IL LIBRO DI ANNA TERESA FORMISANO. UNA STORIA DI BUONA POLITICA
Si parla e si scrive, ormai da anni, di crisi della politica, dei partiti, della rappresentanza, delle istituzioni, nazionali e sovranazionali. I sintomi di questa crisi sono noti: l’emergenza o la crescita di movimenti cosiddetti “antisistema” (Cinque Stelle, Rassemblement National, Mélenchon, Trump, AfD eccetera), il pessimismo sul futuro dell’Unione Europea (Brexit, partiti euroscettici) e il massiccio e crescente astensionismo nelle democrazie occidentali.
Molto si è discusso delle cause di questa disaffezione generale dei cittadini nei confronti della politica, ma il libro di Anna Teresa Formisano – un testo autobiografico che percorre 40 anni di storia repubblicana – aggiunge qualche tessera al mosaico.
Premesso che non si tratta qui di rimpiangere la Prima Repubblica, perché bisogna sempre guardare avanti, la differenza fra i criteri di selezione della classe politica di allora e quelli attuali c’è, ed è notevole. Questo libro racconta la storia di una ragazza di 22 anni che decide di impegnarsi in politica, vista, giustamente, come bene comune. Entra quindi in politica nel 1978, a Cassino, nella Democrazia Cristiana. Impegnarsi in politica nel ’78, in tempi di contestazione spesso violenta delle istituzioni, per di più nel partito-istituzione per eccellenza, rappresenta di per sé un atto di coraggio. Viene eletta ed è l’unica donna in Consiglio. Al riguardo, l’autrice parla di “tempi della politica al maschile”, per le difficoltà che una donna incontrava in un mondo di uomini, ad esempio se in gravidanza o per la cura dei figli (sotto questo aspetto, la condizione femminile è migliorata, anche se molto rimane da fare).
Nel 1978, l’Italia aveva uno dei più alti tassi di partecipazione elettorale del mondo occidentale. Oggi non è più così, come detto, e non solo da noi, ma questo libro forse contiene una chiave – non l’unica, certo – per capire alcune delle radici della disaffezione nei confronti della politica nel nostro Paese
Innanzitutto, Anna Teresa Formisano è partita dalla gavetta e ha seguito per anni quello che era il percorso tradizionale del politico italiano: prima il livello locale, poi quello regionale, e infine quello nazionale. Per concludere, farei parlare l’autrice: “È particolarmente significativo notare che, nonostante non ricopra più incarichi pubblici, continuo a ricevere richieste di aiuto dalla gente comune. Questo testimonia quanto sia importante il legame tra la politica e le necessità reali dei cittadini. La fiducia che le persone ripongono in me è un richiamo alla responsabilità e un segnale che la vera politica deve tornare a essere centrata sul servizio e sull’ascolto”.
Non possiamo che essere d’accordo, e, come governo della Regione Lazio, cerchiamo ogni giorno di realizzare politiche ispirate a questi principi. Per il ritorno di una politica di prossimità, basata sulla vicinanza ai cittadini, ai loro problemi e aspirazioni, alle loro vite. Questo è il nostro compito.