Suzuki ridisegna il mito Jimny
Quadrato, essenziale, moderno e tosto: il piccolo fuoristrada non delude le attese.
di Giuliano Giulianini
Dopo un'estate di rendering, leak, foto e video “rubati” che avevano messo in allerta il mondo degli appassionati dell’off road, Suzuki ha portato nelle concessionarie il nuovo Jimny: quello che è riconosciuto come il miglior “piccolo” fuoristrada (vero) del mondo, e tra i migliori in assoluto. Le prove su strada (compresa la nostra) hanno confermato le attese: il Jimny è rimasto fedele a se stesso e ha guadagnato in carisma! Angoli vivi ovunque, tetto piatto come un tatami, fiancate disegnate col filo a piombo, e il frontale ripreso quasi per intero dal progenitore LJ10 del 1970.
Che il Jimny sarebbe piaciuto si era intuito già con l'edizione limitata, battezzata “Sakigake” (pioniere), messa in vendita online dopo la metà di luglio: i venti esemplari, proposti con livree particolari a circa 22 mila euro, erano andati esauriti sulla fiducia dopo appena 40 ore di frenetici click sullo shop Suzuki.
Nel nostro paese il “suzukino” è ben visto da sempre, e non solo dai fuoristradisti. Nelle varie denominazioni che ha assunto nel tempo (SJ, Samurai, Santana, Jimny), è una presenza costante sulle nostre strade dagli anni ’80: apprezzato per le dimensioni compatte; gli interni spartani ma relativamente comodi; e soprattutto per quell’idea, insita in molti, per cui basta togliere il tetto, imboccare una sterrata e innestare le ridotte, per ritornare a una dimensione avventurosa che la berlina di famiglia non può dare. Tutto questo Jimny lo fa, e bene.
Questa quarta generazione è lunga 3 metri e mezzo e larga 1,65; ha un nuovo telaio a traliccio; le sospensioni ad assale rigido; la trasmissione automatica e manuale, con riduttore. L’altezza minima da terra è di 210 mm; l’angolo di attacco è di 37°, di dosso 28°, d’uscita 49°… tutte caratteristiche che a un orecchio esperto sussurrano: fango, rocce, guadi, neve. Porte: tre; posti: quattro; bagagliaio 85 litri dichiarati con i sedili posteriori alzati. Vale a dire che non è un’auto per famiglie, questo non cambia; anche se i sedili hanno gli ancoraggi isofix per i seggiolini dei bambini, e la casa vanta 830 litri di spazio con gli schienali posteriori abbassati.
Delle motorizzazioni (a parte il coraggioso 0,66 litri riservato al morigerato mercato giapponese) per ora è disponibile solo il 1500 benzina, quattro cilindri e sedici valvole, da 75 kw e 102 CV. Cambio manuale a cinque rapporti, per la guida a due o quattro ruote motrici; più le ridotte per i percorsi più lenti e accidentati. Velocità massima 145 km/h, consumi dichiarati: da circa 13 km/l in città, a circa 16 fuori. Prezzo per l'unico allestimento: 22.500 euro iva inclusa.
L’ultima generazione della 4×4 giapponese aveva arrotondato gli angoli e ingentilito gli interni: un successo durato vent’anni, dal lancio datato 1998. Piacerà agli appassionati di fango e polvere questo ritorno a un’estetica del passato? E ai fuoristradisti da città, che lo comprano per parcheggiare sui marciapiedi o per sporcare le gomme sul vialetto di ghiaia dell’agriturismo? Al mercato l’ardua sentenza.