La corsa all’oro

Martina Caironi, oro olimpico dei 100m a Londra e fresca di record del mondo, sarà la portabandiera italiana alle Paralimpiadi di Rio 2016. La campionessa bergamasca ci parla delle sue ambizioni nei 100m e nel salto in lungo, dei problemi degli sportivi diversamente abili, dell’ex idolo Pistorius e della “collega” Pellegrini.

di Giuliano Giulianini
Segretario Generale INDICAM

Il 7 settembre, alla cerimonia di inaugurazione delle Paralimpiadi di Rio, la portabandiera italiana sarà Martina Caironi, una delle storie più belle e vincenti dello sport italiano. La Caironi detiene l’oro dei 100 metri donne vinto a Londra 2012. Da allora per l’atleta bergamasca in forza alle Fiamme Gialle, è stato un susseguirsi di allori e record mondiali fino all’ottobre scorso quando con 14”61 ha vinto i Mondiali di Doha, frantumato il suo stesso record mondiale ed è entrata nella storia come prima donna amputata a una gamba (in seguito a un incidente stradale del 2007) a scendere sotto i 15 secondi nei 100 metri. Di “contorno” ha stabilito sei primati mondiali nei 100 e 200 metri (32”29) e ha vinto un oro e un argento mondiali del salto in lungo, disciplina che la vedrà in gara per l’oro anche a Rio.
Londra 2012: quali sono i ricordi e le emozioni di un oro olimpico?
L'incredulità. Quando cerco di descrivere il momento del taglio del traguardo il ricordo prende sempre forme diverse. La sensazione fu: "Ce l'ho fatta. Sono arrivata. Quello che ho ottenuto non me lo toglierà più nessuno". Tagliare il traguardo per prima, nella gara più importante, è qualcosa che mi ha tenuta sveglia per molte notti.
Da lei ci si aspetta una conferma, anche per il record del mondo che ha stabilito di recente. Che ambizioni ha, e quali sono le avversarie più agguerrite?
Il 10 settembre ci sarà la gara di salto in lungo, in cui vorrei superare la tedesca che detiene il record del mondo (Vanessa Low con 4.79m, ndr.). Al momento sono la seconda (con un personale di 4.60m, ndr.). Nei 100m avrò sempre lei come avversaria e chissà chi altro: non si sa mai. Ci vorranno calma e sangue freddo, e far andare le gambe.
In passato ha dichiarato che la biografia di Oscar Pistorius l'ha motivata dopo l’incidente nell'intraprendere la carriera d'atleta. Dopo la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto che opinione hai di lui?
Per quanto si sia sporcata la sua immagine, non dimentico quello che ha fatto per me e per tantissime persone. Quando è successo ciò che è successo è come se avessi abbandonato quella persona per andare avanti per conto mio.
Nel 2012 Pistorius gareggiò anche alle olimpiadi per normodotati dopo polemiche e ricorsi sui presunti vantaggi delle protesi. Per lei è giusto che atleti con protesi partecipino ai giochi olimpici e non solo ai paralimpici?
Sono veramente pochi gli atleti paralimpici che potrebbero ottenere le prestazioni minime per partecipare ai giochi olimpici. Ciò significa che non è il vantaggio delle protesi a "fare" l'atleta, come si sente dire. Il discorso è molto specifico, delicato; bisogna tener conto di molti fattori di disabilità e di compensazione con le protesi. Per fortuna ci sono le gare separate e secondo me è giuste tenerle così: non per discriminazione ma per una questione di oggettiva parità.
Lei è sponsorizzata da un'azienda di protesi. Questa è una necessità o una possibilità per gli atleti paralimpici? In generale, è più difficile per un atleta paralimpico praticare uno sport?
Il mio percorso è stato fin troppo facile: hanno scommesso su di me. Sono stata una delle prime in Italia nella mia categoria. Comunque sono stati avviati dei progetti per cui l'atleta che vuole iniziare, viene man mano agevolato per avere le protesi più facilmente; all'inizio deve ancora comprarle da se, ma nel momento in cui ottiene i primi risultati è previsto che le protesi gli vengano in seguito assegnate, grazie a una convenzione tra il Comitato Paralimpico e il Centro Protesi INAIL Vigorso di Budrio.
Lei è impegnata anche per l'aggiornamento del “Nomenclatore tariffario per le protesi e gli ausili”: può spiegare il problema?
Mi ha toccato in prima persona quando ho dovuto ottenere i risarcimenti in seguito all’incidente. I miei avvocati si "scontravano" con queste tabelle risalenti al 1999. E' inconcepibile. Io, che sono amputata dal 2007, ho già cambiato quattro tipi di protesi diverse. La differenza di qualità della vita tra protesi del 1999 e del 2016 è come quella tra la notte e il giorno. E' come utilizzare un computer degli anni '90 rispetto a uno del 2016. Con la prima protesi meccanica che ho avuto, quella che passa l'Asl, la camminata era difficile: dopo duecento metri la schiena cominciava a risentirne. Con quella che ho adesso cammino, corro, mi arrampico, pattino, faccio le scale su e giù per tutto il giorno. Anche se in questo periodo sono pressata e ho tanto da fare ci tengo a dare visibilità a questa battaglia che viene portata avanti con una petizione online (“Un libretto che ci causa tanti guai” su change.org , ndr.).
Federica Pellegrini sarà l'altra portabandiera azzurra: l'ha conosciuta? Le piace come atleta e come personaggio?
L'ho incontrata in più occasioni, in diverse cerimonie, ma non ho mai avuto modo di parlarci perché è sempre circondata da tante persone e non mi piace essere uno dei tanti che va li a "rompere". Spero di conoscerla in un'occasione "tranquilla", magari quando ci consegneranno le bandiere di Rio. Per come l'ho seguita direi che è una donna con le idee chiare: è fortissima. Tanto di cappello, se lo merita.