Pensiero stupendo
L'Italia torna a sognare medaglie e allori nell'olimpo della velocità, grazie a un ragazzo milanese che ama il basket, la Juve, Patty Pravo, e che ha battuto il record di Mennea sui 100 metri. A tu per tu con il primo italiano nella storia sotto i 10 secondi.
di Giuliano Giulianini
Il 22 giugno di quest'anno sembrava un giorno come gli altri. I notiziari erano impegnati sull'ennesimo scontro tra Salvini e Saviano, e con le polemiche in sede UE sulla questione dei migranti. Nel mondo dello sport si discuteva del fatto che il mondiale russo avrebbe forse incoronato Modric e non Messi, visto che la sera prima la Croazia aveva annullato l'Argentina con un 3 a 0 senza repliche. Ma la notizia da prima pagina per lo sport italiano stava maturando su una pista d'atletica di Madrid: un ragazzo di Milano stava battendo il record di Pietro Mennea sui 100 metri. Qualcosa di epocale, per un paese che adora lo sport e gli allori, ma non è più abituato a celebrare i suoi eroi sulla pista rossa dell'atletica leggera. Filippo Tortu, velocista delle Fiamme Gialle e figlio d'arte, quel giorno a Madrid non ha solo limato due centesimi al tempo del compianto Mennea, icona e monumento a quanto c'è di buono nello sport e nel popolo italiano; ha anche frantumato una barriera storica: è diventato il primo italiano a correre i 100 metri in meno di 10 secondi. Per l'atletica italiana, nella gara simbolo dei giochi olimpici, equivale alla conquista dell'Everest, al primo uomo nello spazio, alla scoperta di un nuovo continente: quello dove gli uomini corrono come il vento. Intervistare uno così, un pioniere, che in futuro sarà probabilmente ricordato come Dorando Pietri, Marco Belinelli, Francesca Schiavone o Francesco Molinari, mette un po' in soggezione. Come succede per tanti fuoriclasse dello sport, invece, ci troviamo a parlare con un ragazzo semplice, la cui forza sta nella famiglia, nell'etica del lavoro e del sacrificio: la lezione di Mennea.
Filippo, partiamo con una domanda basilare: da atleta preferisci correre i 100 o i 200 metri? Che sensazioni ti danno le due corse?
Non ho una gara che preferisco. Sono due cose completamente diverse. Dei 100 metri mi piace che prima della partenza si è tutti fianco a fianco con gli avversari, e anche che è una gara molto istintiva. Invece i 200 metri, per come la vedo io, è più una gara solitaria, perché parti sfalsato per la curva e quindi sei da solo, prima della partenza; e poi è molto bella la parte dell'uscita di curva.
Gli esperti ti danno più chance di carriera sui 200 metri. Questo vuol dire che ti specializzerai nel proseguimento della tua carriera, o pensi di portare avanti tutte e due le cose?
Sicuramente porterò avanti tutte e due le cose, anche se forse i 200 metri sono la gara in cui poi potrò esprimere al meglio le mie potenzialità.
Preferisci le gare indoor o quelle all'aperto? Da profano immagino che al chiuso le condizioni siano più "tranquille" e controllabili, mentre all'aperto ci sono più suggestioni.
Le gare indoor, per la velocità, non sono fantastiche. Perché si fanno a gennaio e febbraio, e sono sui 60 metri. Preferisco, nettamente, le gare all'aperto.
Dal punto di vista del feeling col pubblico?
Stessa cosa. La gara più bella che abbia mai fatto da quel punto di vista, è stata quella di Roma, nell'ultimo Golden Gala. All'Olimpico c'è stato un pubblico fantastico.
L'atletica è un bello sport ma, per certi versi, strano: in qualunque gara puoi fare un miracolo sportivo, migliorare di molto te stesso, e arrivare quarto, quinto o ultimo; oppure fai una gara "normale", sotto i tuoi standard, e magari vincere una medaglia perché in quel giorno, in quella circostanza è andata così. Quando ti prepari, in prospettiva, preferisci vincere la medaglia, la gara, o battere te stesso e abbassare i tuoi record?
In generale preferisco abbassare i miei record. Tranne nei casi in cui la medaglia che ci si gioca è importante. Quindi in un campionato italiano, europeo o mondiale, sicuramente il tempo diventa secondario ed è più importante la la medaglia.
Ultimamente c'è un nuovo direttore tecnico della nazionale di atletica, La Torre, che ha annunciato che vi sentirete per cambiere un po' la tua preparazione. Ha parlato di un approccio più scientifico. Me lo puoi confermare? Il tipo di preparazione è la strada per togliere decimi a un atleta, a un velocista? O ci sono anche altri fattori come quelli psicologici?
Sicuramente gli aspetti sono veramente tanti, e l'allenamento è forse quello più importante. Però con il mio allenatore abbiamo deciso di cambiare qualcosina, ma a grandi linee teniamo quello che abbiamo sempre fatto che è sempre andato bene. Devo dirti che sono molto fiducioso per il prossimo anno, e sono sicuro che il mio allenatore farà un grande lavoro come ha fatto quest'anno.
Per "allenatore" intendi tuo padre?
Si, io li distinguo (ride, nda.): certo, è mio pare, ma quando si parla di lavoro è il mio allenatore.
Stanno arrivando appuntamenti importanti: l'anno prossimo i mondiali e poi le olimpiadi nel 2020. Hai detto che sarà un anno su cui conti molto. Come ti prepari? Che cosa chiedi a te stesso?
Sinceramente, come sempre chiedo a me stesso di lavorare in modo professionale, di mettere la testa in tutto, e il massimo impegno. Tutto questo però divertendomi e mantenendo lo spirito di quando ho iniziato a fare atletica. Perché il bello per me è appunto questo: anche se cambiano i risultati e i tempi che faccio, lo spirito e l'approccio sono sempre gli stessi.
So che hai fatto in tempo a conoscere Mennea. Quando l'hai conosciuto? In quale circostanza?
L'ho conosciuto quando ero piccolo, al campo di atletica di Olbia. Era agosto e mi stavo allenando col mio fratello più grande e mio padre. Però ero troppo piccolo per capire l'importanza della persona che avevo di fronte.
Però tuo padre era un atleta, quindi per lui avrà significato molto. Che persona e che atleta ti ha raccontato?
La cosa che mi è servita molto in quello che sto facendo: la determinazione e soprattutto la voglia di lavorare, che non deve mai mancare in nessun momento della carriera. Lui è riuscito a fare tutto questo e quindi prenderlo come esempio è sicuramente un grosso aiuto.
E' anche noto che hai corso di fianco a Bolt durante delle qualificazioni. Che si prova?
Eravamo nel campo di riscaldamento prima dei mondiali. Era un "allenamento". Comunque starci di fianco fa una certa impressione, perché oltre ad essere fisicamente, veramente grosso, ha un'importanza e un valore storico per qualsiasi atleta e appassionato di sport: è una leggenda vivente.
Perché è così difficile che un italiano emerga nella velocità? Non parlo di bianchi e neri: questa cosa prima o poi cambierà, visto che ci sono tanti ragazzi di colore italiani che cominciano a correre. Parlo proprio di italiani: cioè di gente che cresce in Italia. Tu sei figlio d'arte, quindi ci sei arrivato "per via preferenziale"; forse ci dedichiamo troppo poco all'atletica? E' solo una questione di numeri, o c'è qualcosa di più?
è sicuramente questione di numeri. Perché comunque se in un paese si pratica di più questo sport logicamente verranno fuori più atleti. Poi è una domanda alla quale io faccio veramente fatica a risponderti. Non saprei. Io parlo per la mia esperienza, per quello che ho vissuto:alla fin fine io ho sempre fatto atletica anche mentre facevo altri sport, da quando ero un bambino, e non ho mai notato una differenza di noi italiani rispetto ai ragazzi stranieri.
Quali altri sport hai praticato? E quali avresti magari voluto praticare ma hai dovuto per forza lasciare lungo la strada?
Per anni ho fatto basket, che mi piace veramente tanto. Ho fatto anche il calcio, che mi piace moltissimo. Poi ho fatto sci, nuoto, anche il tiro con l'arco. Quelli che preferisco sono basket e calcio.
Quindi immagino che dopo la carriera ti rimetterei a giocare magari a livello amatoriale.
Naturalmente a livello amatoriale, ma appena finisco torno a giocare.
Ci sono sport che segui in tv, che magari non puoi praticae? Ad esempio la formula 1 o simili?
No, preferisco appunto il calcio, che seguo molto. Sono tifoso della Juve; e poi anche il basket.
Le tue altre passioni?
Mi piace molto la musica. In particolar modo la musica italiana: i cantautori italiani. La mia preferita è Patty Pravo, che ha una voce stupenda; e poi Battisti, De André, Battiato.
A fine carriera che tempi vorresti vedere come tuoi personali sui 100 e 200 metri? Il numero finale: quello con cui ci si ricorderà di Filippo Tortu.
Questa è una domanda per la quale non ho mai pensato a una risposta. Solo il tempo potrà rispondere. Io punto sempre a fare meglio. Spero ogni anno di potermi migliorare, quindi spero di abbassare di