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ATTACCHERò SENZA PAURA

Le speranze italiane nell’affascinante kermesse francese sono affidate a Fabio Aru dell’Astana. E’ la corsa più difficile del ciclismo ma anche la più prestigiosa. Correrà ricordando l’amico Michele Scarponi.

Fare il Tour de France da annunciato protagonista con il tricolore addosso - quello italiano – è un privilegio che pochissimi grandi del ciclismo hanno avuto. Non è facile riuscire a imporre la bandiera italiana nella più dura e prestigiosa corsa a tappe del mondo. Paolo Conte dedicò una canzone a Bartali che nel 1948, quando vinse il Tour per la seconda volta, fece sognare gli italiani in un periodo di grande tensione dopo l'attentato a Palmiro Togliatti. Il cantautore racconta come i francesi , grazie alle imprese di Bartali, avessero apprezzato di più le qualità degli italiani. Quasi 60 anni dopo le cose non sono cambiate molto. La spocchia dei francesi è rimasta tale e per essere protagonista nella “Grand Boucle” ci vuole sempre talento, forza e fortuna.
Fabio Aru, 27 anni, sardo di San Gavino Monreale nell’entroterra della provincia di Oristano - ora ribattezzata Sardegna del Sud, è la promessa italiana al Tour. Aru è uno scalatore ed è alla sua seconda partecipazione al difficilissimo Giro di Francia ma quest’anno ha saltato il Giro per infortunio. Una stagione particolare. Lo scorso 22 aprile è scomparso il suo amico e compagno di stanza Michele Scarponi che ha perso la vita investito da un auto mentre si allenava. Senza fare proclami, in silenzio, Fabio ha corso in quest’ultimo periodo indossando la maglia che gli aveva regalato Scarponi ma poi dopo aver vinto il campionato italiano ha raccontato tutto….
“Era già da parecchio tempo che ci pensavo. A dire il vero, anche al Delfinato ho corso con la maglia di Michele per provare a ricordarlo e rendergli omaggio con una vittoria”.
Cosa significa per te aver vinto gli italiani con questa maglia
“Tanto. Michele era un ragazzo speciale, oltre che un campione e un grande compagno di squadra. Aver vinto proprio il Campionato Italiano con una sua maglia mi ha fatto emozionare ancor di più.”
Al Tour avrai una bella responsabilità. Correrai con la maglia tricolore. Cosa significa?
“Beh credo che significhi molto anche se, a dire il vero, è la prima volta che vinco il titolo italiano quindi non posso sapere con precisione. Di certo, correre il Tour come prima gara con la maglia tricolore mi inorgoglisce moltissimo.”
Credi nella cabala? Nibali il Tour e la maglia di campione italiano. quanta forza e determinazione ti darà?
“Sono un tipo abbastanza scaramantico per cui non mi piace fare proclami… ricordo bene il grande Tour che ha fatto Vincenzo con la Maglia Tricolore sulle spalle e la cosa mi dà grande morale, saranno però le gambe a spingere sui pedali.”
Per sopportare tanta fatica c’è bisogno di motivazioni importanti.
“Si, certo. E le mie motivazioni sono molto forti. Sono molto preciso e minuzioso e sto attento a ogni dettaglio, sia quando corro che, soprattutto, quando mi preparo.”
Cos’è il Tour per te?
“E’ una grande corsa, lo scorso anno ho imparato tanto e devo dire che mi è anche piaciuto molto. Quest’anno la conosco meglio ma credo che non sarà per questo più facile.”
Quanto ti piace?
“Tanto. Il cuore è per il Giro ma il Tour è davvero una grande corsa”.
Cos’è la salita per un ciclista come te
“La salita è il mio pane quotidiano, è dove riesco a dare il mio meglio e dove riesco a far divertire i miei tifosi.”
Ripensi mai a quanti sacrifici hai fatto? Quante ore e km di allenamento?
“Si certo, ci penso spesso ma non cambierei nulla di quanto fatto fin qui.”
Ripensi mai a quando non eri ancora un professionista?
“Ogni tanto vengono in mente anche vecchi ricordi ma poi lasciano spazio alle tante cose cui devo pensare oggi.”
Il ciclismo è uno sport di passione. Le strade sono piene di cicloamatori che pedalano pensando a voi professionisti.
“Si, è vero e credo sia una bella cosa che va tutelata e coltivata, per esempio lavorando sulla sicurezza di chi pedala sulle strade.”
Questa stagione sarà ricordata anche per Michele Scarponi e Nicky Haiden.
“Purtroppo queste due tragedie rimarranno per sempre nella mente di tutti noi.”
Cosa ti senti di dire ai ciclisti che ogni giorno vanno in bici. Meglio uscire in gruppo oppure no?
“Mah.. è soggettivo, a qualcuno piace andare con gli amici, ad altri in solitaria. La cosa importante è limitare al minimo i rischi, comportandoti coscienziosamente e indossando sempre il casco.”
Ci leggono tanti appassionati che vanno in bici. Ci fai una piccola lezione di ciclismo. Come si deve pedalare. Rapportone o agili e veloci. Il tuo rapporto preferito ?
“Il mio rapporto preferito è quello che mi fa andare più forte… in generale consiglio di non esagerare mai con i rapportoni, salvare le gambe con l’agilità e poi, se si hanno energie, dare tutto in salita!”