Carolina del sud
Carolina Rey: ex nuotatrice, appassionata snowboardista e paracadutista “per caso”. L'abbiamo incontrata il giorno della prima di “Compromessi sposi”, commedia con Diego Abantuono e Vincenzo Salemme, in cui l'attrice romana interpreta una testimone della sposa “del sud” e canta la title track della colonna sonora.
di Giuliano Giulianini
Il 24 gennaio è uscito nelle sale “Compromessi sposi” commedia di Francesco Micciché sulle travagliate nozze tra una fashion blogger romana, figlia si politico “del cambiamento” e un rampollo di buona famiglia “nordista”.
Ne abbiamo parlato con Carolina Rey, attrice, cantante e conduttrice televisiva, da quattro mesi anche neo mamma. Un'occasione per chiacchierare di cinema, musica e sport, visto che Carolina si è cimentata, con discrete capacità, tra diverse discipline.
Cominciamo dal tuo ruolo nel film: il tuo personaggio, Carolina, è un'amica della sposa, una tipica ragazza romana di periferia. Che ruolo ha nella trama? È una buona amica o una di quelle che mettono che mettono il bastone tra le ruote?
È una ragazza dal linguaggio un po' sopra le righe, colorito. È una delle amiche buone, che tifano per il matrimonio e per l'unione di questa bellissima coppia. Il film contrappone una famiglia del nord e una del sud, che rendono questo matrimonio un incontro-scontro. Io faccio parte della famiglia del sud perché sono la testimone della sposa: una bella romana, “coatta” anche lei. Nel corso del film, tra un incontro e uno scontro, faremo amicizia anche con i parenti e i testimoni milanesi.
Ti piacerebbe interpretare un ruolo più vicino al tuo carattere, quello di una romana “bene”, come si dice?
Si. Però, forse, è più stimolante interpretare personaggi diametralmente opposti. In questo caso è stato stimolante e divertente, perché ho avuto modo di buttarmi e di giocare; in alcuni casi magari anche di esagerare, di giocare nel vero senso della parola, e di divertirmi. Credo che questo mestiere meraviglioso dia anche l'opportunità di giocare e soprattutto di mettersi in gioco. Quindi, più interpreti personaggi lontani da te, più hai la possibilità di calcare la mano; mentre se interpreti ruoli che ti si avvicinano e ti rispecchiano, c'è un tipo di lavoro e di approccio diverso al personaggio.
“Compromessi sposi” è anche una tua canzone che accompagna il film. Il testo non è così leggero come sembra il film: certo, è brioso, ma parla di due persone che hanno il mondo contro, e la parte rappata fa anche riferimento al presente del nostro Paese. È autobiografica o ti sei ispirata alla trama del film?
Parole e musica sono mie e di Daniele Grammaldo, un musicista e cantante con cui collaboro, la parte rap è un featuring di Riccardo Frail, un rapper romano. La canzone è nata su ispirazione del film. Sapevo che avrei fatto parte di questo meraviglioso progetto e, siccome avevo già scritto musica per il cinema, mi sono detta: mettiamoci a scrivere e vediamo come va. Abbiamo cercato di raccontare in musica il nostro punto di vista sulla trama. Al regista, Francesco Micciché, è piaciuta e ha deciso di regalarci questo spazio. Sono molto contenta di aver ripetuto il percorso di "Sconnessi" (singolo di Carolina Rey del 2018 legato all'omonimo film, nda) che, dal punto di vista musicale, è stato un bel successo.
Facciamo qualche parallelo con il mondo dello sport. Che squadra è questa del film? Avete due “bandiere” del cinema come Diego Abatantuono e Vincenzo Salemme.
Come dire: Milan-Napoli. Tra l'altro usciamo nelle sale proprio nel week end della partita Milan-Napoli: c'è lo scontro cinematografico e anche calcistico. È stata una squadra eterogenea ma compatta. Un cast nutrito, una commedia corale con attori di diverse fasce d'età e soprattutto di diversa esperienza: due mostri sacri come Abatantuono e Salemme; due grandi artiste come Elda Alvigini e Rosita Celentano, e ancora Susy Laude e Dino Abbrescia. Poi ci sono anche dei giovani attori emergenti e attrici tra le più promettenti, come Grace Ambrose e Valeria Bilello. Insomma ci sono tante tipologie di personaggio, ma soprattutto di attore, che si sono ben amalgamate. C'è stata molta sintonia tra tutti.
Se lavorare nel cinema fosse uno sport, quale sarebbe?
Mi viene in mente la pallavolo o il calcio: uno sport di squadra direi.
E se comporre musica fosse uno sport?
Il nuoto: associo la fluidità dell'acqua allo scorrere della musica.
Non sei sposata però, da pochi mesi, tu e il tuo compagno avete un figlio. Ti "comprometterai" prima o poi?
Dovresti chiederlo al mio compagno più che a me. Se lui me lo chiedesse potrei dire di sì... forse: non bisogna mai dare le donne per scontate (ride, nda).
Tempo fa hai condotto su Rai Gulp "Versus", un programma sugli sport minori. Com'è andata?
Era un programma che ho avuto la possibilità di fare in un'edizione concomitante con le Olimpiadi di Rio. È stato molto interessante seguire alcuni sport minori ammessi alle olimpiadi. Mi ha dato la possibilità di conoscere degli sport che non conoscevo assolutamente o che non consideravo sport. Tra tutti mi hanno appassionato moltissimo l'hockey su prato e il taekwondo, che non avevo mai avuto modo di vedere. Grazie a questo programma ho conosciuto gli atleti, ho visto come si allenano, sono andata nelle federazioni. È stato molto istruttivo. Sono un'appassionata di sport, perciò è stato molto stimolante conoscerli e raccontare la vita di chi li pratica. Mi piacciono i valori che accomunano tutti quelli che praticano uno sport.
Ho un bimbo di quattro mesi, Filippo, e spero che si appassioni allo sport perché trasmette dei valori importanti: porta a impegnarsi per raggiungere degli obiettivi, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Sono valori che aiutano anche nella vita, dal punto di vista personale e umano.
Tu invece hai fatto la nuotatrice. Qual è stata la tua carriera in piscina?
Ero una ranista, anche abbastanza promettente. Sono stata anche ai regionali e ho preso parte a competizioni importanti. Professionalmente e sportivamente ero innamorata del mio allenatore, Enrico.
Poi, per una questione anagrafica, ho dovuto cambiare: sono passata da una squadra a un'altra e ho perso lo stimolo e la voglia di allenarmi, perché ero così tanto legata al mio allenatore precedente che il cambio mi ha sportivamente affossata.
Come succede spesso, nello sport la motivazione è fondamentale, è tutto. Ho abbandonato. Col senno di poi mi sono pentita di averlo fatto, perché era una carriera e un uno sport che avrei potuto coltivare.
Su Instagram ti ho vista sugli sci, su un campo da calcio, e soprattutto buttarti col paracadute.
Mi sono buttata col paracadute per lavoro. Ringrazierò per tutta la vita Rete4 e il direttore Sebastiano Lombardi che mi hanno dato la possibilità di fare un'esperienza così estrema che probabilmente, non avrei mai fatto se non per lavoro.
Me lo porterò nel cuore tutta la vita, perché l'adrenalina e l'emozione che si provano lanciandosi da diecimila metri credo non siano riproducibili in altri contesti. Un'emozione unica.
Lo rifaresti?
Non so se lo rifarei. A mente fredda è stata un'esperienza folle; non dico rischiosa, perché con le dovute accortezze e sicurezze è fatta in assoluta tranquillità, però è comunque un'esperienza estrema.
Una volta nella vita basta e avanza. Per quanto riguarda lo sci sono più che altro una snowboardista. Amo lo snowboard, ne ho anche uno. L'anno scorso ero incinta ed è stato il primo da quando ero piccola passato senza sciare. Mi è mancato follemente, perciò non vedo l'ora di recuperare quest'anno, anche con il piccoletto appresso.
A calcio sono una schiappa: ogni volta che ho provato ho iniziato a dare calci sugli stinchi a tutti, quindi ho messo. Però in una delle edizioni di "Versus" abbiamo parlato anche di calcio, e ho fatto degli speciali per cui sono andata sui campi a intervistare e conoscere diversi calciatori. Mi sono divertita a guardarlo dal punto di vista giornalistico e professionale.
Un tuo idolo cinematografico e uno sportivo. Con chi vorresti lavorare sul set oppure giocare su un campo?
Sul set vorrei lavorare con Fabio De Luigi e con Paola Cortellesi. Più che idoli sono due persone con cui, secondo me, sul set ci si diverte tanto, oltre ad essere due grandi professionisti.
I miei idoli sportivi sono Totti e Federica Pellegrini. Essendo appassionata di nuoto lei mi ha sempre molto affascinato: perché oltre ad essere una sportiva è anche un po' una figura pop. Lo stesso per Francesco Totti: da quando ha smesso di giocare ho smesso di seguire assiduamente la Roma.
So che ora sei impegnata in una disciplina molto dura, che impegna il fisico e la testa, per cui ci vuole anche una certa mentalità vincente: fare il neo genitore. Come sta andando?
Dovrebbero farla disciplina olimpica. Sicuramente tempra e mette a dura prova il fisico: ho la schiena distrutta, le braccia muscolosissime e ho bisogno di una fisioterapia per rimettermi in piedi.
Dal punto di vista psicologico, secondo me, si ha un approccio contrastante all'essere genitore: da un lato una gioia infinita, mai provata e immensa; dall'altro una stanchezza pazzesca. Tra le due vince la gioia, ma la stanchezza è abbastanza presente.
Hai praticato anche un altro “sport di squadra”: il cantare nei cori. Che soddisfazioni e che difficoltà ci sono in questa attività?
Ho avuto la fortuna di cantare nei SAT&B di Maria Grazia Fontana (coro gospel romano tra i più noti, nda) e di fare con loro delle bellissime esperienze: abbiamo cantato con Giorgia in alcune date del tour “Dietro le apparenze" (nel 2012, nda).
È stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto. Mi ricordo l'Arena di Verona piena, davanti ai miei occhi, ovviamente non per me ma per Giorgia: un'emozione e un ricordo che mi porto dietro. L'equilibrio di un coro dipende dal suo direttore, come quello di una squadra dipende dall'allenatore.
Nel coro avevo una grande direttrice, che devo ringraziare perché mi ha insegnato come si sta sul palco. Una persona così grintosa e piena d'energia dopo di lei non l'ho più incontrata.
Hai cantato, hai composto e hai presentato programmi tv. Hai anche detto che ti piacerebbe andare a Sanremo, non ho capito se da cantante o da conduttrice.
Da conduttrice tutta la vita.
Però so che vuoi fare un ep con le tue canzoni.
Mi piacerebbe, ma non per diventare una cantante. Mi piacerebbe essere una conduttrice-attrice che canta anche. Ho sempre detto che non voglio fare la cantante; mi piace cantare, quindi non vedo perché debba rinunciare a farlo, senza però definirmi tale.