teatro

Mentalità vincente: la lezione della Vezzali

La presentazione del Winning Attitude Award è stata l'occasione per incontrare un gigante dello sport, non solo italiano; un esempio di talento, forza di volontà e determinazione: Valentina Vezzali.

di Marta Angelucci

L’11 novembre, al Gran Teatro del Church Palace di Roma, si è svolta la premiazione della prima edizione del Winning Attitude Award, nuovo riconoscimento per personaggi del mondo dello sport, ma anche della cultura, dello spettacolo e della società civile in generale. Premio che riunisce quindi le eccellenze italiane, ma che si propone anche come faro di ispirazione per le generazioni future. Il 9 novembre ha avuto luogo la conferenza di presentazione del premio, in uno dei posti più indicati e suggestivi per un’onoreficenza del genere: lo stadio di Domiziano, fatto costruire nel Campo Marzio come primo esempio di stadio in muratura; un perfetto esempio della continuità dello Sport e dei suoi valori, fra passato, presente e futuro. Moderatori della conferenza sono stati Gianluca Meola, giornalista ed ideatore del premio insieme al mental coach Sandro Corapi, affiancato dall’attrice Elisabetta Pellini.
Ospite d’onore del meeting è stata Valentina Vezzali, schermitrice e atleta più titolata del panorama sportivo italiano ed una delle vincitrici della categoria sport, che ha ricevuto il premio raffigurante la Nike di Samotracia: “I componenti irrinunciabili per una carriera sportiva sono indubbiamente vocazione, predisposizione e talento, ma non valgono nulla se non sono coadiuvati dall’impegno e da una grandissima forza di volontà. Nel mio gruppo cercavo sempre di essere la trascinatrice, la prima che entrava in palestra e l’ultima che ne usciva. Spero di averlo trasmesso alle mie compagne, che ora hanno l’onere e l’onore di portare avanti l’Italia”.
L’onorevole Vezzali (nel 2013 è stata eletta deputata e dal 2015 è vicepresidente nazionale di Scelta Civica) ha speso parole anche sul suo impegno politico, da cui la mentalità sportiva non dovrebbe discostarsi: “La mente è importante per ognuno di noi, in ogni ramo della società. Per questo ho deciso di entrare in politica: ci troviamo in un momento di forte antipolitica; la gente è scontenta, è questo malcontento si tramuta in Trump. Il referendum è importante, perché facciamo parte di una democrazia. Non ci si può sempre lamentare e dire che una cosa non va; io nello sport non sarei andata da nessuna parte. Nella vita come nello sport bisogna credere di poter sovvertire un risultato già deciso. Se in politica ci fossero tanti sportivi, andrebbe molto meglio”.
L’atleta, portandola come esempio di forza e determinazione, ha poi parlato di Beatrice “Bebe” Vio, campionessa paralimpica di scherma e altra vincitrice del Winning Attitude Award: “Bebe per me ha un significato molto importante, e non solo perché anche lei è una schermitrice anche lei. Ricordo quando nel 2013 ai Mondiali di Budapest ci siamo incontrare nei bagni: lei piangeva perché aveva perso. Ci siamo abbracciate forte e la consolai, dicendole che reagivo nello stesso identico modo quando perdevo: piangevo per due/tre giorni, tornando però subito ad allenarmi, sperando di rincontrare la mia "Bestia Nera", l’avversario che mi aveva sconfitto. Non tutti gli atleti hanno questa filosofia, spesso sperano di non incrociarsi con chi li ha sconfitti in precedenza. Lo spirito deve essere volerne vincere una dopo l’altra”.
La Vezzali ha parlato anche del compianto Ezio Triccoli, il suo maestro (specifica di non aver mai voluto un mental coach): “I miei valori aggiunti allo Sport sono la mia famiglia e il mio maestro, Ezio Triccoli: imparò la scherma nei campi di concentramento inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, allenandosi con delle canne di bambù. È questo che ti insegna lo sport; il sacrificio, i momenti difficili da superare, ma anche cose più pratiche, come organizzarsi gli impegni. Triccoli non ci faceva entrare in palestra se non avevamo fatto i compiti. Questo mi aiutò ad affrontare i miei impegni politici e sportivi che si intersecavano: mi allenavo dalle sei di mattina, poi passavo dieci ore in aula, e poi di nuovo ad allenarmi. Ero esausta, ma l’ho fatto perché volevo farlo. So che questa forza e questa disciplina me l’ha insegnata lo Sport. Purtroppo gli Italiani sono più tifosi, che sportivi”.
Presente alla conferenza era anche la psicologa dell’adolescenza Silvia Bartocci, organizzatrice del forum rivolto a giovani atleti, studenti di licei sportivi e istituti scolastici del territorio che ha preceduto la cerimonia di premiazione: gli argomenti affrontati sono stati il bullismo, il cyber bullismo e la campagna di sensibilizzazione I’m Doping Free. “Bisogna mandare un messaggio non solo ai ragazzi, ma anche ai genitori - ha ammonito la psicologa - Bisogna avere una figura di riferimento, altrimenti lo sport viene relegato solo al concetto di fatica. I nostri giovani invece devono volare alto”.