TOMMASO PARADISO
UNA GIORNATA IN RADIO
di Niccolò Faccini
ROMA – 20 dicembre 2018. Gli studi storici di Radiosei, nel corso della trasmissione radiofonica “Quelli che hanno portato il calcio a Roma” diventano il teatro di una mattinata in...Paradiso. Special guest di Guido De Angelis è appunto Tommaso Paradiso, frontman della band dei Thegiornalisti, nata nel 2009. Una chiacchierata a 360 gradi col cantante del momento, per ripercorrere brevemente passato e presente e proiettarsi al futuro. Classe 83, maturità classica conseguita nella Capitale e propedeutica alla laurea in filosofia, che “esorta a non essere approssimativi, loda il dubbio, sconfessa i dogmi e stimola una capacità critica”, celebrando il valore della parola, poi punto di partenza della sua musica. “La carriera accademica non era nelle mie corde, mia madre mi diceva di fare della mia passione il mio lavoro”. Ecco spiegato lo shift dalla 'Repubblica' di Platone – suo libro preferito - allo spasmodico interesse per il genere brit pop, esploso nell'Inghilterra degli anni 90: “Impazzivo per gli Oasis e i Blur, la mia era un'emulazione totale. Quel sound di estrazione anglosassone unito alla scrittura italiana si è rivelato un connubio vincente”. Poi “caparbietà, fortuna, abilità di intercettare il gusto del tempo” hanno fatto il resto, incoronandolo nel mainstream radiofonico. Uno solo l'obiettivo originario, “scrivere testi basici che raccontassero la vita di tutti i giorni in forma poetica”; alcuni grandi maestri, “da Lucio Dalla a Vasco Rossi, dagli Stadio a Carboni, da Jovanotti a Venditti”; un'unica fonte di ispirazione, le emozioni della quotidianità. Nel rispondere alle domande, Tommaso svela la sua formula magica: semplicità e umiltà, un binomio raro, fil rouge che lega un'intera carriera, “da quando suonavamo davanti a 3 persone” fino all'ultimo album Love, già disco di platino da oltre 50mila copie. Ecco il segreto, “discostarsi dai concetti astrusi” e restituire invece, con la musica, dignità primigenia a quel valore positivo delle abitudini, dei gesti ripetitivi, all'essenzialità delle piccole cose, azzerando così ogni barriera con chi ascolta. Dai primi due dischi, “Vol.1” (2011) e “Vecchio” (2012), più vicini agli anni 60/70, fino alle sonorità 80's dell'album della svolta “Fuoricampo” (2014), o al pop totalizzante di “Completamente Sold Out” (2016); dalle influenze 'dalliane' di Promiscuità al mood in stile Vasco di Sbagliare a vivere, infine il presente: in fondo per Tommaso non è cambiato niente. “Io non riesco a non essere sincero, la mia vita è limpida e aperta, non si può romanzare troppo. Sono un romantico per natura e non per facciata, malinconico, ottimista, il ragazzo timido di sempre”. Tranne nei concerti: “Se il live è adrenalina pura, l'apice della felicità è la fine di ogni concerto”, un climax di “estasi, liberazione, benessere indescrivibile”. Quanto al successo attuale,“non pensarci” è l'escamotage, chiara invece la ragione su cui si fonda: “Oggi siamo più attuali, più coerenti col presente che col passato, più contemporanei, e il pubblico gradisce. Essere amati in modo eterogeneo in tutto lo stivale è motivo di orgoglio”.
Tra un aneddoto e l'altro c'è tempo per omaggiare “l'innovatore per antonomasia” Rino Gaetano, enucleare i miti del cinema italiano (“Adoro De Sica, Sordi, Gassman, ma 'Brutti, sporchi e cattivi' di Manfredi è un capolavoro”), elogiare Verdone. “Il recente invito a casa di Carlo è stato un momento indelebile, dice che gli somiglio molto. La triade composta da 'Compagni di scuola', 'Borotalco' e 'Acqua e sapone' è straordinaria, se vorrà scriverò la colonna sonora del suo prossimo film.” Già, perchè oltre alle hit proprie sfornate in serie, il repertorio di Tommaso comprende anche numerosi testi scritti per tanti esimi colleghi e amici, tra cui Giusy Ferreri, Luca Carboni, Noemi, Morandi. Differenze? “Scrivere per gli altri è un mestiere, è un po' come fare l'attore, è anche un modo per far dire cose che magari non direi, mi diverto ancora di più”. Incalzato dalle curiosità dei presenti, Tommaso ha modo di parlare anche di vita privata, e a chi gli chiede della compagna Carolina risponde: “L'ho conosciuta su un campo di calcio. Lei non tifa Roma, è proprio una ultrà sfegatata e il derby in famiglia si vive malissimo. Per il resto siamo una coppia normale. Figli? Mi piacciono le famiglie, vorrei averne più di uno, magari cinque o sei”. E' il preludio ad una vera full immersion nella sua mai rinnegata fede calcistica. Si comincia con due costanti della vita del numero uno dei Thegiornalisti. La prima è un diktat inamovibile. Tommaso confessa: “L'intera tournèe è costruita sul calendario della Lazio”. La seconda riguarda da vicino il palinsesto di Radiosei. “Ovunque io mi trovi, l'apertura di Guido De Angelis alle 10.30 è per me imperdibile. Per non parlare della sigla iniziale di 'Quelli che', la conosco a memoria”. L'incipit Paradisiaco è musica per le orecchie dei sostenitori biancocelesti: “C'è molta lazialità nel mio modo di vivere la musica. I miei ricordi di Lazio sono legati allo zio 'Foffo', che mi portava in Tribuna Monte Mario a vedere la Lazio di Casiraghi, Signori e Boksic. Di Alen la mia prima istantanea biancoceleste. Era altalenante, ma era la mia malattia”. La spontaneità come marchio di fabbrica, non a caso “il rapporto con i tifosi di altre squadre è ottimo. Anche i romanisti apprezzano la mia incapacità di nascondermi”. E' poi, inevitabilmente, il turno di due sassolini nelle scarpe, ovvero la perenne difficoltà a battere le big di Serie A (“E' fastidioso non riuscire a imporsi contro le grandi, vorrei tornare a vincere a San Siro”) e la frustrazione da derby (“Anche se i cugini sono a pezzi, quando giocano contro di noi sembrano campioni del mondo”). Ancora sulla stracittadina: “La mia esultanza più bella risale al derby di Di Canio del 6 gennaio 2005, fu una vittoria di carattere, ricordo che planai in Tevere, ritrovandomi forse 35 gradini più giù”, afferma Tommaso ridendo. “Il 26 maggio ero invece al Primavera Sound Festival di Barcellona, mi chiusi in un bar con 100 romanisti”. Nulla è però paragonabile al secondo Scudetto, datato 14 maggio 2000. “Al fischio finale mi sono isolato, evitando caroselli e invasione di campo. Con uno scatto di gioia sono rientrato a casa e in camera ho pianto”. Da laziale il grande desiderio è “un nuovo stadio, una bomboniera da 40mila posti, un circolo di laziali. Il Flaminio sarebbe un sogno”; da cantante la speranza è suonare all'Olimpico, ma “c'è tempo, si vedrà”. Lo spinoso aut-aut tra un Olimpico pieno per un concerto dei TheGiornalisti o per una Lazio in finale di Champions per adesso è risolto senza indugi a favore della seconda ipotesi (“Mi accontenterei di una finale di Coppa Italia...”). Quando l'incontro volge al termine, dulcis in fundo il cantautore romano – definitosi “orfano di Felipe Anderson” ma felice di avere in squadra (sia alla Lazio che al fantacalcio, ndr) Ciro Immobile, che “quando va male è da 6 in pagella” - si improvvisa allenatore e consiglia ad Inzaghi un cambio di modulo, giacchè “con Alex Sandro e Cuadrado esterni la difesa a 3 calzerebbe a pennello, ma con gli attuali interpreti la soluzione migliore sarebbe la retroguardia a 4”. L'autore di tormentoni quali Riccione, Questa nostra stupida canzone d'amore, Felicità puttana si è infine prestato a comporre una formazione tipo. Nella Top11 biancoceleste “allenata da Eriksson” di Tommaso Paradiso “il custode dei pali è Peruzzi, le colonne portanti in difesa Nesta e Stam”. Tra i centrocampisti “immancabili Veron, Nedved e Simeone”. Nel tridente offensivo trovano posto Signori e Giordano e, su forte pressione di Guido De Angelis, il mitico Giorgio Chinaglia. Gli inni del pre-partita non cambieranno, parola di Tommaso: “Quelli che abbiamo sono pietre miliari, i miei non sarebbero mai così belli”. Cala il sipario dopo oltre un'ora e mezza ricca di spunti e di lazialità. I TheGiornalisti ripartono a fine marzo, con la prosecuzione del 'Love Tour' che ha registrato decine di sold-out in giro per l'Italia. L'aquila reale, la Nazionale, il nido della casa, la bottiglia d'acqua accanto al letto, la musica di Youtube, le serie tv, il cane Ugo, lo scenario balneare e le tematiche più comuni della vita quotidiana faranno ancora compagnia agli italiani, nell'intento di far riscoprire ai più smemorati il magico fascino della normalità. Gli scettici stiano pur certi: la band capitanata da Tommaso Paradiso, restia ad ogni possibile autocelebrazione, non cambierà registro. Insomma, la solita malinconia, il solito romanticismo, l'usuale timidezza, “gli amici sempre gli stessi, tutti romanisti...”. Perchè come lo vedi, Tommaso è. Umile, sincero, talentuoso e innamorato della Lazio.