People

Daniele Bonessio

Quel ragazzo con il canestro negli occhi

di Donatello Viaggiano

Da quel 31 Ottobre 2004, giorno dell'esordio in serie A, sono passati quasi dodici anni. E chissà se in quella ottava giornata di campionato, prima di una serie di sliding doors che scopriremo a breve, un giovane atleta sedicenne, pieno di sogni e di speranze, immaginava che si sarebbe trovato di fronte ad un altro esordio, sempre nella sua città, ma stavolta da capitano in A2 della squadra in cui è cresciuto.
E' la storia di Daniele Bonessio, ala classe '88 tornata all'Eurobasket da cui era partito, non appena la squadra biancoblu ha conquistato la promozione in A2. Probabilmente un miraggio quando "Bonny" ll'aveva lasciata, già sì combattiva come adesso, ma pur sempre nei polverosi campi della periferia dei campionati regionali. Poi l'esordio nella massima serie a sedici anni, contro quella Jesi con cui avrebbe vinto, poi, anche una Coppa Italia di A2 e i primi punti (cinque in tutto), nelle due sfide contro la Virtus Bologna l'anno dopo, da giovane compagno di squadra di Davide Bonora (che c'era all'esordio, ma nel 2005/06 non più) e Alex Righetti, che quest'anno ha ritrovato al suo fianco, in una nuova affascinante avventura nella Capitale.
Ma nel corso di tutti questi anni il cordone ombelicale non si è mai spezzato, non solo per il lavoro quotidiano di papà Nando e mamma Loredana tra le mura della Polisportiva Città Futura che è ormai casa dell'Eurobasket, ma anche perché Daniele per l'Eurobasket è sempre stato più che solo un giocatore partito dal vivaio verso il professionismo. Istruttore minibasket, allenatore aggiunto delle giovanili quando la sua stagione era finita e quella di Via dell'Arcadia entrava nel vivo con le Finali Nazionali e, perchè no, tifoso a bordo campo nelle ultime due finali di B, tanto in quella persa contro Rieti, quanto nella trionfale stagione passata conclusa con la promozione in A2, pronto a riversare nella Roma Gas & Power i dispiaceri di un'annata personalmente sfortunata e falcidiata dagli infortuni.
Poi la grande voglia di riscatto e quella tentazione del richiamo "materno" alla quale è stato impossibile resistere, fin dai primi momenti di un basket-mercato che ancora doveva schiarire le strategie di mercato della matricola dell'Eur. Perchè, praticamente subito dopo la conferma di Nicolas Stanic, Daniele è stato tra i primi a scommettere ad occhi chiusi sull'ascesa del nuovo corso biancoblu segnato dalla presidenza Buonamici, che non solo l'ha riportato a casa per fregiarsi della sua esperienza accumulata in giro per l'Italia, ma gli ha anche conferito immediatamente i gradi di capitano.
Già, perchè pur a soli 28 anni, la testa è sempre stata matura come quella di un giocatore solido ed esperto, voluto spesso come primo acquisto dai suoi allenatori, pur non essendo un playmaker, proprio per le riconosciute doti umane e la grande duttilità messa sul parquet. "E' stata una grande emozione per me tornare nella società dove sono cresciuto e che mi ha messo nelle condizioni di diventare un giocatore professionista, con l'onore di essere capitano e compagno di giocatori del palmares di"Rigo" e Malaventura, che mi aiuteranno sicuramente tanto, dentro e fuori dal campo, con la loro esperienza", è stato il primo commento di Bonessio, appena rimesso definitivamente piede a Roma, senza la necessità di un nuovo trasloco. "Riportarlo qui in A2 è il segno che qualcosa di buono anche noi siamo riusciti a fare in questi anni", aveva aggiunto con orgoglio, il giorno del raduno, il presidente Buonamici.
Leadership e carisma, dicevamo, spesso coincisi fin da giovane con una serie di piazze calde che ne hanno costellato la carriera, apprezzandone, come detto, prima di tutto le qualità morali. Imola, Jesi, Ostuni, una promozione in A2 con Barcellona, Bari, una finale persa a gara 5 con Casalpusterlengo da "chioccia" della squadra Campione d'Italia Under 19 e le ultime, meno fortunate, annate a Matera e Recanati le tappe nel professionismo dopo l'esordio in serie A con la maglia della Virtus, prima del definitivo, almeno per un anno, ritorno a casa. Ed una doppia responsabilità che è soprattutto un onore e un piacere, compreso il supporto quotidiano ai più giovani, che hanno già esordito in A2, e sono pronti ad emularne le gesta.
"L’Eurobasket è una realtà sana, che per sua identità ha sempre dato spazio ai giovani ed è fondamentale che il processo di crescita verso la Serie A della prima squadra sia andato avanti di pari passo allo sviluppo del settore giovanile, spero che sia d'esempio Eugenio Fanti, che dalla D alla A2 ha dimostrato il suo valore e vinto campionati in ogni categoria, più forte anche dei gravi infortuni che gli sono capitati”. Idee chiare, come sempre, del resto, per il capitano che finalmente realizza probabilmente uno dei suoi sogni: non più solo tifoso, ma anche protagonista diretto di una scalata partita dal basso che non ha alcuna intenzione di fermarsi.