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Solo un messaggio: qualità

È l’obiettivo di due giovani produttori, Marco Gargani e Jacopo Mancini che credono fermamente in questo artista così talentuoso e così diverso dai “prototipi” offerti dall’attuale panorama musicale. Una realtà fatta di volontà, studio e tanta passione. La loro etichetta discografica, MZK, ha il solo scopo di valorizzare e mettere gli artisti nelle condizioni migliori per esprimersi.

Di Valeria Barbarossa

Incontro Juri nella sala musicale Muziki, a Formello. Un giovane ragazzo di vent’anni, mamma italiana e papà capoverdiano. I suoi genitori si sono conosciuti in vacanza in Sardegna. È un ex rugbista con la passione innata per la musica.
Rimango ammaliata nell’ascoltare la sua voce: il timbro e la vocalità trasmettono effetti acustici profondi, intensi e raffinati. Il controllo e l’impostazione rispecchiano perfettamente il suo essere: un gigante buono… e bravo aggiungo. Alla potenza e fermezza del timbro si intersecano vocalizzi ed estensioni armonicamente controllate che danno origine ad un connubio bilanciato di sonorità e vibrazioni. Intrecci musicali che passano dalla black music, a melodie pop, ad accenni di rock accostati al reggae. Il risultato, per quanto possa sembrare incredibile, è una melodia perfettamente equilibrata. Un interprete che canta in italiano e in inglese, un autore e un chitarrista dalle ritmiche assolutamente originali e capace di mescolare, con estrema padronanza, una grande varietà di stili. Come se fosse nato cantando anziché piangendo…

Juri come hai acquisito la tua padronanza vocale?
Lavorandoci nel tempo e facendo tanto esercizio.
Chi ti dava consigli?
Un po’ ho “rubato” dagli amici ma poi ho sperimentato da autodidatta.
Il genere che ti piace ascoltare?
Ascolto tutto ciò che abbia un bel testo e sia una bella canzone. Se devo nominarti qualcuno però, sicuramente Steve Wonder.
Un genere in particolare che ti piace cantare?
Anche qui, ti rispondo tutto. Provo poi ad arrangiarlo dando una mia interpretazione.
Marco sei un produttore, sotto il marchio MZK. Che cosa accade in questa sala?
Muziki è la realtà dove ci troviamo ora, un’associazione culturale che mette insieme svariati musicisti. Siamo io e il mio amico Jacopo Mancini.
Come vi siete incontrati con Juri?
È venuto un giorno qui, si è messo sul palco e abbiamo iniziato a sudare freddo quando lo abbiamo sentito. Siamo partiti con un singolo e poi l’album. L’album è stato distribuito in copia su ordinazione e a breve verrà messo su iTunes.
Perché credi in Juri?
Perché è un effetto sorpresa ed è diverso dagli altri. Quando ti passa per le mani un talento del genere, devi coglierlo e valorizzarlo.
Dove può crescere Juri ancora?
È un solitario. Dovrebbe, invece, condividere la sua arte con altri musicisti per confrontarsi e di conseguenza crescere. Dal punto di vista vocale dubito che si possa migliorare. È un talento innato.
Marco l’Italia è diventato un paese di cantanti. Che cosa ci vuole per emergere?
Ci vogliono persone che credono nello stesso obiettivo e, ovviamente, un po’ di fortuna.
Juri dove vorresti arrivare?
Ad un pubblico ampissimo! Vorrei riempire gli stadi, le piazze... avere un grande successo insomma!
Tu sei un ex rugbista vero?
Ho giocato sette anni a Civita Castellana. Mi piaceva molto ma poi ho smesso perché mi sono dedicato allo studio musicale. Passo in questa sala molto tempo.
Che cosa hanno in comune sport e musica? Che cosa ti ha insegnato lo sport?
Che un lavoro di squadra è sempre e comunque vincente.
Andate d’accordo?
Sì perché c’è libertà di espressione.
Marco anche per te è così?
Sì, andiamo d’accordo sia professionalmente che caratterialmente. È un bell’ambiente.
Juri credi che in Italia ci siano occasioni da sfruttare oltre ai Talent?
Sono convinto che arrivare senza passare per un Talent sia una sfida sicuramente più avvincente.
Marco?
Il Talent mostra più il prodotto che l’artista, è più per lo spettacolo. Certo, se non vai in TV, devi affrontare una promozione diversa: locali giusti, persone ben inserite... è un altro canale.
Juri so che scrivi da solo i testi. A che cosa ti ispiri?
Scrivo tutto ciò che mi passa per la mente e poi inizio a crearmi la storia. Non parlo solo di amore (Love Frames è il titolo del suo album, ndr) ma anche di odio che, spesso, è il corrispettivo dell’amore. Esprimo, poi, anche il mio disagio verso una società che ha l’abitudine di promuovere l’omologazione delle persone.
Marco come giudichi questo album?
È molto bello perché c’è il reggae, il pop, il rock… non è catalogabile vista la mescolanza di stili.
Che cosa ti auguri per Juri?
Spero si realizzi il suo sogno, in lui credo fermamente. Se poi ci crede anche lui, qualcosa di bello e di nuovo uscirà fuori.
Quali sono gli “strumenti ” che gli mettete a disposizione?
Nella produzione classica, l’artista investe su se stesso ma poi non è libero del suo prodotto perché la paternità appartiene all’etichetta che a quel punto trasmetterà il proprio messaggio. Noi facciamo esattamente l’opposto. Nella musica devi schierarti: sia politicamente, che socialmente… insomma, devi dare un messaggio. Noi non vogliamo imporre messaggi ma solo la qualità e mettere l’artista nelle condizioni migliori per esprimersi. Solo così il risultato potrà essere un grande prodotto.