10 cose che non sai di Antonello Venditti
di Elena Oddino
Se Totti è l’ottavo re di Roma, lui, Antonello Venditti è sicuramente il nono. Un mito della musica e dei romani, che da poco ha incredibilmente compiuto 70 anni.
Sì, incredibilmente. Perché Venditti è un grande della canzone d'autore italiana che con i suoi brani ha accompagnato quarant'anni della nostra storia. Perché Antonello è un evergreen le cui musiche sono rimaste nell’orecchio di tutti, passando di padre in figlio. E perché Venditti un’età sembra proprio non averla. Capelli a parte, lo spirito, la grinta, la risata e la voglia di scherzare sono rimaste sempre le stesse. Come la fede nella sua squadra, la magica Roma, e il look da ragazzo anni ‘60. Venditti, è l’amico della porta accanto, il cantautore che ha accompagnato tante serate della nostra vita, e sicuramente ognuno di noi ha un ricordo speciale legato ad una sua canzone. Ma siete sicuri di conoscerlo bene?
Ecco 10 cose che di lui forse non sapete.
- La famiglia - è nato a Roma l’8 marzo 1949, Antonello Venditti, sotto il segno dei Pesci, proprio come recita il titolo di una sua famosa canzone. Figlio unico, il padre, Vincenzino, era un ex funzionario di Stato, poi diventato prefetto di Roma, e la mamma, Wanda, una famosa e severissima grecista che insegnava al liceo greco e latino. Il nonno invece era molto amico di Pirandello. Venditti ha studiato al mitico liceo “Giulio Cesare”, che è stato anch’esso poi protagonista di una sua canzone, e si è laureato nel ‘73 in Giurisprudenza, all’Università la Sapienza, specializzandosi in Filosofia del Diritto.
- La nascita e il miracolo - lo ha raccontato lui stesso. “Sono nato di 8 mesi, pesavo un chilo e quattro. Nel 1949 non esisteva l’incubatrice: quelli come me li buttavano via. Mi salvò un sogno”. Sì, i medici avevano detto ai genitori che quel piccolo, fragile e sottopeso, non ce l’avrebbe fatta. Poi mamma Wanda, che era molto religiosa, ebbe in sogno San Francesco Saverio, che le disse “non ti preoccupare, si salverà”. E così è stato.
- L’ adolescenza - oggi Antonello Venditti è alto 1 metro e 74 e pesa 70 chili. Ma molti non sanno che da ragazzo ha sofferto di obesità. Lo ha raccontato lui stesso. “Da ragazzino ero grasso come un maiale, pesavo 94 chili, mi chiamavano “cicciabomba”, ha scritto Antonello nel suo romanzo autobiografico, "L'importante è che tu sia infelice", pubblicato nel 2009. “Mia madre considerava le mie canzoni poco meno che spazzatura, e a mio padre Vincenzo, convinta di non essere ascoltata, diceva di me: “Il ragazzo è cretino”. Era talmente poca la stima che avevo di me che mi attaccavo all’unico vizio che mi era concesso: il cibo. Mangiavo tutto il giorno. Visto che nessuno mi fermava, lo feci io. Arrivato a 94 chili, ma forse anche a 98, dissi basta: “Ma non vedete che sono un baule?”.
- Gli inizi - Antonello ha iniziato a suonare il pianoforte sin da piccolo, spinto dalla mamma. Il debutto avvenne però nei primi anni ‘70 al Folkstudio di via Garibaldi a Roma, dove incontrò Francesco De Gregori che poi diventerà suo amico e compagno di “concerti”. Il suo primo disco da solista esce nel 1973, con il titolo “L’orso bruno”. Il successo arriva però solo più tardi, nel 1975, con l’indimenticabile “Lilly”, e tre anni dopo con due album diventati leggenda, “Sotto il segno dei pesci”, e “Buona Domenica”, che lo consacrano definitivamente. Da allora Venditti ci ha regalato tante canzoni, bellissime. Più che brani, vere e proprie poesie messe in musica. Da “Notte prima degli esami”, a “Ci vorrebbe un amico”, “Che fantastica storia è la vita”, “Ricordati di me”, “Alta marea” e potremmo andare avanti a lungo. Ma probabilmente non c’è un romano, e forse anche un italiano, che non sappia a memoria tutti i successi di questo mitico cantautore che su Instagram ha oltre 10mila followers. Nella carriera ha venduto oltre 30 milioni di dischi, ha pubblicato 20 album, gli ultimi, “Dalla pelle al cuore”, “Unica” e “Tortuga”, e nel 2018 ha festeggiato 40 anni dall’uscita di “Sotto il segno dei pesci”. Ma sapevate che Antonello aveva solo 14 anni quando scrisse la sua storica “Roma Capoccia”, il brano che divenne il simbolo della sua carriera?
- Occhiali - Rarissimo vedere Venditti senza i suoi storici occhiali a goccia. Non c’è foto o cover in cui lui non li sfoggi. Ma a parte la fedeltà al look c’è un motivo per cui il cantautore da 40 anni non si separa mai dai mitici Ray-Ban. Perché oltre che da sole quegli occhiali sono anche da vista. Li scelse, all’inizio, perché erano gli occhiali che indossavano i piloti americani in Vietnam. E lui voleva usare un "simbolo" di guerra per cantare la pace.
- La Roma - La Roma, Antonello Venditti ce l’ha nel cuore da sempre. La Roma è un fatto di famiglia. Non si discute, si ama. Suo zio fu uno dei fondatori. Alla sua squadra ha dedicato “Grazie Roma” che ancora oggi è la canzone di chiusura di ogni partita della squadra allo stadio Olimpico. Antonello ha cantato ai festeggiamenti per il secondo ed il terzo scudetto della squadra giallorossa. Nel 2001, ha radunato al Circo Massimo 1 milione e 700mila persone!
- Voce - La voce di Antonello ha una particolarità inconfondibile. E il suo “vibrato”, cioè il suo modo di cantare con vibrazioni continue della voce. Una caratteristica che nessun altro cantante italiano possiede.
- Amore - È stata Simona Izzo il vero grande amore della sua vita. Con lei Antonello è stato sposato per tre anni, dal 1975 al 1978, e dalla loro unione è nato il 27 agosto 1976 Francesco Saverio che oggi è un apprezzato attore e doppiatore. Lui ha reso nonno Antonello regalandogli quattro nipoti, Alice, Tommaso, Leonardo e Mia, di cui Venditti è pazzo.
- La condanna per vilipendio - Pochi sanno che negli anni ‘70 Venditti venne denunciato da un maresciallo di Pubblica Sicurezza per vilipendio alla religione di Stato durante un concerto. Era il 1974 e cantando la canzone "A Cristo", in pubblico al Teatro dei Satiri di Roma, Antonello aveva cantato un verso, “ammazzate Gesù Crì quanto sei fico”, che era stato interpretato come un’offesa, mentre in romanesco si trattava di un complimento. Per questo Venditti fu processato e condannato a sei mesi con la condizionale.
- Gli amici di sempre - Con Carlo Verdone Antonello ha sempre avuto una splendida amicizia. Verdone è stato protagonista del suo video, Centocittà, nel 1985, e ha spesso suonato la batteria e le percussioni nei dischi di Venditti e in alcuni concerti. Antonello, invece, per Carlo ha firmato la colonna sonora del suo film “Troppo forte”. Un altro grande amico del cantautore è stato Lucio Dalla. Una presenza preziosa e importante accanto ad Antonello, soprattutto nel periodo dopo la sua separazione da Simona Izzo. Allora Venditti era distrutto, attraversava un momento buio, non aveva quasi più voglia di comporre e di suonare. “Mi salvò Dalla”, ha raccontato lo stesso Venditti, “che mi indicò una casa da comprare a Trastevere, la casa della mia nuova vita da separato. Quando volevo smettere e ritirarmi, in un momento di sconfinata depressione alla fine degli anni ‘70, lui mi tese una mano. A Dalla volevo un bene pazzesco. Lucio era Lucio, un artista generoso”.