Giuseppe Zeno
Il Sorpasso
di Valeria Barbarossa
Il capolavoro cinematografico del 1962 diretto da Dino Risi viene riportato al teatro Quirino dal 14 al 26 febbraio. Con la regia di Guglielmo Ferro, il ruolo di Bruno Cortona che nel film fu di Vittorio Gassman, sarà interpretato da Giuseppe Zeno
Giuseppe parlami del tuo personaggio.
È di quelli decisamente allettanti per un attore. Uno tra i più invidiabili. Un personaggio che Gassman è riuscito a rendere al meglio per maestria e capacità recitativa. Una maschera che va a smascherare certe ipocrisie dell’epoca andando controcorrente e anticipando un modo di vivere molto attuale. Bruno Cortona è paragonabile ad un giovane di 35/40 anni di adesso, senza lavoro, che vive alla giornata e in uno stato di precarietà. In Roberto, uno studente rimasto in città per preparare gli esami, vede l’opportunità di non trascorrere da solo una giornata come quella del ferragosto, in cui tutti hanno sempre qualcosa da fare. Mentendo anche a sé stesso, inventa situazioni con amici in luoghi immaginari pur di non cadere in quel vuoto che lo attanaglia e che ha bisogno di riempire. Sfrutta quindi questo giovane ragazzo, fagocitandolo e portandoselo dietro.
Sei riuscito a fare tuo il personaggio o hai subito l’influenza di Gassman?
Ho cercato di staccarmi il più possibile anche se è stato difficile. Gassman è un mostro imparagonabile, è un maestro nella voce, nell’interpretazione, sembra quasi che le battute siano state costruite sulla sua vocalità. Mi sono posto la domanda di come riportare oggi ciò che Gassman diceva con grande verità e grande maestria cinquanta anni fa. Rivolgendoci ad un pubblico diverso rispetto ad allora, abbiamo, quindi, cercato di sfruttare una cifra interpretativa diversa ed evoluta. Ho cercato di attingere al mio bagaglio e al mio background di formazione. Per il resto, non mi sono mai posto il problema o il timore di un paragone, impossibile, con Gassman perché se così fosse, tutto ciò che è stato interpretato da grandissimi non si potrebbe mai ripetere.
Su che cosa hai avuto modo di riflettere di più?
Ho riflettuto su diversi aspetti, il più significativo sicuramente è che si tratta di un film che ha saputo vedere molto in là: Bruno è un personaggio separato e non divorziato, la figlia frequenta una persona molto più grande di lei, insolito per l’epoca. È un eterno Peter Pan ma molto amaro, è ossessionato dal sesso femminile e dalla macchina che sembra essere la donna che nella vita reale non riesce a domare. Solo quando guida quella Lancia è padrone di sé stesso.
Perché proprio tu per interpretare questo ruolo?
Mi è stato proposto da Guglielmo Ferro con cui ho lavorato l’anno scorso nello spettacolo teatrale La Lupa. Abbiamo trovato una cifra artistica che ci legava per empatia e capacità di intenderci. All’inizio ero titubante proprio per il paragone con Gassman ma poi mi sono detto: “Visto che il cinema ci ha regalato un personaggio così bello, perché non omaggiarlo?”. E gli omaggi, brutti o belli, vanno comunque accettati.