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Giovanni Malagò, numero Uno dello sport italiano alla nostra rivista

"La rinuncia a Roma 2024 non riesco proprio a digerirla..." 

Palazzo H. Ombelico del mondo sportivo. Quando sono entrato nello studio di Giovanni Malagò, Presidente del Coni, ho rivissuto la sensazione che avevo da bambino quando mi arrampicavo frettolosamente sui gradoni dello stadio Olimpico per vedere prima possibile il campo verde di gioco e rimanerne abbagliato. E' un ufficio prestigioso, austero ed elegante, che ti proietta in tempo reale nel mondo stellato dello sport olimpico. Quadri, premi, coppe, magliette e tante targhe non sono attaccate alle mura, ma semplicemente appoggiate in basso delle parete o sullo stipite di una finestra, probabilmente a sottolineare il rispetto verso chi ha seduto quella poltrona in passato e per chi verrà un domani.
Una vita suggellata di successi nel mondo dello sport. Anni passati da giocatore sui campi di calcio a 5 a vincere campionati, quinquenni passati dietro a scrivanie a scrivere le pagine più importanti nel libro dello sport italiano. Basket, nuoto, tennis, calcio e pallavolo. In qualsiasi maniera Malagò ha partecipato alle avventure che hanno portato il Belpaese ad essere un punto di riferimento per il Comitato Olimpico Internazionale. 
Sono ormai passati quattro anni dall'incoronazione a Numero Uno dello sport italiano ed è già tempo di bilanci, anche perchè il prossimo 11 maggio si rivota per il nuovo mandato.
Presidente, torniamo a quel 19 febbraio 2013 quando fu eletto. All'improvviso cambiò tutto...
Proprio così. Da un giorno all'altro ho dovuto cambiare il mio modo di vedere le cose. L'obiettivo era sempre lo stesso, ma ho cominciato a vederlo da un angolo diverso. Ero cresciuto nel mondo del privato e fui scaraventato in un batter d'occhio nel settore della res pubblica. Uno come me, abituato a prendere le decisioni con i miei collaboratori in un attimo, dovetti capire che dovevo cominciare a fare i conti con una tempistica d'attuazione completamente diversa, Strategie, programmi e organizzazioni continuavano ad essere prese in tempi veloci, ma poi la macchina burocratica, volenti o nolenti, faceva passare molto tempo prima di essere pronta a partire. Una volta capito che il tutto è il dogma da perseguire per fare le cose in regola, mi sono adeguato.
Qual è la cosa che la rende più orgoglioso e quella di cui si è pentito in questo quadrienno?
Il maggior orgoglio è quello di essere riuscito a compattare il movimento intero dello sport, Tante federazioni, decine di società, benemerite, enti di promozione ed una miriade di associazioni con migliaia di atleti, allenatori e preparatori, viaggiono tutte insieme nella stessa direzione. Siamo un popolo di 11 milioni di tesserati che hanno dimostrato più volte di rappresentare unite lo sport di questo paese. Chiaramente ognuno rimmarrà ancorato alle sue idee, al suo credo, al suo pensiero, ma l'importante che si lavori uniti per il bene comune. Lo sport italiano è stato, è e sarà ancora per molti anni un'eccellenza per il nostro Paese. E, permettetemi, anche un modello a cui molto si ispirano.
Di cosa mi sono pentito? Di niente. E' chiaro che la querelle per Roma 2024 è una ferita ancora aperta che solo il tempo proverà a rimarginare.
Un rimpianto ed un rimorso?
Rischio di essere ripetitivo, ma della rinuncia alla candidatura alle Olimpiadi non riesco ancora a caparcitarmi. La cosa che fa più male che abbiamo l'impressione di non essere stati giudicati. Il nostro lavoro, dettagliato e preciso, che metteva in condizioni il Comitato Promotore di rispettare tutti i parametri dell'Agenda 2020, non ha avuto il degno rispetto. Un business plane moderno e sostenibile che ci avrebbe permesso di ricevere importanti contributi a fondo perduto dal CIO non è stato visionato dagli organi competenti come volevamo. Tutto il lavoro ed il tempo speso a girare il mondo per essere credibili, non è servito a nulla. Ho avuto sempre la forte sensazione che la candidatura che avevamo preparato avrebbe avuto tutte le carte in regola per vincere. Un gran peccato. Avremmo cambiato il volto della Città rendendola una Capitale moderna e all'avanguardia. Ricordo a tutti che viviamo ancora grazie alle opere costruite per Roma 1960.
Ora si parla di Milano 2028. E' già partita la macchina organizzativa?
E' ancora molto presto per esprimere un giudizio. Sarà fondamentale vedere quello che succede il prossimo 19 settembre a Lima quando verrà data una risposta alla candidatura. Comunque Milano ha una grande chanche già nel 2019, quando tutto il mondo dello sport verrà nella città meneghina dal 7 al 13 settembre per la 132° sessione del CIO. Una grande vetrina che vedrà partecipe le rappresentanze più alte, anche Capi di stato, dello sport mondiale.
Le differenze con Roma sono molte ed importanti. La Capitale sarebbe partita da una base di strutture solide ed alcune avrebbero dovuto ricevere solo un adeguamento. A Milano si dovrebbe dare vita ad un progetto dad hoc che preveda la nascita di molteplici impianti. Da rappresentante dello sport nazionale è superfluo sottolineare che sarebbe un'altra grande opportunità di crescita per tutta l'Italia e farò tutto il possibile per sostenere ed essere al fianco dei promotori.
Finalmente un Ministro dello Sport. Ma da Lotti arrivano le garanzie per la Ryder Cup?
Gli impegni tecnici e politici sono stati già presi da più di un anno. Adesso non è una partita che possiamo giocare noi. Spero che la nuova dead-line del 15 aprile che ci ha dato l'organizzazione sia rispettata. Serve una garanzia di 97 milioni di Euro, ma i benefici calcolati sarebbero molteplici, sia diretti che indiretti. Ho conosciuto il Ministro Lotti, un grande appassionato di sport, in piena sintonia con il nostro mondo. Appena arrivato, sta affrontando le problematiche inerenti questo famoso emandamento che non sbloccherebbe la fideiussione. C'è ancora il tempo per risolvere. Rinuncare alla Ryder Cup sarebbe una brutta figura che non avrebbe parole per commenatarla. Stiamo dando forti segnali di progettualità e voglia di investire nello sport, ma evidentemente si fatica a raccogliere le nostre idee
Ci sono degli Eventi che però siamo noi a rinunciare. Abbiamo annullato la tappa della World Tour di Beach Volley?
Purtroppo il Coni non può entrare nel merito delle decisioni delle singole Federazioni. Abbiamo diritti e doveri ma non possiamo interagire nella gestione. Come ben sapete noi siamo un organo pubblico, le federazioni sono a carattere privatistico. Evidentemente Il nuovo Presidente della Fipav, Bruno Cattaneo, ha valutato che non ci fossero le condizioni, economiche e non, per dare vita ad un  appuntamento che, malgrado tutto, era diventato un punto di riferiemento dello sport al Foro Italico. E' un nuovo corso della dirigenza della palavolo che non posso che rispettare. Ho l'impressione che da ora in poi diverse discipine terranno più sotto controllo il business plane che in passato
Stadio Olimpico semivuoto. Ed i tifosi si allontanano sempre di più...
Vedere giocare la Roma e la Lazio in cattedrali deserte non può che fare male ad ogni appassionato di sport. Ci sono tanti motivi che hanno portato nel tempo ad una forte dissafezione da parte dei sostenitori capitolini. Qualche passo in avanti è stato fatto con l'abbattimento delle celeberrime barriere in curva, altre soluzioni si stanno valutando. Restano i problemi che hanno una genesi lontana, la sentenza Bosman e le normative europee.  Pochi i giocatori italiani in cui si possono identificare i ragazzi, problemi logistici come la mancanza di servizi, parcheggi lontani per motivi di sicurezza, pay tv, campionati non equilibrati, tutto questo soffia come fuoco sulla cenere. Una volta la serie A era il campionato più bello al mondo, pieno di Campioni e di suspense fino all'ultima giornata. Ora osservo che tre squadre sono già retrocesse da mesi in B e che la Juventus si appresta a conquistare il suo sesto successo senza colfo ferire . Si dovrebbero studiare nuove regole per regalare più competitività ed equilibrio al torneo. Ricordiamoci del modello americano per io draft d'acquisto.
Ed il PalaTiziano che per il basket e la pallavolo non riesce a trovare pace?
A giugno il Comune di Roma inizierà finalmente i lavori di ristrutturazione che finiranno prima dell'inizio della nuova stagione. Da storico appassionato di pallacanestro non posso che ammmirare lo sforzo dei presidenti delle 2 squadre capitoline, la Virtus e l'Eurobasket, ma è altettanto pacifico che il segreto per riportare gente ed entusiasmo intorno ad un Progetto non può che essere un forte investimento per rendere più forte l'organico del roaster. Quantonemo allargare la base e rendere partecipi altre realtà imprenditoriali e non. Prendiamo ad esempio il rugby. Abbaimo una realtà sulla Flaminia, l'Unione Rugby Capitolina, che ha investito molto sui giovani, gli ha dato una casa ed ha reso gli stessi giocatori azionisti della società. Un Progetto vincente che non puà che fare bene nel tempo.
Per finire la madre di tutte le querelle...lo stadio di Pallotta.
A livello di impiantistica a patrimonio CONI oltre lo stadio, abbiamo solo i tre centri federali di preparazione olimpica, il "Giulio Onesti", Tirrenia e Formia ed è per questo che sono convinto che ogni iniziativa privata vada bene: il Presidente della Roma sono sicuro che raggiungerà il suo obiettivo. E' giusto che un imprenditore che investe nel calcio pensi a dare una casa alla propria squadra. Cosa fa un buon padre di famiglia? Per prima cosa dà un tetto ai propri figli. Sono sicuro che le varie problematiche possano essere superate e risolte a breve. Dopo incontri, riunioni e lunghe valutazioni nel merito, il Progetto iniziale è stato cambiato dall'amministrazione capitolina, molto attenta a rispettare gli equilibri ambientali e strutturali. Pensare che le 3 torri simbolo addirittura non ci saranno più. Quello che chiedemmo noi ai tempi di Roma 2024. Essere valutati sul dossier presentato, ma nessuno ci rispose.
Come Coni perderemo l'affitto dell'impianto dell'Olimpico ma sono convinto che troveremo altri modi per recuperare il mancato introito. Spero di cuore che anche Lotito possa seguire lo stesso iter e dare un impianto ai tifosi biancocelesti. Sono dei primi passi importanti per rendere Roma una Capitale moderna ed all'avanguardia che non debba più invidiare niente alle altre città europee. 
  L'impressione che abbiamo avuto che la passione per lo sport è nel DNA di Malagò. La voglia di rendere grande l'Italia è la missione che vive ogni giorno del suo mandato con un grandissimo entusiasmo. Ma la rinuncia a Roma 2024 lo rende a momenti come un pugile che ha ricevuto un brutto KO. Stordito, segue il countdown, prova a rialzarsi, ci riesce e, come nei migliori film, diventa più forte di prima e vince l'incontro. Coraggio Presidente, Roma non è stata costruita in un giorno...