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Giulio Casale

Crescere nell'Eurobasket

di Donatello Viggiano

Quando cinque anni fa è arrivato all’Eurobasket, quella promessa poteva più che altro assomigliare ad un sogno, ma la finale persa lo scorso anno e lo spicchio di stagione attuale sono invece la conferma che né lui, né il suo presidente stavano scherzando. Nell’estate del 2011 Giulio Casale è ancora poco più che ventenne, ma le grandi aspettative nutrite fino all’anno prima (debutto in Serie A ed Eurolega con la Virtus, miglior quintetto nella Coppa Italia giovanile di Bologna) sembrano andare via via svanendo, di fronte ad un mondo dei professionisti senza proposte realmente interessanti e concrete: “Venivo da un’annata a livello personale molto positiva con la maglia di Ragusa, ma che si era chiusa troppo presto e non benissimo come risultati – esordisce Giulio – e l’offerta di tornare alla Virtus, che per me sarebbe stato un sogno, non era soddisfacente sotto più punti di vista, non avendo loro dimostrato realmente la volontà di puntare su di me”. Un passaggio delicato non solo della sua carriera, ma anche e soprattutto di una vita sempre dedicata al coronamento di un sogno, che potrebbe addirittura arrivare alla sua conclusione definitiva, finchè non arriva la chiamata dell’Eurobasket, di fatto l’inizio di una seconda vita per un atleta ancora adesso appena ventiquattrenne: “La prospettiva di andare a studiare e giocare alla Luiss sarebbe stata interessante, ma non potevo permettermi di rinunciare all’indipendenza economica, che avevo acquisito fin da giovane, per far fronte a delle scelte di prospettiva fatte anche fuori dal campo, allora l’Eurobasket ed il suo presidente Armando Buonamici furono da subito la scelta giusta per ritornare sul parquet”.
Da qui l’inizio di una lunga avventura vissuta senza fiato, all’insegna di un legame indissolubile tra una società che iniziava a sognare in grande, ed un giovane prospetto, interessante ma alla ricerca di certezze, che l’Eurobasket ha allora messo subito al centro del suo progetto. In cinque anni la crescita di ambizioni e risultati è costante, l’arricchimento reciproco: primo turno di playoff di C perso all’ultimo tiro con Gaeta, promozione in B, salvezza comoda nel primo anno di cadetteria, finale playoff di B persa con Rieti lo scorso anno, primo posto e finale di Coppa Italia di B persa una settimana fa le splendide tappe di un percorso che è ancora ben lontano dall’essersi esaurito. “Sono stato il primo giocatore nella storia dell’Eurobasket a ricevere un compenso economico – ricorda l’attuale capitano – il che rappresentava non solo motivo di soddisfazione e ricompensa, ma anche e soprattutto il segnale che il presidente davvero volesse fare le cose per bene, crescere ed assecondare la stessa ambizione che avevo io”. Parallelamente ai risultati sul campo, la società inizia a crescere anche nella sua struttura. Il massofisioterapista Davide Pacor e la preparatrice fisica Federica Tonni, tuttora insostituibili figure dello staff biancoblu, le linee di congiunzione con un’avventura partita da lontano: “Davide era già nel giro delle Nazionali, ma il suo legame con l’Eurobasket ha dato visibilità reciproca ad entrambi, mentre la crescita e la grande dedizione al lavoro di Federica sono state accompagnate anche dalla nostra continua voglia di migliorarci e chiedere sempre il massimo a lei ed a noi stessi”. Così, all’improvviso, una speranza per ricominciare a credere in questa professione, in nome di un basket vissuto con più divertimento e senza pressione (“ma allenandomi sempre il doppio del necessario”), diventa invece il presupposto ideale per una scalata tra le grandi del basket nazionale, senza dimenticare anche cosa potesse succedere lontano dal parquet: “Adesso sono iscritto al quarto anno di Giurisprudenza e sto apprezzando la possibilità di giocare e lottare comunque per obiettivi prestigiosi ed importanti anche dietro casa, senza dover andare in giro per l’Italia e trovarmi tra qualche anno senza aver costruito nulla di concreto”.
Tanti i compagni d’avventura in questo lustro in maglia Eurobasket, da Fanti, unico “superstite” dell’avventura iniziata nel 2011 e già avversario più di dieci anni fa in una sentita finalissima scudetto Under 14 tra Stelle Marine ed Eurobasket, a Valerio Staffieri, passando per Tomasello e Rei Pullazi (ora a Bergamo in B), i due giocatori a cui Casale resta più legato: “Quando sono arrivato qui Rei stava praticamente smettendo di giocare – ricorda Giulio – ma avevo intravisto in lui del potenziale, spronandolo in continuazione e ad ogni allenamento insieme a coach Luciano Bongiorno - un’altra persona ambiziosa ed intelligente con la quale ho sempre raggiunto i playoff e vinto un campionato, e con cui collaboro tutt’ora dando una mano alle sue squadre giovanili – finché non ha ripreso fiducia ed è diventato il giocatore che è allo stato attuale, quasi “irriconoscibile” agli occhi di chi l’aveva visto nei primi allenamenti”.
Con lui, tornato nella seconda parte di stagione dello scorso anno, l’esaltante cavalcata playoff de,,k scorso anno persa solo in finale contro Rieti, impreziosita dall’arrivo di Davide Bonora in panchina ed Alex Righetti sul parquet, due professionisti assoluti che Giulio aveva conosciuto fin dai tempi della Virtus: “Davide lo vedevo sempre come cambio di Tyus Edney l’anno in cui, giovanissimo, fui ingaggiato dalla Virtus ed anche “Rigo” mi ha sempre salutato come se fossimo amici da tempo. Saputo che sarebbero venuti da noi ho subito pensando che si potesse creare un clima di grande complicità e che avrei potuto condividere con loro una mentalità professionistica pur non avendo giocato ai loro livelli, ma ho anche cercato di favorire il loro inserimento: ho sempre creduto che il mix ideale in un gruppo fosse il divertimento abbinato al duro lavoro”.
I risultati, come detto, pur non preventivati parlano da soli e tutti e tre, quest’anno, sono ancora protagonisti di una stagione stavolta programmata nel segno del successo fin dall’inizio e sostenuta anche dall’arrivo dei primi “stranieri” in casa Eurobasket, gli italoargentini Stanic, Dip e Birindelli: “Credevo che con loro potesse essere più complicato instaurare questo clima, ma ho sempre visto quella che loro chiamano “garra”, una scintilla in comune per ottenere risultati”, la ragione che ha spinto Giulio anche ad accettare un passo indietro, o in avanti in nome della squadra, dipende dai punti di vista, rispetto al ruolo di grande protagonista rivestito da sempre fino ad ora: “Ho cercato sempre di pensare da vincente ed ampliare gli orizzonti guardando all’interesse futuro mio e della società, per cui nonostante fossi stato sempre inamovibile in passato, ho accettato di buon grado questa crescita di competitività anche a costo di giocare qualche minuto in meno: ho sempre lottato con questa maglia per arrivare in B e non volevo di certo rinunciare all’occasione di salire un altro gradino”.
Con la solita grande ambizione abbinata ad una dose di lavoro quotidiano sempre volta al miglioramento personale, un fattore che l’ha anche reso un esempio agli occhi dei più tifosi, che hanno seguito in massa la squadra anche nella Coppa Italia di Rimini: “Dopo la gara con Montegranaro c’era l’emozione per la vittoria e la gioia di aver portato tanta gente fin lì, ed è il segnale che c’è grande voglia di basket e sta noi alimentarla, del resto per noi giocatori nulla è più bello che vedere gli spalti pieni alle nostre partite: è il segnale che sono lì per quello che siamo riusciti noi a trasmettergli in campo”. Tra essi sempre molti giovani, il fiore all’occhiello del club di Via dell’Arcadia: “Facciamo sempre di tutto per cercare di essere esemplari e contribuire a costruire un’immagine importante all’esterno, aiutando nella loro crescita i più giovani, così come gli altri avevano fatto con noi”. Un’immagine percepita sempre più, adesso, anche su scala nazionale, per merito dei progetti che la società sta portando avanti e che hanno visto gli atleti protagonisti di recente anche nelle scuole: “Sono contento perché quel che di speciale di questa società prima potevo solo raccontare, ora è sotto gli occhi di tutti grazie al prezioso contributo non solo di personaggi di spicco come Valerio Bianchini, ma anche degli altri collaboratori che fanno vivere l’Eurobasket a 360° lontano dal campo: auspicavo da sempre, ad esempio, una partnership con la Roma Calcio ed è stato un grande orgoglio prendere parte ad una delle mattina del progetto “A scuola di tifo” nelle scuole”.
E se da un lato la sensazione è che la chiacchierata possa andare avanti ancora per ore, dall’altra prevale la grande voglia di tornare subito in campo per aggiungere altri capitoli ad una favola già di per sé molto affascinante, non senza momenti difficili, ma sempre basata sul grande desiderio di crescere e migliorare: “L’autocritica non ha mai fatto difetto a questa squadra, che affronta sempre allo stesso modo ogni avversario a prescindere dal nome che porta sulla maglia e vuol sempre farsi trovare pronta nei momenti importanti, perché ha un sogno da portare avanti: spero che chi verrà a vederci abbia la stessa voglia di sognare insieme a noi”.
Parola di capitano.