quanto dura una gara?
48 minuti più un giro con una sosta obbligatoria di 45 secondi.
Che cosa provi quando sei da sola nell’abitacolo?
Divertimento! Per me è un lavoro ma soprattutto una grandissima passione.
Quante gare ci sono nel campionato?
12 in tutta Italia.
E all’estero?
L’anno scorso ho fatto due gare europee e una del mondiale dove sono stata la prima donna a prendere due punti… una grandissima soddisfazione.
Hai mai avuto paura?
No. Ho provato più che altro dispiacere dopo incidenti grossi. Sento molto la responsabilità nei confronti della mia famiglia e di tutto il team.
Mamma e papà come vivono questa tua passione?
Mi seguono sempre. Vorrei avere una telecamera per riprendere papà durante la gara! Mi dicono che sta in ansia ma non ci credo. Mamma, invece, non guarda mai il primo giro e la partenza.
Se avessi un figlio vorresti che facesse il pilota?
Assolutamente no!
Sei un’ipocrita!
Lo so!
Com’è stare in un contesto così maschile?
All’inizio è stata dura. Se fa un errore una donna se lo ricordano per 10 anni ma se vince lo sanno anche in Cina! È un mondo totalmente maschile ma noi donne sgomitiamo. Siamo poche ma quasi tutte brave.
Qual è il tuo sogno?
Il sogno è il mondiale, l’obiettivo è arrivare a fare il GT, devo solo trovare altri sponsor…
Come ti prepari psicologicamente?
Tanti hanno il mental coach, io ho papà. Lui mi segue sempre e mi supporta. Non essendo mio tifoso però è molto critico!
Che cosa ti dice?
Mi consiglia ma soprattutto sa benissimo che cosa fare e che cosa non fare. Mi basta uno sguardo per stranirmi e in questo ci capiamo al volo. Sa quando voglio stare da sola o quando ho bisogno di parlare. Mamma invece è la vittima (ride), ogni cosa che fa è sbagliata! È la mia valvola di sfogo e il mio capro espiatorio.
Che allenamento segui?
Vado in palestra e in bici. Ho bisogno di un allenamento cardio per non andare in affanno: nell’abitacolo si raggiungono i 60 gradi e rimanere concentrati non è facile.
Quali sono le tue qualità migliori?
Ho due soprannomi: “animale da gara”, anche se non mi piace, perché rendo molto di più in gara che in qualifica e “martello” perché riesco a fare tanti giri sullo stesso decimo di secondo. Sono molto costante.
E la peggiore?
Sono molto critica. Se vinco ma qualcosa è andato storto sto col muso. E poi sono permalosa ma nessuno si deve azzardare a dirmelo!
Una qualità invece che vorresti avere?
Invidio la competenza tecnica che hanno molti piloti. Vorrei averne di più.
Pensi di provocare invidia nei tuoi colleghi uomini?
Invidia non so… forse una più forte rivalità?