RAI SPORT...SFIDA A CINQUE CERCHI!
Intervista ad Eugenio De Paoli, direttore della sede RAI in Brasile
di Marco Oddino
Nato a Tripoli il 24 settembre 1953 e laureato in giurisprudenza, Eugenio De Paoli è da sempre una delle colonne portanti di Rai Sport.
Dopo le "prime" esperienze con passaggi anche in Fininvest, dal 1991 non ha più lasciato la RAI, andando a ricoprire ruoli sempre più strategici ed importanti all'interno della redazione sportiva.
Un maestro per tutti e con una grande esperienza da condividere con i più giovani e non solo; una persona per bene e con la porta sempre “aperta”…anche quando sei un perfetto sconosciuto che ha piacere di proporre una idea alle reti.
Dal 2009 al 2013 è stato direttore di RAI SPORT, posizione che ha lasciato per andare a dirigere la sede RAI in Brasile, dove dopo il meritato successo in occasione dei mondiali di calcio, a pochi mesi dal via, si appresta ad affrontare un'altra sfida, quali le imminenti Olimpiadi Estive in cui la RAI sarà la televisione ufficiale.
Ma entriamo subito nel vivo e scopriamo qualcosa di più anche su di lui….
L'ingresso in rai avvenne 37 anni fa. È sempre il mestiere più bello del mondo quello del giornalista?
Qualcuno una volta disse che fare il giornalista è sempre meglio che lavorare. Sono d’accordo, il problema è che molti non se ne rendono conto. Credo che il nostro sia un mestiere privilegiato che ci offre occasioni uniche. Bisogna imparare a rimanere sempre con i piedi per terra, vedere e raccontare la realtà nel modo più trasparente possibile. Senza filtri. Ricordarsi che lavoriamo, soprattutto in televisione, per un pubblico vasto al quale dobbiamo tentare di trasmettere, raccontare quello che vediamo, in maniera il più possible obiettiva e trasparente. Sempre con passione, immaginando il trasporto e la passione di chi ci segue.
Quanto incide l'evoluzione dei social network e delle nuove tecnologie virali sulla comunicazione globale di una olimpiadi?
Molto. Il mondo del web, dei social network corre ad una velocità doppia. Ti costringe a continue rincorse. Ma anche qui bisogna stare attenti. Non dimenticarsi mai che le fonti vanno sempre verificate, controllate. Non farsi prendere mai dalla smania dello scoop o dalla voglia di anticipare una notizia. Meglio arrivare un minuto dopo ma essere sicuri di quello che si dice o di quello che si scrive. Le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente il modo di comunicare ma la regola dovrebbe rimanere sempre la stessa. E poi con sempre maggiore attenzione a filtrare, qui si, quello che passa nel mondo dei social.
Da direttore della sede ospitante olimpica, secondo lei roma ce la farà ad assicurarsi i cinque cerchi nel 2024.
Roma ha un bellissimo progetto e il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, è un uomo dalle grandi capacità manageriali. Ma sulla vittoria di una candidatura ci sono tanti altri fattori che entrano in gioco come, per esempio, quelli che riguardano la credibilità di un paese e della città che si candida. Anche per questo sarà importante vedere chi sarà il prossimo sindaco di Roma. Un passaggio non indifferente, così come non indifferente, ma in senso positivo, è stato il fatto che il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, abbia sposato in pieno la candidatura di Roma. Altri tempi quelli di Monti che, a mio modo di vedere fece allora un calcolo troppo ragionieristico. Roma2024 deve essere vista come un’opportunità per il paese intero.
Olimpiadi esclusiva rai, per ottenere il massimo del coinvolgimento degli spettatori, quanto sarà determinante il successo degli atleti italiani?
Il successo degli atleti italiani è sempre determinante. E’ quello che può fare la differenza. Ma negli anni ci siamo resi conto di una cosa molto importante: se tu credi in un evento, se la RAI crede in un evento, ci investi allora i risultati in termini di ascolto e di coinvolgimento del pubblico comunque arrivano. Poi se ci scappa la medaglia meglio. In questo senso le Olimpiadi sono un evento unico e irripetibile, è in molti casi la gara di un giorno, la gara della vita, la prestazione che in quel giorno può uscire fuori a sorpresa. Ricordate Maddaloni per esempio? Ma se ne potrebbero citare decine
Scandali nella tempistica dei lavori, governo in bilico ed emergenza virus zika, quanto è stato duro lavorare per organizzare un evento mediatico planetario?
L’organizzazione di un evento come l’Olimpiade è sempre dura, difficile. Ci cominci a lavorare in pratica il giorno dopo la cerimonia di chiusura per i quattro anni successivi. Corruzione e scandali, ritardi nella consegna dei lavori, non sono un’esclusiva del Brasile. Ne abbiamo viste tante di situazioni più o meno simili. Qui in questo momento l’aggravante è la crisi del Governo, la crisi istituzionale che si è determinata nel momento in cui andava fatto il maggiore sforzo per chiudere progetti e bilanci. Ma alla fine sono convinto che la bellezza del posto vincerà su tutto. Anche sui disagi che certamente ci saranno. Vincerà l’immagine che verrà trasmessa.
Dopo il flop del brasile nei mondiali di calcio, come viene vissuto dal popolo questo nuovo evento sportivo?
Anche il flop del Brasile è stato ben assorbito. La verità è che questa nazionale non è molto amata dai brasiliani, non è molto “sentita”. Dopo il 7 a 1 contro la Germania ci aspettavamo drammi popolari e invece non è successo nulla. Quasi se l’aspettassero. Il tutto è stato vissuto con molto fair play. Per quello che riguarda le olimpiadi ancora non si percepisce un’atmosfera particolare. Ma i carioca, gli abitanti di Rio, sono fatti così. Vedrete che la loro passione esploderà con l’accensione della fiaccola. E a proposito della fiaccola e del giro enorme che dovrà fare in questo paese,gli organizzatori sono rimasti davvero colpiti dall’aspettativa che c’è nel paese intero. Un ottimo segnale.
È la sua sesta olimpiade da dirigente rai, in questi 16 anni quanto è cambiato il modo di fare televisione per i grandi eventi sportivi?
Si è la mia sesta olimpiade. Quanti anni… Non credo che il modo di fare televisione sia cambiato poi così tanto. E’ cambiato il linguaggio televisivo, grazie anche alla concorrenza. E’ lo sviluppo della tecnologia, i nuovi e sempre più sofisticati mezzi di ripresa che ti “obbligano” ad un linguaggio diverso. Un arricchimento notevole in tutti i sensi.
È inutile evidenziare l'importanza di offrire in chiaro lo sport al grande pubblico, quali saranno le principali novità a livello di servizio e tecnologia che offrirà rai sport?
L’importanza del servizio in chiaro aprirebbe un capitolo enorme. A cominciare dal costo dei diritti televisivi cresciuto a dismisura negli ultimi anni. La televisione pubblica, quella in chiaro, dovrebbe essere garantita a livello governativo da una legge, come avviene in altre parti d’Europa. Lo sport è di tutti e la maglia azzurra è un valore assoluto. La RAI dovrebbe battersi per essere la televisione della maglia azzurra per dare a tutti la possibilità di seguire un evento di portata nazionale, oltreché mondiale. Del resto basta guardare quello che è successo quattro anni fa a Londra dove la RAI aveva solo 200 ore di trasmissione. Per la prima volta nella sua storia non aveva l’esclusiva di una Olimpiade. E’ stato allora un lavoro massacrante, difficile ma alla fine una scommessa vinta. Dopo quattro anni l’Olimpiade torna a pieno diritto in RAI. Ma il futuro è ancora nebuloso. Troppi interessi, troppi soldi in ballo. Il progetto RAI per Rio 2016 è in mano a grandi professionisti, l’offerta sarà totale anche in multipiattaforma.
Vivere dall'altro capo del mondo, amplifica sempre le cronache di tutti i giorni, da cittadino libico come stai vivendo gli accadimenti di geopolitica.
Devo dire con distacco. La Libia e Tripoli, città dove sono nato, sono cambiate in modo radicale, violento. Ma il mio sogno rimane quello di tornare un giorno la e da turista rivivere i luoghi e i posti che sono stati della mia famiglia, della mia infanzia.